Cavare un occhio a chi ti aveva cavato un occhio e non ucciderlo, era già un bel passo avanti, un argine alla violenza che rischiava di creare faide infinite fra le persone, anche in Israele. La legge del taglione, quindi, era un tentativo riuscito di dare una proporzione alla pena, di creare un minimo di giustizia in un mondo divorato dalla violenza sproporzionata. E praticare il buon senso era un percorso necessario alla convivenza civile, una regola accettata da (quasi) tutti.
Gesù, ai suoi discepoli, osa chiedere molto di più, chiede di superare la giustizia, di entrare nella logica del paradosso che spiazza l’avversario. Chiede di reagire alla violenza con la mitezza, di gestire la rabbia, di mettere il violento davanti alla sua incongruenza, di bloccare la spirale crescente della rabbia, del litigo che toglie il senno e fa salire il sangue alla testa. Ma non è un invito alla rassegnazione che darebbe il mondo in mano ai violenti senza scrupoli.
Schiaffeggiato durante il processo, Gesù non si ribellerà ma non porgerà supinamente l’altra guancia, chiedendo invece ragione del gesto di violenza al suo aggressore. Seguire il Maestro, accettare la logica del paradosso, del dialogo, del ragionamento non significa cedere al violento, diventare degli zerbini, lasciare che chi grida più forte prevalga.
Pensiamo a quante dinamiche aggressive ci sono nelle nostre famiglie, nei nostri uffici accanto a noi, tutti sempre pronti col coltello fra i denti a difendersi aggredendo. Non abbiamo nemici da combattere ma fratelli ancora inconsapevoli del proprio destino, della propria dignità, dell’essere amati e siamo chiamati, insistendo, ad annunciare la logica nuova e riconciliata di Dio.
Proviamo, oggi, a usare il paradosso dell’amore nella quotidianità. Ad offrire un sorriso a chi cerca lo scontro, a tacere davanti al pettegolezzo, a notare le cose positive in chi si diverte a demolire ed umiliare gli altri. Se amiamo chi ci ama, cosa facciamo di straordinario?
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 5,38-42
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