Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 18 Giugno 2020

Il padre sa. È a lui che ci rivolgiamo nella preghiera, non ad un funzionario statale che dobbiamo convincere, corrompere. È a un padre che innalziamo le nostre richieste, un buon padre.

Un padre di tutti, che ci chiede di sentirci fratelli per rivolgerci a lui. Un padre che è altrove, celato, che scopriamo con stupore e che vogliamo che altri conoscano, per sperimentare la santità del suo nome, un padre a cui chiediamo di manifestare il regno, di rendersi presente così come nei cieli è presente. Un padre la cui volontà è sempre benevola, mai ostile, mai vendicativa.

Un padre a cui chiediamo il pane giorno per giorno, cui chiediamo un perdono condizionato al nostro modo di perdonare, un padre che ci sostiene e non ci abbandona nel momento della prova, che non ci lascia cedere alla tentazione, che ci salva dalle spire del maligno. Una preghiera, quella del Padre nostro, che dobbiamo davvero conservare preziosamente, che dice di Dio e di Gesù, della vita e degli uomini.

Questo è il Dio che Gesù è venuto a svelare, l’unico vero Dio, il Dio che abbiamo incontrato in Gesù. E questa preghiera, la preghiera dei figli, è il più bel dono che ci ha lasciato il Maestro.

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