Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 23 Novembre 2021

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È magnifico il ricostruito tempio di Gerusalemme: iniziato da Erode il grande, da cinquant’anni migliaia di operai lavorano alacremente e per altri trent’anni continueranno a farlo.

La ricostruzione del tempio ha risvegliato la fede del popolo: sono ripresi i sacrifici, è rinata la classe sacerdotale, i pellegrini giungono tre volte all’anno da tutta Israele per pregare. Uno spettacolo di bellezza, di armonia, di forza. Strutture austere e solide costruite per sfidare i secoli, per restituire gloria al piccolo popolo di Israele.

Ma Gesù non si ferma alla bellezza del tempio ma alla stupidità e all’arroganza di chi pensa di potersi proteggere fra quelle mura. Facile profezia quella che immagina una stizzita reazione dell’Impero ai sogni di indipendenza e che porterà, da lì a pochi decenni, alla distruzione del tempio e della città.

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Inutile affidarsi alle nostre opere, inutile caricare i templi, i palazzi, i castelli, di poteri che non hanno. Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori (Sal 126).