Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 24 Novembre 2020 – Lc 21, 5-11

Le belle pietre ornate del tempio non resteranno in quella posizione a lungo. Facile profezia, quella del Signore: il nazionalismo crescente, rinvigorito dall’entusiasmo suscitato dalla ricostruzione del tempio, crescerà fino ad esplodere, suscitando l’inevitabile, rabbiosa e violenza rabbiosa di Roma.

Iniziata vent’anni prima della nascita di Cristo e finita trent’anni dopo la sua morte e resurrezione, la ricostruzione del tempio, durata ottant’anni, sarà goduta per poco più di un decennio prima della distruzione definitiva del luogo ad opera dei romani. Sic transit gloria mundi! 

Ma il Signore ne approfitta per avvisare gli apocalittici di allora e di oggi: nessuno sa quando sarà la pienezza dei tempi, il completamento dei giorni, la fine di questo mondo. Le guerre, le catastrofi, i segni dal cielo (!) non preludono alla fine del mondo, non rappresentano nessun segno. Siamo chiamati ad essere sempre pronti, anche nel momento in cui tutto sembra andare per il meglio.

Ciò che possiamo fare è vivere come se il giorno che viviamo fosse l’unico. E lasciamo le contabilità catastrofiche ai superstiziosi!

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