Gesù racconta di una vigna, una bella vigna, data in gestione a dei vignaioli assassini. È la tragica storia di Dio e dell’umanità, di una incomprensione che fatica a risolversi, di un dolore, il dolore di Dio, che spiazza e interroga.
La storia dell’umanità è la storia di un amore in crisi, di un innamorato passionale, Dio, e di una sposa tiepida e opportunista: l’umanità. Leggete quanta dignità c’è in questo padrone che prepara con cura e amore la vigna da dare in affitto, quanta idiota arroganza in questi affittavoli che pensano, uccidendo il figlio del padrone, di diventare eredi (ma che manuale di diritto hanno letto?).
Immagine dell’umanità che non riconosce il proprio Creatore, il proprio limite, questa tragica parabola è la sintesi della storia fra Dio e Israele, fra Dio e l’umanità, L’uomo non riconosce il suo Creatore, si sostituisce a lui: ecco il peccato di fondo, la tragica fragilità dell’uomo, credere di essere autosufficiente, senza dover rendere conto, misconoscendo il proprio limite.
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Perché, come più volte afferma il Maestro, il peccato è non riconoscere e accettare in Gesù il volto di Dio, la piena e definitiva rivelazione sulla sua identità.
Ancora oggi accade così, in questi deliranti tempi in cui, invece di riconoscere la propria origine e la propria dignità, l’umanità pensa a come fregare il proprietario, nega l’evidenza della propria creaturalità, nega il limite, si sente il dominatore dell’universo, si perde nel delirio di onnipotenza di chi crede di manipolare l’origine della vita, il cosmo, la natura.
Eppure, davanti a tanta arroganza, Gesù si mette in gioco, accetta di andare fino in fondo, si dona ai suoi assassini sperando di smuovere la loro coscienza, di accendere un barlume. Dio salva questa umanità perduta, avendone assunto la carne, la fragilità, il limite. In questo tempo di quaresima verso il Tabor e la Pasqua, facciamo memoria che tutto ciò che abbiamo e siamo ci è stato donato.
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FONTE: Amen – La Parola che salva – Il blog di Paolo
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