padre Raniero Cantalamessa โ€“ Seconda Predica di Quaresima 2018

Data:

- Pubblicitร  -

Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la seconda Predica di Quaresima.

Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente:

โ€œRivestitevi del Signore Gesรน Cristoโ€ (Romani 13,14).

Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 9, 16 e 23 marzo.

Icona
Nessun file allegato

Testo della predica

  1. Alle fonti della santitร  cristiana

Insieme con lโ€™universale chiamata alla santitร โ€, il Concilio Vaticano II ha dato anche precise indicazioni su che cosa si intende per santitร , in che cosa essa consiste. Nella Lumen gentium si legge:

โ€œIl Signore Gesรน, maestro e modello divino di ogni perfezione, a tutti e a ciascuno dei suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato quella santitร  di vita, di cui egli stesso รจ autore e perfezionatore: ยซSiate dunque perfetti come รจ perfetto il vostro Padre celesteยป (Mt 5,48). Mandรฒ infatti a tutti lo Spirito Santo, che li muova internamente ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta lโ€™anima, con tutta la mente, con tutte le forze (cfr Mc 12,30), e ad amarsi a vicenda come Cristo ha amato loro (cfr. Gv 13,34; 15,12). I seguaci di Cristo, chiamati da Dio, non a titolo delle loro opere, ma a titolo del suo disegno e della grazia, giustificati in Gesรน nostro Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciรฒ realmente santi. Essi quindi devono, con lโ€™aiuto di Dio, mantenere e perfezionare con la loro vita la santitร  che hanno ricevutoโ€ (LG 40).
Tutto ciรฒ viene riassunto nella formula: โ€œla santitร  รจ la perfetta unione con Cristoโ€ (LG, 50). Questa visione riflette la preoccupazione generale del Concilio di tornare alle fonti bibliche e patristiche, superando, anche in questo campo, lโ€™impostazione scolastica dominante per secoli. Si tratta ora di prendere coscienza di questa visione rinnovata della santitร  e farla passare nella pratica della Chiesa, cioรจ nella predicazione, nella catechesi, nella formazione spirituale dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa e โ€“perchรฉ no? โ€“ anche nella visione teologica a cui si ispira la prassi della Congregazione dei Santi .

- Pubblicitร  -

Una delle differenze maggiori tra la visione biblica della santitร  e quella scolastica sta nel fatto che le virtรน non vengono fondate tanto sulla โ€œretta ragioneโ€ (la recta ratio aristotelica), quanto sul kerygma; essere santo non significa seguire la ragione (spesso comporta il contrario!), ma seguire Cristo. La santitร  cristiana รจ essenzialmente cristologica: consiste nellโ€™imitazione di Cristo e, al suo vertice โ€“ come dice il concilio โ€“ nella โ€œperfetta unione con Cristoโ€.

La sintesi biblica piรน completa e piรน compatta di una santitร  fondata sul kerygma รจ quella tracciata da san Paolo nella parte parenetica della Lettera ai Romani (capp. 12-15). Allโ€™inizio di essa lโ€™Apostolo da una visione riassuntiva del cammino di santificazione del credente, del suo contenuto essenziale e del suo scopo:
โ€œVi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; รจ questo il vostro culto spirituale. 2Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontร  di Dio, ciรฒ che รจ buono, a lui gradito e perfettoโ€ (Rom 12,1-2).

[better-ads type=โ€bannerโ€ banner=โ€84722โ€ณ campaign=โ€noneโ€ count=โ€2โ€ณ columns=โ€1โ€ณ orderby=โ€randโ€ order=โ€ASCโ€ align=โ€rightโ€ show-caption=โ€1โ€ณ][/better-ads]

Abbiamo meditato la volta scorsa su questi versetti. Nelle prossime meditazioni, partendo da ciรฒ che segue nel testo paolino e completandolo con ciรฒ che lโ€™Apostolo dice altrove sullo stesso argomento, cercheremo di mettere in luce i tratti salienti della santitร , quelle che oggi si chiamano le โ€œvirtรน cristianeโ€ e che il Nuovo Testamento definisce i โ€œfrutti dello Spiritoโ€, le โ€œopere della luceโ€, o anche โ€œi sentimenti che furono in Cristo Gesรนโ€ (Fil 2, 5).
A partire dal capitolo 12 della Lettera ai Romani tutte le principali virtรน cristiane, o frutti dello Spirito, sono elencati: il servizio, la caritร , lโ€™umiltร , lโ€™obbedienza, la purezza. Non come virtรน da coltivare per se stesse, ma come necessarie conseguenze dellโ€™opera di Cristo e del battesimo. La sezione inizia con una congiunzione che da sola vale un trattato: โ€œVi esorto dunqueโ€ฆโ€. Quel โ€œdunqueโ€ significa che tutto ciรฒ che lโ€™Apostolo dirร  da questo momento in poi non รจ che la conseguenza di quello che ha scritto nei capitoli precedenti sulla fede in Cristo e sullโ€™opera dello Spirito. Rifletteremo su quattro di queste virtรน: caritร , umiltร , obbedienza e purezza, cominciando dalla prima.

