Nei tempi antichi in questa giornata, la Candelora, si benedivano i ceri per tutto l’anno, per fare memoria di Colui che è luce delle nazioni e di ogni singola (e apparentemente piccola) vita. Così la festa della presentazione di Gesù al Tempio ribadisce la preziosa luce che abbiamo ricevuto e che custodiamo.
E in questa giornata i religiosi si consacravano al Signore e, oggi, durante la celebrazione, in cuor loro (spero un cuore ancora lieto nonostante la fatica!) affidano la loro vita alla meraviglia (che è) di Dio. È di luce che abbiamo bisogno, solo di luce. Noi, invece, stolti, illusi, pensiamo di avere bisogno di un’altra vita, di altre opportunità, di altri luoghi e amici, di un altro carattere, di un altro orizzonte, di un amore romantico, di soldi, di un altro lavoro…
Ma ciò che abbiamo e siamo, là dove viviamo, chi incontriamo, sono esattamente ciò che ci è indispensabile per vivere pienamente la nostra vita come opportunità. Esattamente. Ma dobbiamo osare e credere, lasciare che la luce dello Spirito, infine, pervada il nostro modo di guardare, ridia spazio e fiato, ci converta dall’illusione che il problema è sempre e solo fuori di noi.
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E non serve tanta luce, solo un raggio che ci aiuti a capire, che ci permetta di vedere le cose con lo sguardo di Dio. Un momento che ci ispiri, che ci riempia, che ci faccia capire, che accenda in noi il fuoco.
Come accade al vecchio e demotivato Simeone, rassegnato dopo una vita inutilmente spesa a cercare risposta alla sua ricerca interiore che, nonostante tutto, ancora frequenta il tempio, ancora bazzica la parrocchia, appartiene, diremmo oggi, a questa Chiesa scassata e fragile.
Ma davanti a quella impacciata coppia di Galilea, spaesata nel grande cortile del costruendo tempio, capisce e vede. Vede un neonato che strizza gli occhi e stringe i pugni. Vede la promessa di Dio realizzata.
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Che il Signore ci dia la possibilità, nel corso della vita, di avere quel piccolo istante che illumina e dona senso a tutto.
FONTE: Amen – La Parola che salva – Il blog di Paolo
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