Parla in parabole, il Maestro, perché la parabola raggiunge la concretezza della vita quotidiana di chi ascolta. Perché rispetta l’uditore che può identificarsi o meno. Perché apre la porta (la socchiude) sul mistero.
Parla in parabole perché Dio si è fatto vicino. Ma, come ammette Gesù stesso (e come è più corretto tradurre): chi guarda non vede, chi ode non ascolta. È in gioco, tragicamente, la nostra libertà. Il seme della Parola viene continuamente e generosamente gettato sul terreno duro del nostro cuore eppure, miracolosamente, riesce ad attecchire.
A noi, però, di coltivarlo, innaffiarlo, accudirlo, occuparcene. Dio prende l’iniziativa, sfida anche i luoghi comuni seminando fra le pietre, non si tira indietro. Lasciamo che il seme attecchisca e cresca, senza farlo soffocare dal dolore o dalle ansie della vita, per portare frutto in questa giornata.
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