La vita fiorisce solo quando impariamo a donarla. Si moltiplica solo quando si spende. Si arricchisce solo quando si consuma nel (sano ed equilibrato) dono di se stessi. Si illumina solo quando ama. E ama imitando il Maestro, imparando a lasciarci amare da Dio, scoprendoci agapetoi, amati dal Signore, imparando ad amare come egli ci ha amati, con l’Amore con cui siamo stati e siamo amati.
Un amore che si è manifestato in maniera definitiva quando Gesù si è spogliato e si è lasciato innalzare sulla croce, dopo avere intensamente annunciato il Vangelo, il volto del Padre, dopo avere accolto, ascoltato, guarito e liberato molte persone, dopo avere spezzato il proprio tempo per tre lunghi anni.
Perciò seguire il Maestro significa imparare ad amare fino in fondo, a non rinnegare la scelta della vita donata, anche a costo di morirne. Gesù è morto per amore, un amore libero e liberante, sorridente, che ha trasfigurato anche la morte, che ha orientato la storia degli uomini donandoci una nuova prospettiva, una nuova speranza.
Questo vogliamo riscoprire in questo cammino di Quaresima, perché o la vita si fa dono o appassisce e si inaridisce. A cosa ci serve conquistare il mondo, riempirci le tasche, diventare famosi se, alla fine, non ci siamo mai conosciuti, ci siamo fatti definire dagli altri, ci siamo lasciati vivere? Gesù ci ricorda che è disposto a morire pur di non rinnegare il volto luminoso del Padre, un Dio felice che ci vuole felici. Che è disposto a salire sulla croce e che chi lo segue deve mettere in conto la stessa opzione.
Non ha nulla a che vedere con il dolore la croce, né, tantomeno, è una prova che Dio ci manda per rafforzare la fede (quante bestialità abbiamo detto a tal proposito!) ma è il modo definitivo e inequivocabile di manifestare l’amore di Gesù e del Padre per l’umanità, indicandoci una strada, perché una vita donata e spesa, che guarda con amore e compassione la vita e gli altri, è una vita ritrovata, una vita divina.
Fonte: Il mensile “Amen – la Parola che salva“
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