Zaccaria è un levita, della classe sacerdotale, e riceve l’annuncio nel tempio di Gerusalemme mentre sta officiando all’altare dell’incenso, in un clima di austera religiosità.
Maria è una laica, una donna, abita nel marginale villaggio di Nazareth, e riceve l’annuncio in casa. Questi dettagli segnano la svolta fra un prima e un dopo, fra il primo e il nuovo testamento, demarcano la nuova logica dell’incarnazione in cui i rapporti col sacro non sono delegati a persone particolari ma a tutti, e Dio non abita un luogo inaccessibile, ma entra nella nostra quotidianità.
Questo segna la differenza fra ogni (legittima e onorevole) esperienza e intuizione religiosa lungo la storia rispetto al cristianesimo: l’incarnazione. Non dev’essere male la vita se Dio decide di diventare uomo. Non dev’essere così terribile e da fuggire la nostra condizione se Dio l’ha abbracciata e trasfigurata.
E lei, Maria la bella, di questa umanità è splendida fioritura, la prima fra i collaboratori dell’Altissimo, la prima diventata porta di ingresso per Dio nel mondo, come possiamo diventare anche noi.
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