Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la seconda Predica di Quaresima.
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: โIn te ipsum rediโ Rientra in te stesso (SantโAgostino).
Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 29 marzo e 5, 12 aprile.
Rientra in te stesso
SantโAgostino ha lanciato un appello che a distanza di tanti secoli conserva intatta la sua attualitร : โIn teipsum redi. In interiore homine habitat veritasโ: โRientra in te stesso. Nellโuomo interiore abita la veritร โ . In un discorso al popolo, con insistenza ancora maggiore, esorta:
โRientrate nel vostro cuore! Dove volete andare lontano da voi? Andando lontano vi perderete. Perchรฉ vi mettete su strade deserte? Rientrate dal vostro vagabondaggio che vi ha portato fuori strada; ritornate al Signore. Egli รจ pronto. Prima rientra nel tuo cuore, tu che sei diventato estraneo a te stesso, a forza di vagabondare fuori: non conosci te stesso, e cerchi colui che ti ha creato! Torna, torna al cuore, distaccati dal corpoโฆ Rientra nel cuore: lรฌ esamina quel che forse percepisci di Dio, perchรฉ lรฌ si trova lโimmagine di Dio; nellโinterioritร dellโuomo abita Cristo, nella tua interioritร tu vieni rinnovato secondo lโimmagine di Dioโ .
Proseguendo il commento iniziato in Avvento sul versetto del Salmo โLโanima mia ha sete del Dio viventeโ, riflettiamo sul โluogoโ in cui ognuno di noi entra in contatto con il Dio vivente. In senso universale e sacramentale questo โluogoโ รจ la Chiesa, ma in senso personale ed esistenziale esso รจ il nostro cuore, quello che la Scrittura chiama โlโuomo interioreโ, โlโuomo nascosto nel cuoreโ . A questa scelta ci spinge anche il tempo liturgico in cui ci troviamo. Gesรบ in questi quaranta giorni รจ nel deserto, ed รจ lรฌ che lo dobbiamo raggiungere. Non tutti possono andare in un deserto esteriore; tutti perรฒ possiamo rifugiarci nel deserto interiore che รจ il nostro cuore. โNellโinterioritร dellโuomo abita Cristoโ, ci ha detto Agostino.
Se vogliamo unโimmagine plastica o, un simbolo, che ci aiuti ad attuare questa conversione verso lโinterno, ce la offre il Vangelo con lโepisodio di Zaccheo. Zaccheo รจ lโuomo che vuol conoscere Gesรน e, per farlo, esce di casa, va tra la folla, sale su un alberoโฆ Lo cerca fuori. Ma ecco che Gesรน passando lo vede e gli dice: โZaccheo, scendi subito perchรฉ oggi devo fermarmi a casa tuaโ (Lc 19, 5). Gesรน riconduce Zaccheo a casa sua e lรฌ, nel segreto, senza testimoni, avviene il miracolo: egli conosce veramente chi รจ Gesรน e trova la salvezza.
Noi somigliamo spesso a Zaccheo. Cerchiamo Gesรน e lo cerchiamo fuori, per le strade, tra la folla. Ed รจ Gesรน stesso che ci invita a rientrare in casa nostra nel nostro stesso cuore, dove lui desidera incontrarsi con noi.
Interioritร , un valore in crisi
Lโinterioritร รจ un valore in crisi. La โvita interioreโ che un tempo era quasi sinonimo di vita spirituale, ora tende invece a essere guardata con sospetto. Ci sono dizionari di spiritualitร che omettono del tutto le voci โinterioritร โ e โraccoglimentoโ e altri che le portano, ma non senza esprimere qualche riserva. Per esempio, si fa notare che, dopo tutto, non cโรจ nessun termine biblico che corrisponda esattamente a queste parole; che potrebbe esserci stato, in questo punto, un influsso determinante della filosofia platonica; che esso potrebbe favorire il soggettivismo e cosรฌ via.
Un sintomo rivelatore di questo calo del gusto e della stima dellโinterioritร รจ la sorte toccata allโImitazione di Cristo che รจ una specie di manuale di introduzione alla vita interiore. Da libro piรน amato tra i cristiani, dopo la Bibbia, esso รจ passato, in pochi decenni, a essere un libro dimenticato.
Alcune cause di questa crisi sono antiche e inerenti alla nostra stessa natura. La nostra โcomposizioneโ, cioรจ lโessere noi costituiti di carne e spirito, fa sรฌ che siamo come un piano inclinato, inclinato perรฒ verso lโesterno, il visibile e il molteplice. Come lโuniverso, dopo lโesplosione iniziale (il famoso Big bang), anche noi siamo in fase di espansione e di allontanamento dal centro. โNon si sazia lโocchio di guardare, nรฉ mai lโorecchio รจ sazio di udireโ, dice la Scrittura (Qo 1, 8). Siamo perennemente โin uscitaโ, attraverso quelle cinque porte o finestre che sono i nostri sensi.