  1. Un amore sincero

Lโ€™agape, o caritร  cristiana, non รจ una delle virtรน, fosse pure la prima; รจ la forma di tutte le virtรน, quella da cui โ€œdipendono tutta la legge e i profetiโ€ (Mt 22, 40; Rom 13,10) . Tra i frutti dello Spirito che lโ€™Apostolo elenca in Galati 5, 22, al primo posto troviamo lโ€™amore: โ€œIl frutto dello Spirito รจ amore, gioia, paceโ€ฆโ€. Ed รจ con esso che, coerentemente, inizia anche la parenesi sulle virtรน nella Lettera ai Romani. Tutto il capitolo dodicesimo รจ un susseguirsi di esortazioni alla caritร :

โ€œLa caritร  non abbia finzioni [โ€ฆ];
amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno,
gareggiate nello stimarvi a vicendaโ€ฆโ€ (Rm 12, 9 ss).

Per cogliere lโ€™anima che unifica tutte queste raccomandazioni, lโ€™idea di fondo, o, meglio, il โ€œsentimentoโ€ che Paolo ha della caritร  bisogna partire da quella parola iniziale: โ€œLa caritร  non abbia finzioni!โ€. Essa non รจ una delle tante esortazioni, ma la matrice da cui derivano tutte le altre. Contiene il segreto della caritร .

Il termine originale usato da san Paolo e che viene tradotto โ€œsenza finzioniโ€, รจ anhypรฒkritos, cioรจ senza ipocrisia. Questo vocabolo รจ una specie di luce-spia; รจ, infatti, un termine raro che troviamo impiegato, nel Nuovo Testamento, quasi esclusivamente per definire lโ€™amore cristiano. Lโ€™espressione โ€œamore sinceroโ€ (anhypรฒkritos) ritorna ancora in 2 Cor 6, 6 e in 1 Pt 1, 22. Questโ€™ultimo testo permette di cogliere, con tutta certezza, il significato del termine in questione, perchรฉ lo spiega con una perifrasi; lโ€™amore sincero โ€“ dice โ€“ consiste nellโ€™amarsi intensamente โ€œdi vero cuoreโ€.

San Paolo, dunque, con quella semplice affermazione: โ€œla caritร  sia senza finzioni!โ€, porta il discorso alla radice stessa della caritร , al cuore. Quello che si richiede dallโ€™amore รจ che sia vero, autentico, non finto. Anche in ciรฒ lโ€™Apostolo รจ lโ€™eco fedele del pensiero di Gesรน; egli, infatti, aveva indicato, ripetutamente e con forza, il cuore, come il โ€œluogoโ€ in cui si decide il valore di ciรฒ che lโ€™uomo fa (cf. Mt 15, 19).

Possiamo parlare di unโ€™intuizione paolina, a riguardo della caritร ; essa consiste nel rivelare, dietro lโ€™universo visibile ed esteriore della caritร , fatto di opere e di parole, un altro universo tutto interiore, che รจ, nei confronti del primo, ciรฒ che รจ lโ€™anima per il corpo. Ritroviamo questa intuizione nellโ€™altro grande testo sulla caritร , che รจ 1 Cor 13. Ciรฒ che san Paolo dice lรฌ, a osservare bene, si riferisce tutto a questa caritร  interiore, alle disposizioni e ai sentimenti di caritร : la caritร  รจ paziente, รจ benigna, non รจ invidiosa, non si adira, tutto copre, tutto crede, tutto speraโ€ฆ Nulla che riguardi, per sรฉ e direttamente, il fare del bene, o le opere di caritร , ma tutto รจ ricondotto alla radice del volere bene. La benevolenza viene prima della beneficenza.

รˆ lโ€™Apostolo stesso che esplicita la differenza tra le due sfere della caritร . Dice che il piรน grande atto di caritร  esteriore (il distribuire ai poveri tutte le proprie sostanze) non gioverebbe a nulla, senza la caritร  interiore (cf. 1 Cor 13,3). Sarebbe lโ€™opposto della caritร  โ€œsinceraโ€. La caritร  ipocrita, infatti, รจ proprio quella che fa del bene, senza voler bene, che mostra allโ€™esterno qualcosa che non ha un corrispettivo nel cuore. In questo caso, si ha una parvenza di caritร , che puรฒ, al limite, nascondere egoismo, ricerca di sรฉ, strumentalizzazione del fratello, o anche semplice rimorso di coscienza.

Sarebbe un errore fatale contrapporre tra di loro caritร  del cuore e caritร  dei fatti, o rifugiarsi nella caritร  interiore, per trovare in essa una specie di alibi alla mancanza di caritร  fattiva. Sappiamo con quanto vigore la parola di Gesรน (Mt 25), di san Giacomo (2, 16 s) e di san Giovanni (1 Gv 3, 18) spingono alla caritร  dei fatti. Sappiamo lโ€™importanza che san Paolo stesso dava alle collette a favore dei poveri di Gerusalemme.

