HomeVangelo del GiornoPaolo Curtaz - Commento al Vangelo del 10 Giugno 2024

Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 10 Giugno 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mt 5, 1-12a

Matteo inizia oggi il lungo discorso della montagna: come un nuovo Mosè, Gesù sale sulla montagna, non il Sinai ma le colline del lago di Tiberiade sono lo scenario dell’evento, per consegnare la nuova legge, non più scolpita sulle tavole di pietra, ma incisa nel cuore dei discepoli.

Il Mahatma Gandhi la considerava la pagina più straordinaria della letteratura mondiale e, per noi cristiani, dovrebbe rappresentare la carta costituzionale del Regno di Dio, un punto di riferimento quotidiano, parole da mandare a memoria. E, invece, la maggioranza di noi non se la ricorda neppure… Perché? Forse perché è stata male interpretata, stravolta nel suo messaggio destabilizzante.

Da questa pagina, a volte, si è partiti per esaltare la sofferenza, il dolore, per assecondare la tendenza dolorista del nostro cristianesimo approssimativo. Gesù ci sconcerta, dice che la beatitudine, la felicità, la gioia, consistono esattamente nel contrario di ciò che noi consideriamo fonte di benessere: ricchezza, forza, calcolo, scaltrezza, arroganza.

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Gesù parla del Padre, ne descrive il vero volto, racconta l’inaudito di Dio così come egli lo ha vissuto e lo vive. Il Padre, il vero Dio, è un Dio povero, un Dio misericordioso, un Dio mite, un Dio che ama la pace, un Dio che, per amore, è pronto a soffrire. Un Dio così diverso da come ce lo immaginiamo, un Dio così straordinario e armonioso solo Gesù ce lo può veramente svelare, perché lui e il Padre sono una cosa sola.

Dio non dona a ciascuno il suo, ma a ciascuno secondo quanto ha bisogno, privilegiando chi ha meno: un cuore povero, un cuore affranto riceve molta più attenzione e tenerezza di un cuore sazio che non ha bisogno di nulla. La beatitudine non consiste nel dolore, nella miseria, ma nel fatto che l’intervento di Dio colma il cuore di chi è affranto.

Gesù dice: se, malgrado la sofferenza, la persecuzione, il pianto tu sei sereno, beato, significa che hai riposto in Dio la tua fiducia, è lui il tuo unico sostegno; stai felice: hai trovato Dio, la felicità che non ti è tolta, la risposta grande alla vita.

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FONTE: Amen – La Parola che salvaIl blog di Paolo

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