Gesù è stato inviato dal Padre e proferisce le parole udite da Dio. E, a sua volta, invia dei discepoli e delle discepole a proferire le sue parole che rispecchiano le parole di Dio. Una sorta di staffetta, di consegna del testimone: da Dio a Gesù, da Gesù ai discepoli.
Così agisce Dio, già nell’alleanza con il popolo di Israele: interagisce con gli uomini, chiede collaborazione, attende compagni di annuncio. Il nostro è un Dio creativo che si relaziona, che, pur rispettando scrupolosamente la nostra libertà, agisce per condurci alla salvezza, ci indica la via verso la pienezza e la felicità.
Ma, purtroppo, così come Gesù è stato rifiutato ed ostacolato, anche per noi discepoli l’accoglienza dell’annuncio, spesso, è faticoso e difficile. Anche perché, diversamente da Gesù che è tutto rivolto al Padre, in noi albergano nubi e ombre che spesso fanno a pugni con le parole che pronunciamo.
Viviamo costantemente rivolti alla luce, allora, grati della fiducia che Dio ripone in me. Sono io il volto di Dio per il fratello che incontro.
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