Non sono brutte persone gli scrivi e i farisei, non diciamo sciocchezze. Anzi, sono persone devote e preparate, che osservano con scrupolo la Legge di Dio e la mettono pratica.
Ma sanno di essere i migliori, pongono distanza dal popolo (necessariamente impuro perché nemmeno conosce i precetti della Torah), amano essere riconosciuti come santi.
E, così facendo, mettono in secondo piano l’essenziale, sminuiscono ciò che conta davvero. La descrizione impietosa che Matteo fa delle piccole incoerenze che riconosciamo anche in noi ci fanno amaramente sorridere.
Perché le rivediamo tali e quali fra noi cristiani, nei nostri preti, nei nostri vescovi. Certo, non possiamo cancellare in un colpo solo duemila anni di storia e di inculturazione. Ma chiederci se certi atteggiamenti di riverenza, di ossequio, di prestigio non stridano fortemente col vangelo sì, forse andrebbe fatto…
Viviamo con autenticità il nostro servizio alla Chiesa, non abituiamoci mai all’applauso, non cerchiamo (sante e devote) conferme e certezze nei nostri ruoli.
Vigiliamo su noi stessi…
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