Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 14 Ottobre 2020 – Lc 11, 42-46

Va giù pesante il Signore, non ha certo peli sulla lingua quando si tratta di denunciare gli atteggiamenti malati e degeneri di una sana religiosità. Non erano brutte persone i farisei, tutt’altro: vivevano con grande forza e devozione la propria fedeltà ad ogni piccola minuzia della Legge orale, facevano proseliti ed erano ammirati dal popolo per la loro coerenza nel rispettare le prescrizioni.

Ma, come fa notare Gesù, spesso quell’atteggiamento era fatto per auto-compiacersi, convinti di potersi presentare al cospetto di Dio con le carte in regola, dimenticando l’umiltà, atteggiamento essenziale per lasciare spazio a Dio nel proprio intimo.

Peggio: i farisei guardavano dall’alto in basso il popolo ignorante che non conosceva nemmeno le troppe regole da seguire e che, perciò, viveva in un atteggiamento di peccato. Gesù rimprovera duramente il loro atteggiamento: la fede non può certo diventare un modo per distinguersi, per prendere le distanze dagli altri!

E, oggi, rincara la dose, accusando anche i teologi del tempo che complicano la trasparente semplicità della Parola con le loro dotte elucubrazioni. Un ammonimento anche per noi qui, adesso!

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