Altre cause sono invece piรน specifiche e attuali. Una รจ lโemergenza del โsocialeโ che รจ certamente un valore positivo dei nostri tempi, ma che, se non รจ riequilibrato, puรฒ accentuare la proiezione allโesterno e la spersonalizzazione dellโuomo. Nella cultura secolarizzata e laica dei nostri tempi il ruolo che svolgeva lโinterioritร cristiana รจ stato assunto dalla psicologia e dalla psicoanalisi, le quali si fermano perรฒ allโinconscio dellโuomo e comunque alla sua soggettivitร , prescindendo dal suo intimo legame con Dio.
In campo ecclesiale, lโaffermarsi, con il Concilio, dellโidea di una โChiesa per il mondoโ ha fatto sรฌ che allโideale antico della fuga dal mondo, si sia sostituito talvolta lโideale della fuga verso il mondo. Lโabbandono dellโinterioritร e la proiezione allโesterno รจ un aspetto โ e tra i piรน pericolosi โ del fenomeno del secolarismo. Cโรจ stato perfino un tentativo di giustificare teologicamente questo nuovo orientamento che ha preso il nome di teologia della morte di Dio, o della cittร secolare. Dio โ si dice โ ci ha dato lui stesso lโesempio. Incarnandosi, egli si รจ svuotato, รจ uscito da se stesso, dallโinterioritร trinitaria, si รจ โmondanizzatoโ, cioรจ disperso nel profano. ร diventato un Dio โfuori di sรฉโ.
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Lโinterioritร nella Bibbia
Come sempre, alla crisi di un valore tradizionale, nel cristianesimo si deve rispondere attuando una ricapitolazione, cioรจ riprendendo le cose al loro principio per portarle a un nuovo compimento. In altre parole, si tratta di ripartire dalla parola di Dio e, alla sua luce, di ritrovare, nella stessa Tradizione, lโelemento vitale e perenne, liberandolo dagli elementi caduchi di cui si รจ rivestito lungo i secoli. ร quello che il concilio Vaticano II ha seguito come metodo in tutti i suoi lavori. Come in natura, a primavera, si pota lโalbero dai rami della precedente stagione per rendere possibile al tronco una nuova fioritura, cosรฌ bisogna fare anche nella vita della Chiesa.
Giร i profeti dโIsraele avevano lottato per spostare lโinteresse del popolo dalle pratiche esteriori di culto e dal ritualismo, allโinterioritร del rapporto con Dio. โQuesto popolo โ leggiamo in Isaia โ si avvicina a me solo a parole e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore รจ lontano da me e il culto che mi rendono รจ un imparaticcio di usi umaniโ (Is 29, 13). Il motivo รจ che โlโuomo guarda le apparenze, ma Dio scruta il cuoreโ (1 Sam 16, 7). โLaceratevi il cuore, non le vesti, si legge in un altro profetaโ (Gl 2, 13).
ร il tipo di riforma religiosa che Gesรน ha ripreso e portato a compimento. Uno che esamini lโoperato di Gesรน e le sue parole, fuori da preoccupazioni dogmatiche, da un punto di vista di storia delle religioni, nota anzitutto una cosa: che egli ha voluto rinnovare la religiositร giudaica, finita spesso nelle secche del ritualismo e del legalismo, rimettendo al centro di essa un rapporto intimo e vissuto con Dio. Egli non si stanca di richiamare a quellโambito โsegretoโ, il โcuoreโ, dove si opera il vero contatto con Dio e con la sua vivente volontร e da cui dipende il valore di ogni azione (cf Mt 15, 10 ss). Il richiamo allโinterioritร trova la sua motivazione biblica piรน profonda e oggettiva nella dottrina della inabitazione di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, nellโanima del battezzato .
Con il passare del tempo, nella visione biblica dellโinterioritร cristiana qualcosa si era offuscato, contribuendo alla crisi di cui ho parlato sopra. In certe correnti spirituali, come in alcuni dei mistici renani, si era offuscato il carattere oggettivo di questa interioritร . Essi insistono sul ritorno al โfondo dellโanimaโ mediante quella che essi chiamano โintroversioneโ. Ma non sempre appare chiaro se questo โfondo dellโanimaโ appartiene alla realtร di Dio o a quella dellโio, o, peggio, se esso รจ tutte e due le cose insieme, panteisticamente fuse.
