Possiamo avere uno sguardo sulla realtà approssimativo e superficiale, farci condurre dalle emozioni, spesso negative, lasciare che siano altri a condurre la barca della nostra vita. Oppure scegliere quale sguardo avere, decidere da che parte stare, capire.
Siamo ormai abituati e rassegnati a lasciar scegliere agli altri: ci lamentiamo del frutto sul nostro piatto che altri hanno raccolto per noi ma abbiamo disimparato a guardare gli impercettibili segni dell’albero che cresce e produce.
Sì: viviamo tempi difficili, a tratti incomprensibili e spaventosi, ma il Maestro ci insegna ad alzare lo sguardo, a non rassegnarci, a non cedere al vittimismo e al catastrofismo, ad avere una chiave di lettura di quanto accade. E questa chiave di lettura rimane la Parola, accolta, amata, meditata, che non passa, che illumina ogni evento, che orienta ogni scelta.
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Una Parola che rimane, cui attingere verso la pienezza della luce. Sorrido quando qualche fanatico cristiano (ce ne sono sempre) mi cita una qualche profezia del veggente di turno parlandomi di fine del mondo, di disgrazie, di inviti alla conversione.
E lo fa sinceramente preoccupato, spaventato, inquieto. Allora gli chiedo se sia cristiano, e alla sua risposta affermativa ribadisco: bene, allora tutto si compie, la nostra gioia e il nostro desiderio: torna il Signore Gesù, Maranathà!
Di solito ne ricevo sguardi allibiti eppure sono sincero: davanti al disfacimento di questo mondo; davanti alla sconcertante incapacità del genere umano di gestire il bellissimo giardino che ci è stato donato; davanti alle guerre, alle ingiustizie, quello che noi vediamo è l’avvicinarsi della fine che è e rimane compimento, non disgrazia.
Quando il fico germoglia, sappiamo che l’estate è vicina. E la Parola che resta, le parole del Maestro, ci aiutano a leggere la realtà e il futuro. Il mondo non sta precipitando nel caos ma fra le braccia di Dio per un abbraccio definitivo d’amore.
FONTE: Amen – La Parola che salva – Il blog di Paolo
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