Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 23 Agosto 2019

Erano oltre seicento i comandamenti che un fariseo era tenuto ad osservare: era impegnativo anche solo ricordarseli! La domanda posta a Gesù è una delle tipiche discussioni che avvenivano nelle scuole rabbiniche.

E la risposta di Gesù è esemplare e semplice: la prima cosa da fare è amare. Amare Dio al meglio delle proprie possibilità, con forza, con intelligenza, con passione. Dando del tuo meglio, senza pretendere di amare in maniera assoluta, asettica, improbabile.

Amare al massimo delle nostre capacità, cioè come siamo capaci di fare. Che bello! Dio ci chiede di fare proprio ciò che desideriamo di più: amare. Amare è la dimensione che ci caratterizza, che ci gratifica, anche se fatichiamo ad amare con costanza e verità. E Gesù ci chiede di amare come possiamo, non come vorremmo.

E aggiunge: amare il prossimo come se stessi. Bisogna volersi bene, anzitutto, accettare i nostri limiti, amarci dell’amore con cui siamo amati da Dio. Allora diventiamo capaci di amare il prossimo che, come ricorda altrove Gesù, è colui che decidiamo di avvicinare, colui che vogliamo accogliere…

Fonte

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Amerai il Signore Dio tuo, e il tuo prossimo come te stesso.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 22, 34-40

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Parola del Signore

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