Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 15 Novembre 2022

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Eccolo, Zaccheo. Già il nome è un programma: significa il puro ma se è la contrazione di Zaccaria, significa Dio ricorda: il Signore vede in lui un puro, un semplice. Dio ci restituisce la nostra immagine ancestrale, la nostra idealità profonda, egli sa cosa siamo veramente.

Dietro la scorza indurita di un uomo che è diventato un aguzzino, Dio vede l’innocenza nascosta. E la rianima. La folla vede in lui un delinquente, Dio, che si ricorda di com’era Zaccheo quando lo ha creato nel grembo della madre, vede in lui un santo.

Cercava di vedere, annota Luca. Più avanti Gesù dirà di essere venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. È la ricerca il cuore pulsante di questo incontro. Zaccheo cerca Gesù che lo cerca. E si incontreranno. Siamo ciò che desideriamo. Siamo ciò che cerchiamo. Si parla poco e male, oggi, di questo aspetto così essenziale alla nostra vita. 

Ciò che ci rende unici, nella spettacolarità della creazione, ciò che ci differenzia dagli altri esseri viventi è la curiosità. Tutto in noi è curiosità, desiderio, passione, inquietudine.  tensione verso il di più, verso l’altrove, verso la risposta alle nostre domande, alla domanda che siamo.

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