Come pregare, allora? Come fare per non ridurre la preghiera ad una lista della spesa cui Dio, gentilmente, dovrebbe adeguarsi?
Gesù inizia una splendida catechesi sulla preghiera, sullo stile e sul modo di pregare del discepolo. L’insistenza, raccomanda il Maestro, è essenziale.
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Quante volte abbiamo una vita di preghiera a dir poco altalenante: ci rivolgiamo a Dio solo quando abbiamo bisogno, in caso di necessità, e nella stragrande maggioranza del tempo che avanza non pensiamo proprio mai a Dio.
La preghiera è un atteggiamento continuo, dell’anima, del cuore che guarda verso Dio. Ma, e questa è la grande lezione dataci dal Signore, ci rivolgiamo ad un padre, non ad un despota. Un padre che sa bene di cosa abbiamo bisogno, non scherziamo.
È ad un padre che chiediamo di esaudire le nostre preghiere, le nostre richieste. Un padre che sa bene di cosa abbiamo bisogno, un padre che sa dare cose buone ai figli, cosa che riusciamo a fare anche noi! Un padre che sa esaudire le nostre richieste… ma come un padre!
L’insistenza di Gesù su questo aspetto ci dice quanto per lui sia importante far capire questo passaggio. Noi, invece, spesso consideriamo la preghiera come una specie di tentativo di corruzione, di richiesta reiterata di attenzione, come se Dio, che può tutto, dovesse convincersi a rilasciare qualche favore vista la nostra insistenza.
Come se mio figlio sperasse di convincermi a lasciargli mangiare chili di Nutella a furia di insistere! Ma proprio perché gli voglio bene non gli concedo ciò che tanto insistentemente chiede. E ai suoi occhi di bambino, il mio rifiuto è un’ingiustizia, un affronto, uno sgarbo.
Se Dio è un padre, proprio perché mi vuole bene non mi accorda tutto ciò che gli chiedo, proprio perché, se sono sincero, so che non sempre so cosa mi faccia veramente del bene, cosa veramente mi costruisca e cosa, invece, mi distrugga.
Allora perché chiedere, se Dio sa? Perché il nostro cuore si apra al desiderio di ricevere ciò che chiediamo.
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FONTE: Amen – La Parola che salva – Il blog di Paolo
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