Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 19 Maggio 2023

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Gesù colma il cuore dei suoi discepoli con la gioia che viene dalla sua risurrezione, dalla sua presenza eterna con i suoi amici, una presenza che non ha bisogno di molte parole, ma che vive della certezza dell’amore. Gesù rassicura i suoi amici prima dello scandalo della croce, che loro ancora non colgono, che neppure immaginano, uno scandalo che li disperderà, una violenza assurda e gratuita che metterà a dura prova la loro fede, devastandoli.

Gesù giunge totalmente solo alla sua ultima ora, nessuno fra i suoi capisce la drammaticità di quanto sta per accadere, la portata degli eventi che scuoterà le loro piccole certezze di fede. Ma l’invito che Gesù fa ai suoi lo possiamo applicare ad ogni nostro percorso, ad ogni nostra tristezza, ad ogni momento faticoso della nostra vita di fede: come la partoriente soffre (e tanto!) per le doglie del travaglio, così anche la nostra sofferenza altro non è che la doglia per dare alla luce una nuova condizione, per intraprendere una nuova strada, per generare qualcosa di nuovo.

Mentre viviamo i momenti di dolore, di abbandono, non immaginiamo certo che ci possa essere qualcosa che ci salvi, una gioia che possa farci dimenticare il dolore che viviamo, e invece, se siamo onesti, molte spesso, guardando indietro, ai momenti bui della nostra vita, ci rendiamo conto che il Signore, quando la vita ci chiude una porta, spalanca una finestra. Non guardiamo più alle cose passate, il Signore fa nuove tutte le cose! Fidarci di lui, affidargli la nostra vita, specialmente nel momento di fatica e di incomprensione, ci genera ad una vita nuova.

E la gioia che sperimentiamo nello scoprirci (saperci) amati ci permette di affrontare ogni difficoltà, ogni momento di fatica, come è per il genitore che affronta l’impegno logorante di crescere un figlio. Viviamo nelle doglie di un parto, nel grembo di un tempo che darà alla luce cieli nuovi e terra nuova. Se è così, e lo è, tutto diventa possibile.

✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Gv 16,20-23

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