Commento al brano del Vangelo di Lc 11, 42-46
Na ha per tutti il Signore, mena fendenti a destra e a manca, senza preoccuparsi, senza distrarsi, senza acredine ma con disarmante verità. E non lo fa perché è un rompiscatole altezzoso, non si crede migliore, non gioca a fare il mistico o il guru.
È l’amore per il Padre a spingerlo, a indicare quando i nostri atteggiamenti devoti diventano una trappola. Come quando ci concentriamo sulle minuzie e diventiamo più devoti di Dio dimenticando compassione e misericordia o come quando l’essere discepoli, o preti, o catechisti, ci mette in vista, ci dona qualche lustro, rispetto (in alcune parti d’Italia), approvazione e applausi.
O come quando ci ostiniamo a chiedere agli altri di fare quanto noi per primi non riusciamo a fare, imponendo pesi insopportabili, facendo i moralisti, i giudici. No, chiede il Signore: il discepolo mette al centro a giustizia e l’amore, senza trascurare le devozioni, non cerca visibilità, propone agli altri solo quanto egli per primo ha in qualche modo sperimentato.
Fonte | LEGGI ALTRI COMMENTI AL VANGELO DEL GIORNO