Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 20 Aprile 2023

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Nicodemo non riesce a rinascere, non riesce a capire, e nemmeno noi se non ci fosse la Parola del Maestro ad illuminare il percorso da compiere, nemmeno noi se non avessimo ricevuto lo Spirito e la testimonianza degli apostoli che quella Parola l’hanno vissuta e condivisa. Gesù non è un rabbino come gli altri, non è un grande uomo spirituale, è colui che è venuto dall’alto e che dice le parole di Dio e conferisce lo Spirito senza misura.

Lo Spirito è il primo dono di Gesù ai credenti, è colui che ci permette di raggiungere qui e ora, in questa nostra giornata che inizia o si conclude, la presenza di Gesù nelle persone e che ci permette di riconoscere l’azione di Dio nelle cose che Ci accadono, non come un susseguirsi di casualità ma come un intreccio di possibilità e un percorso di crescita nella conoscenza e nell’amore. Cerchiamo Gesù, allora: risorto, egli è accessibile in ogni momento e ci conduce alla conoscenza della verità in pienezza, chiediamogli in dono lo Spirito in abbondanza perché superi e vinca ogni nostra resistenza.

Credere che Gesù è rivelatore del Padre significa fare esperienza di vita eterna, cioè della vita di Dio l’Eterno, lasciare che la vita di Dio germogli in noi. Invece, ammonisce Gesù, chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui. Non riconoscere in Gesù l’autentico interprete del Padre significa restare nella notte di Nicodemo, incapaci di vedere il vero volto di Dio che continuiamo a rappresentare come un mostro carico di rabbia verso di noi.

Ancora molti, troppi, anche fra i credenti, anche fra i cattolici, pensano e immaginano Dio come un’imperscrutabile contabile divino bravo e buono ma che se non viene obbedito si irrita inviandoti qualche disgrazia. Dobbiamo convertire, finalmente, questa visione demoniaca di Dio accogliendo l’annuncio del Figlio! Gesù è morto per affermare la verità delle sue parole: di cosa abbiamo ancora bisogno per credergli?

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