Negli ultimi secoli lโaspetto del metodo aveva finito per prevalere sul contenuto dellโinterioritร cristiana, riducendola talvolta a una specie di tecnica di concentrazione e di meditazione, piรน che allโincontro con il Cristo vivente nel cuore, anche se non sono mancate in nessuna epoca, splendide realizzazioni dellโinterioritร cristiana. Santa Elisabetta della Trinitร รจ nella linea della piรน pura interioritร oggettiva, quando scrive: โIo ho trovato il paradiso sulla terra, perchรฉ il paradiso รจ Dio e Dio รจ nel mio cuoreโ .
Ritorno allโinterioritร
Ma torniamo al presente. Perchรฉ รจ urgente tornare a parlare di interioritร e riscoprire il gusto di essa? Viviamo in una civiltร tutta proiettata allโesterno. Avviene nellโambito spirituale quello che si osserva nellโambito fisico. Lโuomo invia le sue sonde fino alla periferia del sistema solare, fotografa quello che cโรจ in pianeti lontani; ignora invece quello che si agita poche migliaia di metri sotto la crosta terrestre e non riesce perciรฒ a prevedere terremoti ed eruzioni vulcaniche. Anche noi sappiamo, ormai in tempo reale, quello che avviene allโaltro capo del mondo, ma ignoriamo quello che si agita nel fondo del nostro cuore. Viviamo come in una centrifuga in azione a tutta velocitร .
Evadere, cioรจ uscire fuori, รจ una specie di parola dโordine. Esiste perfino una letteratura di evasione, spettacoli di evasione. Lโevasione รจ, per cosรฌ dire, istituzionalizzata. Il silenzio fa paura. Non si riesce a vivere, lavorare, studiare senza qualche voce o musica intorno. Cโรจ una specie di horror vacui, di paura del vuoto, che spinge a stordirsi.
Ho avuto occasione di mettere piede una volta in una discoteca, invitato a parlare ai giovani ivi raccolti. Mi รจ bastato per farmi unโidea di che cosa vi regna: lโorgia del chiasso, il rumore assordante come droga. Sono state fatte inchieste tra i giovani allโuscita della discoteca e alla domanda: โPerchรฉ vi riunite in questo luogo?โ, alcuni hanno risposto: โPer non pensare!โ. Ma รจ facile immaginare a quali manipolazioni sono esposti dei giovani che hanno rinunciato ormai a pensare.
โPesi il lavoro su questi uomini e vi si trovino impegnati, cosรฌ che non diano retta alle parole di Mosรจโ, fu lโordine del Faraone dโEgitto (cf Es 5, 9). Lโordine tacito, ma non meno perentorio, dei faraoni moderni รจ: โPesi il chiasso su questi giovani, ne siano storditi, cosicchรฉ non pensino, non facciano delle scelte libere, ma seguano la moda che fa comodo a noi, comprino quello che diciamo noi, pensino come vogliamo noi!โ. Per un settore molto influente della nostra societร , quello dello spettacolo e della pubblicitร , gli individui contano solo in quanto sono โspettatoriโ, numeri che fanno salire la โaudienceโ dei programmi.
Occorre opporsi con un risoluto โno!โ a questo svuotamento. I giovani sono anche i piรน generosi e pronti a ribellarsi alle schiavitรน e infatti vi sono schiere di giovani che reagiscono a questo assalto e, anzichรฉ fuggire, ricercano luoghi e tempi di silenzio e di contemplazione per ritrovare ogni tanto se stessi e, in se stessi, Dio. Sono in tanti, anche se nessuno ne parla. Alcuni hanno fondato case di preghiera e di adorazione eucaristica continuata e attraverso la Rete danno la possibilitร a tanti di unirsi a loro.
Lโinterioritร รจ la via a una vita autentica. Si parla tanto oggi di autenticitร e se ne fa il criterio di riuscita o meno della vita. Il filosofo forse piรน noto del secolo scorso, Martin Heidegger, ha posto questo concetto al centro del suo sistema. Per il cristiano lโautenticitร vera non si raggiunge se non vivendo โcoram Deoโ, al cospetto di Dio.
โUn mandriano โscrive Kierkegaard โ il quale, se questo fosse possibile, รจ un io di fronte alle vacche, รจ un io molto basso; un sovrano che รจ un io di fronte ai suoi servi, lo stesso. Nessuno dei due รจ un io; in ambedue i casi manca la misuraโฆ Ma che realtร infinita non acquista lโio, acquistando coscienza di esistere davanti a Dio, diventando un io umano, la cui misura รจ Dio! [โฆ] Si parla tanto di vite sprecate. Ma sprecata รจ soltanto la vita di quellโuomo che mai si rese conto, perchรฉ non ebbe mai, nel senso piรน profondo, lโimpressione che esiste un Dio e che egli, proprio egli, il suo io, sta davanti a questo Dioโ.
