Il pericolo esiste, non scherziamo. Quello di sentirci a posto, di non avere nulla da cambiare, di restare arroccati nelle nostre posizioni. Anche perché, siamo onesti, non stiamo proprio vivendo in un mondo di monachelle!
E conservare la fede è già un grande risultato! E rispetto ai tanti intorno a noi che abbandonano la fede, che vivono in maniera dissoluta, che sono arroganti e violenti, che rubano e bestemmiano, non siamo poi così male! Insomma, tutto sommato ciò che facciamo è già molto!
Sì, è vero, ci mancherebbe, ma quello che Gesù ci chiede è non sederci sugli allori, non credere di essere arrivati, non fare come le citate città di Corazin e Betsaida, fiere della propria devozione e delle proprie convinzioni, adagiate sulle proprie certezze. La fede non è mai una certezza, non è mai acquisita una volta per sempre.
Solo se sappiamo farla rifiorire, germogliare, fecondare le nostre scelte, rimane viva. Altrimenti le nostre chiese diventano musei e le nostre comunità (belle e buone) aggregazioni sociali. Prendiamo sul serio l’invito di Gesù a non lasciare assopire le nostre esperienze spirituali!
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Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11, 20-24
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».
Parola del Signore.