Cerchiamo segni, continuamente. Segni dell’esistenza di Dio. Della sua volontà salvifica (davvero mi vuole salvo? O fa lo sceriffo?). Della sua bontà. Chiedono segni anche i suoi concittadini che, pure, hanno assistito a miracoli e prodigi. Ma non sarà dato loro nessun segno se non quello di Giona e di Salomone.
Il segno di Giona che è la predicazione, il segno di Salomone che è la saggezza e l’intelligenza. Abbiamo le Scritture, le profezie, l’annuncio degli apostoli che è arrivato fino a noi oggi. Abbiamo l’intelligenza per capire, accogliere, meditare, studiare.
Abbiamo centinaia di uomini e donne che, come Giona, hanno attraversato le strade delle nostre città dicendo di Dio. E prodigi di uomini e donne trasfigurati dall’amore e dal Vangelo, che hanno segnato la civiltà orientandola al bene e alla condivisione. Di quali segni dobbiamo ancora parlare?
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Si accalcano le folle, fanno ressa, si radunano. Allora come oggi il cuore dell’uomo è inquieto, mai sazio, spinto da un desiderio interiore di pienezza e appagamento. E allora, ieri come oggi, siamo pronti a percorrere lunghe strade e seguire nuove indicazioni anche a costo di farci ingannare.
Viviamo in un’epoca in cui le informazioni, le notizie, gli stimoli, sono talmente abbondanti da stordirci e impedirci di scegliere. Seguiamo solo più le mode, le sensazioni, gli istinti: perciò Gesù ci chiede di fermarci e ragionare.
Chi o cosa ci convince ? Chi catechizza le nostre scelte: il mondo o il Vangelo? Il cristianesimo, lungo la storia nella sua parte più autorevole, si è sempre proposto come strumento per accedere a Dio, al vero volto di Dio, e per farlo si affida alla ragionevolezza della sua visione.
È proprio tornando alle radici sane del Vangelo, oltre e dentro la religiosità popolare, che possiamo farci spazio tra il caos delle idee. In mezzo a questo caos, la Parola continua ad essere proclamata con verità, passione, trasparenza anche a costo di farsi sommergere dal troppo rumore, dalle troppe chiacchiere.
Ben più di Giona c’è qui.
FONTE: Amen – La Parola che salva