HomeVangelo del GiornoPaolo Curtaz - Commento al Vangelo del 2 Aprile 2024

Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 2 Aprile 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 20, 11-18

Perché piangi? Di cosa ti lamenti? Cosa appesantisce il tuo cuore, cosa ti impedisce di essere felice della presenza del Signore risorto? Maria è talmente prigioniera del suo dolore per la perdita del suo amato Maestro, da non accorgersi che egli è vivo e gli sta di fronte.

Anche noi corriamo il rischio di enfatizzare il nostro dolore, di farne un idolo, un monumento. Anche noi corriamo il rischio di essere talmente schiacciati dalla sofferenza da non poterne fare a meno. Ci identifica il dolore, assorbe ogni energia, ogni prospettiva, annienta ogni speranza.

Se gli lasciamo spazio divora la nostra vita e la nostra felicità e ci fa sprofondare nel vittimismo. Maria è talmente travolta dal suo dolore da non accorgersi che il Maestro che piange morto è lì, vivo, che la sta chiamando.

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E il Signore risorto, splendido, il nuovo Adamo, il giardiniere del nuovo creato, ci accompagna a chiamare per nome e cognome il nostro dolore per poi liberarcene ed abbandonarlo, per lasciarlo andare. Maria, chiamata per nome, riconosce nel giardiniere il Risorto. Il nome, in Israele, indica la totalità di ciò che siamo, la presenza e la pienezza, la storia e le emozioni.

Gesù conosce Maria, conosce anche il suo amore per lui e la bruciante delusione che la sta squassando. Perciò, con delicatezza, la richiama all’essenziale: è chiamata per nome, Dio la conosce e la ama. La gioia cristiana è una tristezza superata, la consapevolezza che niente ci può veramente separare dall’amore di Cristo.

Come Maria, forse, dobbiamo alzare lo sguardo, superare lo sconforto per ascoltare il nostro nome pronunciato come Dio solo lo sa pronunciare. A questo porta la celebrazione pasquale: Dio ha vinto la morte, Dio ama, mi ama, mi conosce, mi vuole risorto accanto a lui, amante della vita.

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Per vivere da risorti dobbiamo iniziare un percorso, abbandonare in fretta il sepolcro, come dicevamo, ogni sepolcro, per alzare lo sguardo e riconoscere Gesù presente nella nostra vita.

FONTE: Amen – La Parola che salvaIl blog di Paolo

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