Dopo il cuore di Gesù, il cuore di Maria, un cuore destinato a soffrire, come drammaticamente ricordato dal vecchio Simeone nel tempio. Un cuore che soffre, come quello di ogni madre, certo, ma anche e soprattutto un cuore e una vita che partecipano della vita salvifica di Cristo.
Perciò, oggi, soffermiamo lo sguardo sulla presenza discreta e fedele della madre dei discepoli, che ha accompagnato con la sua fermezza, la sua accoglienza, la sua sensibilità la missione del figlio, donandolo, non tenendolo, offrendolo al mondo senza far prevalere i legami di sangue, i diritti di maternità.
È libera, Maria, e lascia libero suo figlio, anche di sbagliare, anche di pensare di poter convertire l’indurito cuore dell’uomo con le parole e la compassione. E sotto la croce, quando i discepoli, tutti, lo hanno abbandonato, resta lei, l’ultima credente, l’unica discepola a credere, davanti all’evidenza contraria, che il Regno in qualche modo si può ancora realizzare, al di là e al di dentro di quel corpo spezzato, straziato, sanguinante e sfigurato.
Anche sotto la croce è il cuore della discepola a prevalere sul dolore inaudito della madre e Maria crede. Abbiamo da imparare da questa madre, da nostra madre.
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