Si svela, Matteo. Racconta di sé, della sua chiamata, del suo percorso. Sono passati forse trent’anni da quell’incontro, e, parlandone, si sente tutta l’emozione, la vibrazione, l’intensità di quel momento. Di quella vita ribaltata, cambiata, illuminata, fiorita.
Sì, ne è valsa la pena, al di là dei giudizi, dei pregiudizi, degli sguardi interrogativi. Ne è valsa la pena, e racconta del momento in cui il Signore lo ha semplicemente guardato. Uno sguardo inatteso, infinito, traboccante d’amore. Un amore che lo ha fatto alzare, andare via, che lo ha fatto cambiare, che lo ha spinto a raccontare ai suoi (odiati e malvisti) compagni di lavoro quanto gli era successo.
E le critiche, piccine come solo i talebani della fede sanno fare, non lo hanno scalfito. Gesù prende le sue difese con garbo, con semplicità: a chi serve il medico? Ai sani o ai malati. E lui, il medico che ci guarisce nel profondo, lo ha sanato da tutte le sue ombre e i suoi peccati e ha sanato anche me.
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