La festa del Sacro Cuore ci richiama sbiadite raffigurazioni ottocentesche con un improbabile Gesù dai capelli a boccoli e gli occhi azzurri che scosta l’abito per mostrare un cuore da cui si dipartono innumerevoli raggi. E quella raffigurazione, retroilluminata, campeggiava il lettone dei miei nonni, per ricordare a loro, e a noi, che la fede ha a che fare con l’amore, con un eccesso d’amore, con un dono smisurato d’amore.
È un cuore grande così, quello di Dio, un cuore che pulsa amore, un cuore diverso dai cuoricini che invadono i nostri social. È un cuore largo, profondo, che agisce, che spazia, che guarisce, che ama. Un cuore che soffre, che capisce, che compatisce, che illumina, che ragguaglia, che incoraggia. Che infonde coraggio, parola la cui etimologia è abbi cuore, agisci con il cuore. Dio mi ama.
Dio ti ama, senza porre condizioni, senza distinguo, senza (‘se” e senza “ma)’. Dio ama perché non può che amare. Non ti ama se te lo meriti, non ti ama se sei amabile, ti ama e basta, non può che amare, non ti ama perché sei buono ma, amandoti, ti rende nuovo, ti rende buono.
E questa piccola, incrollabile certezza è all’origine della festa di origine devozionale che santa Margherita Maria da Paray-le-Monial, a metà Ottocento, ha fatto circolare nel corpo della Chiesa. Per ricordare che la dimensione della norma, della disciplina, del giudizio, fra i credenti è sempre e solo seconda e consequenziale all’oceano d’amore in cui siamo immersi.
E che se esiste la dimensione del Dio che pratica la giustizia, di origine biblica e molto presente nel Primo Testamento, dobbiamo ricordarci che l’amore supera e completa la giustizia. Sappiamoci amati, sentiamoci amati, perché lo siamo. E quando, finalmente! , scopriamo di esserlo veramente, scegliamo di amare di quell’amore che riempie e tracima anche il nostro piccolo cuore.
Forse siamo meno attratti dall’immagine oleografica del Gesù tutto boccoloni che mostra il suo cuore, ma la splendida verità che rivela rimane al centro della nostra fede.
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 11,25-30
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