Perché devo perdonare? E fino a che punto devo perdonare senza apparire un debole o essere preso per il naso? E come diventare autentici testimoni di perdono in un mondo che vomita vendetta e sterminio e in cui, spesso, il torto non trova giustizia?
Dopo avere riportato le parole utilizzate come una sorta di protocollo per sanare i dissidi all’interno della comunità cristiana nascente, Matteo riporta la domanda di Pietro: fino a che punto? , che è anche la nostra e quella della comunità nascente.
I rabbini contemporanei al Nazareno avevano sentenziato che perdonare tre volte era segno di grande misericordia. Pietro, pensando forse di fare lo splendido, raddoppia. E Gesù rilancia: Pietro, devi perdonare sempre perché a te Dio perdona sempre.
Ed esplicita il suo pensiero con la parabola assurda del servo che aveva rubato al padrone l’equivalente della ricchezza di un paese medio (diecimila talenti! Con un talento d’argento si noleggiava un trireme con equipaggio per un mese…) e che in nessun modo, anche lavorando lui e i suoi figli e i suoi nipoti in schiavitù, sarebbe stato in grado di restituire, a cui viene condonato l’importo stratosferico, ma che, invece di imparare la lezione, getta in carcere il suo compagno che gli deve sei mesi di stipendio.
Questa è la ragione per cui viviamo nel perdono, verso noi stessi, verso gli altri, anche a costo di apparire degli idioti in un mondo che mastica odio e vendetta. Se ci siamo scoperti amati e perdonati, illuminati nelle nostre zone d’ombra, se il nostro debito stratosferico ci è stato condonato, allora diventiamo capaci di darci pace e di pacificare le nostre relazioni con gli altri. Perdoniamo perché perdonati, non perché migliori o devoti.
Non perdoniamo per convertire l’altro, ma perché il rancore uccide chi lo sperimenta, non colui verso cui lo indirizziamo. Perdono che non è amnesia, ma scelta talvolta faticosa che, pure, ci rende assoluta trasparenza di Dio.
FONTE: Amen – La Parola che salva
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 18,21-19,1
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