Il sale non può perdere il suo sapore: se non sala significa che non è mai stato saporito. La lucerna non va nascosta sotto lo sgabello ma posta in alto, al centro della stanza. Un discepolo che non accoglie e vive le beatitudini, che non sente in sé il desiderio di infinito, se non si meraviglia davanti alla buona notizia di un Dio che ci vuole felici, è come un sale scipito o una lampada tenuta nascosta: assolutamente inutile.
Se la nostra (sana) devozione, se le nostre pratiche di preghiera, se le nostre assemblee e liturgie, se (finanche) la nostra carità non scaturisce, non ci porta ad ardere, a dare sapore alle nostre giornate, a dare sapore alle cose che facciamo e al mondo, non servono a niente. E se come cristiani la gente ci calpesta non è in odio alla fede, ma perché quella fede è insapore. Non si tratta di coerenza o di sforzi da compiere per apparire cristiani: se la lampada non è accesa non fa luce per nessuno.
E prima di interrogarci su cosa fare per migliorare l’annuncio nelle nostre parrocchie, prima di pensare a riforme e cambiamenti, a migliorare linguaggi (cosa necessaria), dobbiamo semplicemente chiederci se siamo accesi alla fiamma che è Cristo. Se Cristo arde in noi, se brucia. A partire dalla pagina delle beatitudini Gesù, nuovo Mosè, dona una nuova Legge al nuovo Israele delle genti, riporta alla sua origine quella donata sul monte al popolo.
Non si è credenti quando ci si sforza, quando si indossa la maschera del devoto ossequioso ma quando la fiamma dell’amore per Cristo brucia e consuma, quando il Vangelo dona sapore alla nostra vita e alla vita degli altri. Pagina imbarazzante, quella di oggi, caustica, che però mette a nudo le nostre piccole fedi. Voliamo alto, allora, dedichiamo tempo e passione a meditare, pregare, a frequentare Cristo, per poi dirlo, per poi darlo, per poi raccontarlo.
E vedendo le nostre opere buone e belle, fatte non per essere lodati ma per portare alla fiamma, gli uomini possono aprirsi alla speranza e, perché no? , alla fede.
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 5,13-16
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