Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 16 Maggio 2023

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Bene per noi che il Signore sia tornato presso il Padre. Bene per noi che, così, impariamo a crescere nella fede e la smettiamo di cercare Dio solo perché ci consola e risolve i nostri problemi. Bene per noi perché così saremo pronti ad accogliere il dono dello Spirito che completa in noi l’opera iniziata dal Maestro. Bene per noi perché, se abbiamo davvero voglia di camminare, possiamo imparare a diventare discepoli e a vivere quanto il Signore ci ha promesso.

Bene per noi che Dio ci tratta da adulti, ci crede capaci, ci invita a prendere in mano il timone della nostra nave, a credere di potercela fare. Bene per noi — e che onore! — il fatto che il Signore ci affidi l’annuncio del Regno in questo tempo di mezzo fra la sua venuta nella storia e il suo ritorno nella gloria. Bene, perché non siamo soli, perché il risorto ci ha lasciato in compagnia dello Spirito (se solo imparassimo ad invocarlo!). Alla luce dello Spirito riconosciamo che il peccato è rifiutare il Cristo, non trasgredire ad una norma o ad un precetto. Alla luce dello Spirito capiamo che Gesù riceve giustizia dal Padre che manifesta a tutti chi egli è veramente, risuscitandolo dai morti e innalzandolo alla sua destra.

E lo Spirito ci aiuta a capire chi è veramente Gesù, che egli è davvero ciò che diceva di essere: il rivelatore definitivo del Padre. E grazie allo Spirito crediamo che il giudizio del Padre non è contro di noi ma contro il principe di questo mondo, il diavolo. Dio non ce l’ha con noi, è un Dio felice che ci vuole felici ma questa felicità la possiamo accogliere o drammaticamente rifiutare.

E grazie allo Spirito vediamo il male che sembra dilagare, che sembra vincere, che sembra annientare la luce, in realtà non ha alcun potere su di noi e sul mondo e che la sua è solo una disperata battaglia in una guerra già persa, perché la risurrezione di Cristo, il trionfo sulla morte, lo ha condannato.

Bene per noi che il Signore ci crede capaci di crescere. È ora di diventare adulti.

✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝  Gv 16,5-11

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