Non ha un nome questa donna colta in flagrante adulterio. Non ha una storia, e a nessuno dei presenti interessa davvero le ragioni del suo tradimento (peraltro, contravvenendo la norma, il traditore non compare in giudizio, sessimo di ieri e di oggi!). Forse è stata data in sposa da bambina a un uomo anziano o il marito è violento e la disprezza…
Ma non importa ai custodi della morale che vogliono mettere in difficoltà il falegname fattosi rabbino. Che farà il Nazareno: inviterà a ignorare la legge divina? O la asseconderà, facendo lapidare la disgraziata? Si china, Gesù, e scrive sul selciato di pietra del tempio. Ecco: la Legge scritta sulle tavole di pietra per condurre alla vita ora è brandita per condurre alla morte.
E argomenta: certo, ha peccato, come tutti. Chi può diventare giudice del fratello? Chi, senza peccato, può arrogarsi di uccidere questa donna? Nessuno, ovvio. E chi potrebbe farlo, il senza-peccato, non lo fa, mettendola nel mezzo non per condannarla, ma per amarla.
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