Oggi abbiamo visto cose prodigiose. Amici che si fanno carico del loro compagno paralitico e se lo caricano sulle spalle fino a farlo calare davanti al Signore. E le parole del rabbì di Nazareth che dona il perdono, azione riservata a Dio.

E lo stupore dei devoti che pensano in cuor loro che sia una grande bestemmia quanto dice con la conseguente azione del Maestro che libera dalla paralisi il pover’uomo. Abbiamo visto e vediamo continuamente persone radicalmente cambiate dal perdono che risana e restituisce vita, che ci toglie dalla paralisi.

Paralizza, il peccato. Ci impedisce di muoverci, di amare, di capire, di vedere. E più si sprofonda nel vizio, nell’abitudine al male, e meno lo si trova grave, importante, inquietante. Tendiamo a minimizzare, a guardarci intorno illuderci che gli altri, in fondo, sono peggio di noi.

Se non siamo migliori almeno non siamo peggiori e, in fondo, cos’è il peccato? Come se il peccato fosse una trasgressione, come se dovessimo fare come i bambini che nascondono le marachelle nel timore di essere scoperti e messi in castigo.

Quando capiremo che il peccato è male perché ci fa del male? Perché ci distrugge, ci annienta, appesantisce il nostro cuore e la nostra anima? Ci conduce alla paralisi? Quando capiremo che Dio ci vuole liberi per amare, capaci di correre nella fede, capaci di saltare come dei cervi?

Nei momenti in cui la nostra anima si rattrappisce, il Signore ci dia la grazia di avere accanto degli amici che ci portano di peso, nella preghiera, davanti alla sua grazia. Il Dio che attendiamo, il Dio che viene è colui che può cambiare radicalmente la nostra vita, colui che, solo, può riportarci a correre nella fede.

È bello allora, in questa giornata, lasciare che sia il prodigio, lo stupore, la meraviglia a caratterizzare il nostro percorso, a innaffiare la nostra speranza. Abbiamo visto cose prodigiose: e solo uno sguardo convertito le sa vedere.

FONTE: Amen – La Parola che salva – Il blog di Paolo

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