La vita ci stanca, la quotidianità ci logora, molti di noi vivono ritmi insostenibili, peggio dei nostri padri, peggio dei nostri nonni. Una volta c’era povertà, ma la si affrontava con dignità, con una vita fatta di nulla.
Oggi si corre come dei pazzi per poter galleggiare, per tenere un ritmo di vita decente e, a volte, per poter attorniarci di tanti oggetti di cui non abbiamo veramente bisogno. Lavoriamo, corriamo, ci occupiamo della nostra famiglia, cerchiamo di far quadrare i conti di casa e, alla fine, ciò che ci avanza è qualche settimana di vacanza rovinata dall’idea di tornare nel vortice infernale delle cose da fare.
Come uscirne? Il Signore si propone come colui che, solo, può soddisfare la profonda inquietudine che abita il nostro cuore. Non sono gli affetti che lo colmano né, tanto meno, gli oggetti o le conquiste umane tutte cose sane e belle, ma che vanno accolte per ciò che sono: passaggi.
Il nostro cuore è fatto per l’assoluto, quando lo capiremo? E solo l’assoluto può darci la pace che cerchiamo. Andiamo a lui, in questo cammino di avvento, andiamogli incontro, accogliamolo, nella nostra vita frenetica. Andiamo a lui, ed egli ci ristorerà.