I farisei e i dottori della Legge gliel’hanno giurata a morte. La folla fa ressa per ascoltare questo rabbino alternativo, libero ma non rabbioso, autentico e compassionevole, che conosce Dio come nessun altro e lo dona e lo racconta. Non cerca discepoli, non va a stanarli, non lucida il suo ego.
E incoraggia i presenti a prendere in mano la propria vita interiore, a non delegarla, a non farsi caricare di pesi insopportabili impossibili da portare. A non temere la reazione violenta degli oppositori, a non avere paura della persecuzione.
Mentre leggono queste parole, i discepoli di Luca non possono che pensare alla crescente opposizione alla loro fede che, dopo avere toccato i fratelli giudei, ora sta percuotendo l’Asia minore. E Gesù incoraggia i presenti, osteggiati dai farisei, i futuri discepoli, perseguitati, e noi, ad avere fiducia. Dio sa, Dio mi conosce, Dio mi ama.
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Il Dio che non si dimentica dei passeri, che mi conosce più di quanto io stesso possa conoscermi, sa. Per questa ragione Gesù, con forza, ci raccomanda di non essere ipocriti, cioè mascherati, di non assumere un ruolo, di non interpretare il personaggio del devoto e del bigotto. Perciò Gesù, in un mondo dominato dall’immagine e dall’ansia del consenso, ci chiede di essere autentici, non ingenui.
Camminando alla luce del Vangelo scopriamo chi siamo veramente, Dio ci fa da specchio e in lui scopriamo la nostra vera identità, la nostra vocazione e missione. Perché il Dio di Gesù vuole renderci più umani e veri.
E se anche il nostro mondo, come quello che sta vivendo Luca e la sua comunità, risente di un pesante giudizio negativo sull’appartenere a Cristo, siamo chiamati a testimoniarlo senza ipocrisia. A dire a volte anche con le parole… che Dio non ce l’ha con me, che Dio è un Dio felice che ci vuole felici e non si sostituisce alle nostre scelte.
Abbiamo molto da imparare su questo Dio che presta grande attenzione ad ogni essere vivente, dai passeri fino a me.
FONTE: Amen – La Parola che salva