Dio è felice se nella nostra vita portiamo frutti, felice se diventiamo suoi discepoli. Che bello pensare che possiamo rendere felici Dio! Dio, almeno lui, non è affatto invidioso di noi, non ci tiene sottomessi, soggiogati, non gioca con i sensi di colpa.
E Gesù ci ammonisce: per fiorire, per diventare il capolavoro che già siamo dobbiamo rimanere innestati in lui come il tralcio è unito alla vite. La linfa vitale che riceve la nostra anima proviene da Cristo e da Cristo soltanto. Meditare la Parola, come facciamo ogni giorno, lasciare che illumini la nostra vita, le nostre scelte, ci permette di rimanere vivi, orientati al Padre.
Il rischio, semmai, è quello di tagliarci dalla vite, di credere di credere, di avere in noi sufficiente esperienza per farcela da soli, per giocare a fare i discepoli scafati e navigati, incorrendo, noi per primi, nel tragico errore di non avere più bisogno quotidiano, vitale, assoluto, della linfa vitale dell’amore di Cristo. Sì, Cristo è la mia vita, da lui ricevo nutrimento per crescere e portare frutto.
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