Vivere il cammino del deserto significa anche avere il coraggio di mettersi in discussione e oggi il Signore, all’interno del discorso della montagna, va dritto al cuore della situazione: se facciamo esattamente tutto quello che fanno gli altri, i non credenti, che cosa facciamo di straordinario?
Se cioè salutiamo chi ci saluta, amiamo chi ci ama, imprestiamo soldi a coloro da cui siamo certi che li riceveremo in restituzione, cosa facciamo di così straordinario? In che cosa consiste allora la differenza cristiana?
Nel fare i bravi ragazzi, nell’apparire (essere è decisamente più impegnativo) degli integerrimi devoti umili e stucchevoli? Incontrare Cristo cambia la vita, e questo è certo. Ma in cosa la cambia? Nella quantità di preghiere quotidiane?
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Gesù, insomma, ci spiazza: i gesti che facciamo, anche quelli caritatevoli, disinteressati, misericordiosi, sono patrimonio specifico del cristiano? Qual è, insomma, la differenza cristiana, se esiste?
Quaresima non vuol dire rincorrere la coerenza a tutti i costi, perché la coerenza assoluta genera mostri, ma rendersi conto che la vita bella del Vangelo in qualche modo tocca il cuore, le azioni, le scelte, le decisioni… così il Signore osa chiedere ciò che lui fa per primo: invece di odiare il nemico e di amare il fratello, come cristiani siamo chiamati ad amare anche coloro che ci fanno del male, a pregare per la conversione di quelli che ci perseguitano.
Cosa impossibile se legata allo sforzo o alla volontà; possibile, invece, se il nostro cuore è talmente colmo dell’amore ricevuto da Cristo da debordare ed amare chiunque incontriamo, anche le persone antipatiche se non proprio i nemici.
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Così facendo saremo davvero figli del Padre che fa piovere sui cattivi e sui giusti: chiamati, cioè, ad essere in qualche modo trasparenza del Dio straordinario che Gesù ci ha rivelato, diventando così “perfetti” nella misericordia, nella compassione, capaci sempre di offrire nuove opportunità.
Questa è la differenza cristiana.
FONTE: Amen – La Parola che salva – Il blog di Paolo
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