Il Signore ci chiama a sé, a fare le vacanze con lui, noi affaticati, noi oppressi. Ci chiede di seguirlo, di posare il fardello che portiamo nel cuore, le preoccupazioni che ci assillano, le cose che non funzionano, per prendere su di noi il suo giogo, fatto di mansuetudine e pazienza.
È mite, il Signore, non si angustia, non si lascia travolgere dall’ansia delle cose, non si lascia prendere dalla violenza. Ed è umile. Noi seguiamo un Dio umile, che forza dire questa cosa! Dio è umile perché ha scelto di abbassarsi incarnandosi, assumendo in tutto, fuorché nel peccato, la nostra condizione di uomini.
L’umiltà è prendere consapevolezza che veniamo dall’humus, dalla terra, e che siamo fecondi, proprio come lo è l’humus. L’umiltà è una consapevolezza feconda che ci permette di crescere alla luce di Dio. Capire cosa siamo in profondità, conoscere anche i nostri limiti, ci aiuta a fare spazio a Dio in noi stessi, a lasciare spazio a lui, mettendoci alla sua scuola.
Sì, amici, nel cuore di questa estate mettiamoci alla scuola del Maestro, l’unico che conosce il segreto del vivere in pienezza, e ritagliamoci uno spazio, ogni giorno, per sentire il giogo del vangelo sulle nostre scelte.