Il Vangelo ci narra la storia di uno di questi โmandrianiโ. Era fuggito dalla casa paterna e aveva dissipato i suoi beni e la sua giovinezza, vivendo dissolutamente. Ma un giorno โrientrรฒ in se stessoโ. Passรฒ in rassegna la sua vita, preparรฒ le parole da dire e si mise in cammino verso la casa paterna (cf Lc 15, 17). La sua conversione si attuรฒ in questo momento, prima di muoversi, mentre era solo in mezzo a una mandria di porci. Si attuรฒ nel momento in cui โrientrรฒ in se stessoโ. In seguito non fece che eseguire quello che aveva deliberato. La conversione esterna fu preceduta da quella interiore e ricevette da questa il suo valore. Quanta feconditร in quel โrientrare in se stesso!โ.
Non sono solo i giovani a essere travolti dallโondata di esterioritร . Lo sono anche le persone piรน impegnate e attive nella Chiesa. Anche i religiosi! Dissipazione รจ il nome della malattia mortale che ci insidia tutti. Si finisce per essere come un vestito rovesciato, con lโanima esposta ai quattro venti. In un discorso tenuto ai superiori di un ordine religioso contemplativo, san Paolo VI disse:
โOggi siamo in un mondo che sembra alle prese con una febbre che si infiltra perfino nel santuario e nella solitudine. Rumore e frastuono hanno invaso pressochรฉ ogni cosa. Le persone non riescono piรน a raccogliersi. In preda a mille distrazioni, esse dissipano abitualmente le loro energie dietro le diverse forme della cultura moderna. Giornali, riviste, libri invadono lโintimitร delle nostre case e dei nostri cuori. ร piรน difficile di un tempo trovare lโopportunitร per quel raccoglimento nel quale lโanima riesce a essere pienamente occupata in Dioโ.
Santa Teresa dโAvila ha scritto unโopera intitolata Il castello interiore che รจ certamente uno dei frutti piรน maturi della dottrina cristiana dellโinterioritร . Ma esiste, ahimรจ, anche un โcastello esterioreโ e oggi constatiamo che รจ possibile essere chiusi anche in questo castello. Chiusi fuori casa, incapaci di rientrarvi. Prigionieri dellโesterioritร ! SantโAgostino descrive cosรฌ la sua vita prima della conversione:
โTu eri dentro di me ed io stavo fuori e ti cercavo quaggiรน, gettandomi deforme, sopra queste forme di bellezza che sono creature tue. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature che non esisterebbero neppure se non fosse per te che le fai esistereโ .
Quanti di noi dovrebbero ripetere questa amara confessione: โTu eri dentro di me, ma io ero fuori!โ Vi sono alcuni che sognano la solitudine, ma la sognano soltanto. La amano, purchรฉ resti nel sogno e non si traduca mai nella realtร . Nella realtร , rifuggono da essa, ne hanno paura. La scomparsa del silenzio รจ un sintomo grave. Sono stati rimossi quasi dappertutto quei tipici cartelli che a ogni corridoio delle case religiose intimavano in latino: Silentium! Io credo che su molti ambienti religiosi incombe il dilemma: O silenzio o morte! O si ritrova un clima e dei tempi di silenzio e dโinterioritร oppure รจ lo svuotamento spirituale progressivo e totale. Gesรน chiama lโinferno โle tenebre esterioriโ (cf Mt 8, 12) e questa designazione รจ altamente significativa.
Non bisogna lasciarsi ingannare dallโobiezione solita: ma Dio lo si trova fuori, nei fratelli, nei poveri, nella lotta per la giustizia; lo si trova nellโEucaristia che รจ fuori di noi, nella parola di Dioโฆ Tutto vero. Ma dove รจ che โincontriโ veramente il fratello e il povero, se non nel tuo cuore? Se lo incontri solo fuori, non รจ un io, una persona che incontri, ma una cosa; lo urti piรน che incontrarlo. Dovโรจ che incontri il Gesรน dellโEucaristia se non nella fede, cioรจ dentro di te? Un vero incontro tra persone non puรฒ avvenire che tra due coscienze, due libertร , cioรจ tra due interioritร .
ร errato del resto pensare che lโinsistenza sullโinterioritร possa nuocere allโimpegno fattivo per il regno e per la giustizia; pensare, in altre parole, che affermare il primato dellโintenzione possa nuocere allโazione. Interioritร non si oppone allโazione, ma a un certo modo di fare lโazione. Lungi dal diminuire lโimportanza dellโagire per Dio, lโinterioritร la fonda e la preserva.
