Il discepolo è invitato a guardarsi intorno, a non mettersi al centro dell’universo. A osservare la straordinaria logica del Padre che si occupa dei passeri, che veste come una principessa un fiore del campo, che sa di cosa hanno bisogno i propri figli.
Chi fa esperienza della paternità di Dio sa che può fidarsi di lui, e allora ogni giorno è bastante. Siamo parte di un grande progetto di bene che Dio costruisce e a cui ci chiede di collaborare. Progetto di luce, di pace, di amore, di perdono, di armonia.
Scoprirsi chiamati a questo grande progetto ci permette di vivere ogni altro aspetto della vita con serenità, collocandolo al suo giusto posto. E se a volte l’ansia prevale, ci è sufficiente osservare un animale, contemplare la perfezione e la bellezza della natura per capire con chi abbiamo a che fare.
In questa logica, anche il rapporto con i beni materiali, con la ricchezza, col denaro, assumono un altro spessore. Gesù non è classista, non ce l’ha con i ricchi: fra i suoi discepoli ci sono persone facoltose.
Ma sa che la ricchezza è un inganno perché promette ciò che non è in grado di mantenere. Investiamo le nostre energie nell’unico tesoro valido per la nostra vita!