La conclusione dell’impegnativo discorso apocalittico in Luca è un invito pressante a rimanere svegli, a vegliare, a fare della meditazione della Parola la chiave di lettura e di interpretazione di quanto sta accadendo, a leggere gli eventi e la realtà con uno sguardo di fiducia.
Gesù ci ammonisce: la disgrazia non consiste in quello che sta accadendo ma nel non saperlo interpretare, nel non volerlo accogliere come manifestazione della volontà salvifica e benefica di Dio; non negli eventi ma nel subirli senza orientarli.
Una sana vita interiore, fatta di accoglienza della Parola e di meditazione, ci porta a vivere la quotidianità con fiducia e leggerezza, dispiegando amore in un mondo aggressivo e violento. Non lasciamoci travolgere dalla logica del mondo ma reagiamo con costanza e forza, come chi resiste al sonno durante una veglia di guardia nella notte.
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Come sentinelle del mattino, scrutiamo l’orizzonte perché viene il Signore nelle nostre vite, ogni giorno. E tornerà, nella pienezza dei tempi, alla consumazione dei giorni, nella gloria, per salvare definitivamente il mondo.
Ma per accorgerci della sua venuta, qui e al termine, siamo chiamati a vegliare, a pregare, a custodire il nostro cammino spirituale, a non farci schiacciare dai tanti pesi che ogni vita deve in qualche modo portare.
E, soprattutto, a non aggiungere altri (inutilissimi) pesi, come quando dissipiamo le nostre energie, i nostri affetti, spezzettati in mille fiumi, in mille rivoli. O il peso dell’ubriacatura generale di cibo, di mode, di consensi che ci fanno perdere la lucidità e la consapevolezza.
O il peso delle preoccupazioni della vita, che possiamo subire come una sorta di punizione divina o portare con relativa leggerezza. Sì: la vita ha già un suo peso, inutile aggiungerne. Meglio liberarcene, togliere quanto non ci è necessario, attuare una vera e propria spoliazione per fare spazio a Dio. Per vivere da amati, da agapetoi. Accada.
FONTE: Amen – La Parola che salva – Il blog di Paolo
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