Gesù non chiede ai suoi discepoli una perfezione asettica, una sorta di vita da santino, ma l’autenticità delle ricerca, la verità del cammino, la fatica del mettersi in gioco (senza lasciarsi divorare da sensi di colpa e affini, senza immaginare la vita spirituale come uno sforzo contrito).
Così, anche gli elementi essenziali di un percorso di vita interiore, la preghiera, la solidarietà con gli altri, il digiuno che mette argine agli accessi e ristabilisce le priorità, possono essere stravolti e diventare occasione di orgoglio, di superficialità, di ricerca di consenso e di plauso. Gesù dice che l’orgoglio e il narcisismo possono contaminare anche la vita spirituale con l’aggravante di essere convinti di fare la volontà di Dio.
Ma, grazie a Dio, se a lui ci siamo veramente affidati il nostro angelo custode qualche sgambetto ce lo fa: una mortificazione, una figuraccia, uno scivolone, ci ricordano che il Signore non vuole giusti ma figli, non persone integerrime ma in continuo, entusiasta e sereno cammino, apprendisti dell’anima, stagisti del divino…
Fonte | LEGGI ALTRI COMMENTI AL VANGELO DEL GIORNO