No, non vanno bene le cose, per nulla. Gesù è consapevole del fallimento della propria missione, che la folla plaudente di Galilea non è quella dubbiosa e disincantata di Gerusalemme.
Lo sa bene, il Maestro, che l’annuncio del Regno sta subendo una battuta d’arresto, che, forse, il tentatore, là nel deserto, aveva ragione. Lo sa e, invece di andarsene, di cambiare tattica, fa duro il suo volto, diventa ancora più risoluto, tira diritto verso Gerusalemme.
A Gerusalemme si giocherà la partita finale, a Gerusalemme Gesù renderà testimonianza, ed è disposto a farlo fino alla fine, fino all’ultimo, fino alla morte. Il rifiuto da parte dei samaritani ne è un piccolo assaggio e anche l’incomprensione dei suoi (il mite Giovanni che invoca il fuoco dal cielo!) manifesta tutta la solitudine del Nazareno.
No, non usa fuoco dal cielo, passa da un’altra parte, il Signore, quella del convincimento, delle parabole, della manifestazione dell’amore di Dio. Per i successivi dieci capitoli Gesù continuerà la sua ascensione verso la Gerusalemme che uccide i profeti e verso il Padre, ma la determinazione del suo carattere è già tutta presente in questa pagina.
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Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9, 51-56
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Parola del Signore