Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 24 Agosto 2023

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Se ce l’ha fatta lui, Natanaele di Cana di Galilea detto Bartolomeo, a diventare discepolo (e che discepolo!) allora ce la posso fare anch’io. Questo è il senso di questa giornata dedicata alla festa di Bartolomeo/Natanaele, e di ogni festa liturgica che ci invita a fissare lo sguardo sui membri della prima comunità, composta da uomini e donne come noi, con storie, caratteri, sogni, speranze, famiglie, lavori, fragilità, miserie… ben diversi dallo stereotipo che ne abbiamo fatto, di svaporati e svolazzanti santi con lo sguardo rivolto al cielo.

È un gran pettegolo, Natanaele, e un criticone, uno di quelli che si lamentano di tutti, sempre pronti a cogliere in fallo gli altri e a vedere la parte vuota del mezzo bicchiere. Ci si stupisce che abbia qualche amico, come Filippo, che lo sopporti e che voglia ancora coinvolgerlo. Eppure, ha una grande passione per la Scrittura che medita sotto il fico, l’albero che richiama la dolcezza della Torà secondo i rabbini, e che conosce a menadito (in effetti Nazaret non è mai citata nella Bibbia!) e che medita.

Ed è questo lo spiraglio che Gesù usa per insinuarsi nel suo cuore: l’aspetto positivo che riconosce a Natanaele: è una persona franca che esprime sempre i suoi pensieri. È un pettegolo, diremmo noi, un bastian contrario, uno nato per tormentare gli altri. Tuttavia è sincero: tutti conoscono il suo pensiero, dice Gesù.

Non è abituato a tanta compassione, Natanaele, e, stupito, si meraviglia di quel Nazareno e lo riconosce come Messia. Esagerato! Ma quando incontriamo qualcuno che non giudica secondo le apparenze, che sa valorizzare ogni briciola positiva di noi, gli apriamo il cuore. Così è Dio: riesce a vedere anche il più marginale dei nostri pregi per accoglierlo e ribaltare la nostra vita.

Così siamo noi, quando ci vediamo con gli occhi di Dio: capaci di diventare un capolavoro. Quindi, amici dal carattere acerbo spigoloso, abbiamo un patrono e molta speranza.

FONTE: Amen – La Parola che salva

✝️ Commento al brano del Vangelo di:  ✝ Gv 1,45-51

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