Lโeremita e il suo eremitaggio
Se vogliamo imitare ciรฒ che Dio ha fatto incarnandosi, imitiamolo davvero fino in fondo. ร vero che egli si รจ svuotato, รจ uscito da sรฉ, dallโinterioritร trinitaria, per venire nel mondo. Sappiamo perรฒ come ciรฒ รจ avvenuto: โCiรฒ che era rimase, ciรฒ che non era assunseโ, dice un antico adagio a proposito dellโincarnazione. Senza abbandonare il seno del Padre, il Verbo venne in mezzo a noi. Anche noi andiamo pure verso il mondo, ma senza uscire mai del tutto da noi stessi. โLโuomo interiore โ dice lโImitazione di Cristo โ si raccoglie spontaneamente perchรฉ non si disperde mai del tutto nelle cose esterne. A lui non รจ di pregiudizio lโattivitร esterna e le occupazioni a suo tempo necessarie, ma sa adattarsi alle circostanzeโ .
Ma cerchiamo anche di vedere come fare, concretamente, per ritrovare e conservare lโabitudine allโinterioritร . Mosรจ era un uomo attivissimo. Ma si legge che si era fatta costruire una tenda portatile e a ogni tappa dellโesodo fissava la tenda fuori dellโaccampamento e regolarmente entrava in essa per consultare il Signore. Lรฌ, il Signore parlava con Mosรจ โfaccia a faccia, come un uomo parla con un altroโ (Es 33, 11).
Questo non sempre si puรฒ fare. Non sempre ci si puรฒ ritirare in una cappella o in un luogo solitario per ritrovare il contatto con Dio. San Francesco dโAssisi suggerisce un altro accorgimento piรน a portata di mano. Mandando i suoi frati per le strade del mondo, diceva: Noi abbiamo un eremitaggio sempre con noi dovunque andiamo e ogni volta che lo vogliamo possiamo, come eremiti, rientrare in questo eremo. โFratello corpo รจ lโeremo e lโanima lโeremita che vi abita dentro per pregare Dio e meditareโ .
ร la stessa raccomandazione che santa Caterina da Siena esprimeva con lโimmagine della โcella interioreโ che ognuno porta con sรฉ e in cui รจ sempre possibile ritirarsi con il pensiero, per riannodare un contatto vivo con la Veritร che abita in noi. ร a questa cella invisibile, non delimitata da pareti, scrive santโAmbrogio, che Gesรน ci invita con le parole: โQuando preghi entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segretoโ (Mt 6, 6).
Abbiamo ascoltato allโinizio lโaccorato appello di santโAgostino a rientrare nel cuore, terminiamo ascoltando un altro appello altrettanto accorato nella stessa direzione, quello che santโAnselmo dโAosta rivolge al lettore allโinizio del suo Proslogion:
Orsรน, omuncolo, abbandona per un momento le tue occupazioni, nasconditi un poco ai tuoi tumultuosi pensieri. Abbandona ora le pesanti preoccupazioni, rimanda i tuoi laboriosi impegni. Per un poโ dedicati a Dio e riposati in Lui. Entra nella camera del tuo spirito, escludi da essa tutto, allโinfuori di Dio e di ciรฒ che ti possa giovare a cercarlo, e, chiusa la porta (Mt 6, 6), cercalo. Diโ ora, o mio cuore, nella tua totalitร , diโ ora a Dio: โIo cerco il tuo volto; il tuo volto, o Signore, io cercoโ (Sal 27, 8).
Con questi desideri e propositi iniziamo la nostra giornata di lavoro, a servizio della Chiesa.
1.S. Agostino, De vera rel. 39, 72 (PL 34, 154).
2.S. Agostino, In Ioh. Ev., 18, 10 (CCL 36, p. 186).
3.Cf Rm 7, 22; 2 Cor 4, 16; 1 Pt 3, 4)
4.Cf. Gv 14, 17.23; Rm 5, 5; Gal 4, 6.
5.S. Elisabetta della Trinitร , Lettera 122.
6.S. Kierkagaard, La malattia mortale, II, in Opere, a cura di C. Fabro, Firenze 1972, p. 662-663.
7.S. Agostino, Confessioni, X, 27.
8. Imitazione di Cristo, II, 1.
9.Legenda Perugina, 80 (Fonti Francescane, nr. 1636).
10.S. Ambrogio, Su Caino e Abele, I, 9, 38 (CSEL 32,1, p. 372).