Oggi un altro martire prega per noi. Diacono della Chiesa di Roma, Lorenzo si occupa di gestire la carità dei poveri della città. Dopo la durissima persecuzione di Decio, Valeriano inizialmente sembra più tollerante ma, nel 258, ordina l’uccisione dei cristiani.
Sotto la spada cadrà anche papa Sisto II che si intrattiene con Lorenzo mentre si avvia al supplizio. Il legato imperiale, immaginando che la Chiesa conservi chissà quali tesori (già allora si diceva questa cosa!), chiede conto a Lorenzo del denaro. Il diacono chiede un po’ di tempo e distribuisce ai poveri tutto quello che possiede la Chiesa di Roma.
Arrestato, indicando i poveri dirà: ecco il tesoro della Chiesa. Sarà perciò condannato a morte, forse ucciso per ustione. Ecco il tesoro della Chiesa: non le chiese monumentali, o i preziosi calici. Non i grandi istituti e le opere per i giovani del passato.
Non i capolavori d’arte che l’ingegno umano ha voluto dedicare a Dio. I poveri. Che ancora oggi, senza clamore, sono al centro dell’azione pastorale della Chiesa e di migliaia di volontari che, nel nome del Nazareno, offrono un pasto caldo, un giaciglio, un momento d’ascolto ai poveri della terra.
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Se il chicco di grano muore, produce molto frutto.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 12, 24-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».
Parola del Signore.