La piscina di Betzatà serviva, banalmente, a lavare le pecore condotte al tempio per l’olocausto. Le credenze popolari immaginavano che un angelo creasse periodicamente dei mulinelli d’acqua e chi si fosse tuffato per primo sarebbe guarito. Ai bordi della piscina si accalcavano decine di malati, disperati e pronti a tutto pur di guarire.
Era un luogo di superstizione, la piscina, guardato con fastidio dai sacerdoti del vicino tempio. E Gesù la frequenta, non fa lo snob, sa bene che anche nella religiosità popolare abita il desiderio di salvezza di ogni uomo.m Signore sta sempre esattamente dove l’uomo soffre. E vede un paralitico, perché Dio ci vede benissimo, e prende l’iniziativa.
Vuoi guarire? , gli chiede. Non vi suona stonata questa richiesta? Certo che voglio guarire, Signore! Ovvio! Guarire dalle mie malattie fisiche, da quelle psicologiche, dalle ferite della vita, dalle ingiustizie che ho subìto… Anzi, spesso, ti Cerco esattamente perché spero in un tuo intervento miracoloso.
Vuoi guarire? Insiste Gesù. Ha perfettamente ragione: per il paralitico guarire significa trovarsi un lavoro, sopportare lo stigma sociale di chi lo accuserà di avere ingannato tutti e, soprattutto, uscire dal devastante senso di colpa che lo fa credere responsabile della sua malattia. E, in effetti, risponde con una scusa: nessuno lo aiuta a scendere nell’acqua quando avviene il fenomeno.
No, non vuole veramente guarire. Si è abituato al suo stato, va bene così. Meglio un dolore certo che una ipotetica e futuribile guarigione. Vuoi guarire? Non è assurda la domanda che, ancora oggi, Dio rivolge a ciascuno di noi! Gesù sa bene che anche Dio fa quel che può.
Se non crediamo, noi per primi, a quello che chiediamo al Signore, se non siamo disposti a fare la nostra parte, a prendere consapevolezza, a mettere ogni sforzo per cambiare, perché mai Dio dovrebbe farlo in nostra vece?
Ci guarisce, il Maestro, ma solo se facciamo il possibile perché ciò accada, senza delegare a Dio quella parte che possiamo fare noi…
Fonte: Il mensile “Amen – la Parola che salva“
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