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Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 15 Giugno 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mt 5, 33-37

Il terzo tema che Gesù affronta durante il durissimo discorso della montagna riguarda l’autenticità e la verità. Il giuramento era una pratica piuttosto diffusa e serviva a garantire l’onestà di un patto e della persona che lo assumeva.

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Il giuramento è una pratica comune a tutti i popoli, la Bibbia la attribuisce sia agli uomini che a Dio (Gn 22,16; Dt 1,8; Sal 132,11-12…). È una sorta di atto sociale e sacro, l’ultima garanzia di verità che l’uomo può offrire al suo simile.

La Torà disapprova solo lo spergiuro, le inadempienze, la falsità. Gesù, invece, disapprova ogni tipo di giuramento, in contrasto con gli abusi che vedeva: era abituale intercalare il giuramento fra i giudei del suo tempo.

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L’abuso di giuramento è indice di sfiducia, di diffidenza, di insincerità. Scredita la Parola e Dio: la proibizione di Gesù è un appello alla verità, prima che a Dio, alla carità, distrutta dal dubbio e dalla reciproca diffidenza.

Al di fuori della sincerità vi è solo la menzogna che, ricorda Giovanni, ha per padre il maligno (8,44). Gesù va oltre, esagera, vola altissimo: non è certo giurando su Dio o sul tempio o sul tesoro del tempio che si garantisce l’onestà dell’affermazione.

Allora taglia corto: meglio non giurare. Non abbiamo potere su nulla, nemmeno su noi stessi, sul nostro destino. Non possiamo cambiare nemmeno una virgola di ciò che diciamo e facciamo, siamo fragili e limitati.

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Allora perché giurare? Meglio essere sinceri, sempre, essere trasparenti. Ma per esserlo dobbiamo anzitutto imparare ad esserlo con noi stessi, confrontandoci con lo specchio della Parola. Solo in Dio scopriamo chi siamo, a cosa siamo destinati.

Solo in Dio possiamo non avere paura, accogliere le nostre ombre, lasciarle illuminare dallo Spirito, chiamare per nome e cognome i nostri peccati senza che, per questo, ci assalga lo scoramento.

In Dio impariamo ad essere davvero noi stessi, senza finzioni.

Quando incontriamo Dio e ci specchiamo in lui non abbiamo più necessità di apparire diversi, di farci migliori, di apparire.

FONTE: Amen – La Parola che salvaIl blog di Paolo

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