Del resto, dire che, senza la caritร , โ€œa ninte mi giovaโ€ anche il dare tutto ai poveri, non significa dire che ciรฒ non serve a nessuno e che รจ inutile; significa piuttosto dire che non giova โ€œa meโ€, mentre puรฒ giovare al povero che la riceve. Non si tratta, dunque, di attenuare lโ€™importanza delle opere di caritร , quanto di assicurare a esse un fondamento sicuro contro lโ€™egoismo e le sue infinite astuzie. San Paolo vuole che i cristiani siano โ€œradicati e fondati nella caritร โ€ (Ef 3, 17), cioรจ che la caritร  sia la radice e il fondamento di tutto.

Quando noi amiamo โ€œdal cuoreโ€, รจ lโ€™amore stesso di Dio โ€œeffuso nel nostro cuore dallo Spirito Santoโ€ (Rom 5,5) che passa attraverso di noi. Lโ€™agire umano รจ veramente deificato. Diventare โ€œpartecipi della natura divinaโ€ (2 Pt 1, 4) significa, infatti, diventare partecipi dellโ€™azione divina, lโ€™azione divina di amare, dal momento che Dio รจ amore!
Noi amiamo gli uomini non soltanto perchรฉ Dio li ama, o perchรฉ egli vuole che noi li amiamo, ma perchรฉ, donandoci il suo Spirito, egli ha messo nei nostri cuori il suo stesso amore per essi. Si spiega cosรฌ perchรฉ lโ€™Apostolo afferma subito dopo: โ€œNon abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole, perchรฉ chi ama il suo simile ha adempiuto alla leggeโ€ (Rm 13, 8).

Perchรฉ, ci chiediamo, un โ€œdebitoโ€? Perchรฉ abbiamo ricevuto una misura infinita dโ€™amore da distribuire a suo tempo tra i conservi (cf Lc 12, 42; Mt 24, 45 s.). Se non lo facciamo defraudiamo il fratello di qualcosa che gli รจ dovuto. Il fratello che si presenta alla tua porta forse ti chiede qualcosa che non sei in grado di dargli; ma se non puoi dargli quello che ti chiede, bada di non rimandarlo senza quello che gli devi, e cioรจ lโ€™amore.

  1. Caritร  con quelli di fuori

Dopo averci spiegato in che consiste la vera caritร  cristiana, lโ€™Apostolo, nel seguito della sua parenesi, mostra come questo โ€amore sinceroโ€ deve tradursi in atto nelle situazioni di vita della comunitร . Due sono le situazioni sulle quali lโ€™Apostolo si sofferma: la prima riguarda i rapporti ad extra della comunitร , cioรจ con quelli di fuori; la seconda, i rapporti ad intra, tra i membri della stessa comunitร . Ascoltiamo alcune sue raccomandazioni che si riferiscono al primo rapporto, quello con il mondo esterno:

โ€œBenedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite [โ€ฆ]. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare allโ€™ira divina [โ€ฆ]. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere [โ€ฆ]. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il beneโ€ (Rom 12, 14 โ€“ 21).

Mai, come in questo punto, la morale del Vangelo appare originale e diversa da ogni altro modello etico, e mai la parenesi apostolica appare piรน fedele e in continuitร  con quella del Vangelo. Quello che rende tutto ciรฒ particolarmente attuale per noi รจ la situazione e il contesto in cui questa esortazione viene rivolta ai credenti. La comunitร  cristiana di Roma รจ un corpo estraneo in un organismo che โ€“ nella misura in cui si accorge della sua presenza โ€“ lo rigetta. รˆ una minuscola isola nel mare ostile della societร  pagana. Sappiamo quanto, simili circostanze, sia forte la tentazione di chiudersi in se stessi, sviluppando il sentimento elitario e arcigno di una minoranza di salvati in un mondo di perduti. Con questo sentimento viveva, in quello stesso momento storico, la comunitร  essena di Qumran.

La situazione della comunitร  di Roma descritta da Paolo rappresenta, in miniatura, la situazione attuale di tutta la Chiesa. Non parlo delle persecuzioni e del martirio a cui sono esposti i nostri fratelli di fede in tante parti del mondo; parlo dellโ€™ostilitร , del rifiuto e spesso del profondo disprezzo con cui non solo i cristiani, ma tutti i credenti in Dio sono guardati in vasti strati della societร , specie in quelli piรน influenti e che determinano il sentire comune. Essi sono considerati appunto dei corpi estranei in una societร  evoluta ed emancipata.

Lโ€™esortazione di Paolo non ci permette di perderci un solo istante in astiose recriminazioni e in sterili polemiche. Non si esclude naturalmente di dare ragione della speranza che รจ in noi โ€œcon dolcezza e rispettoโ€, come raccomandava san Pietro (1 Pt 3, 15-16). Si tratta di capire qual รจ lโ€™atteggiamento del cuore da coltivare nei confronti di una umanitร  che, nel suo insieme, rifiuta Cristo e vive nelle tenebre anzichรฉ nella luce (cf. Gv 3,19). Tale atteggiamento รจ quello di una profonda compassione e tristezza spirituale che porta ad amarli e soffrire per loro; a farsene carico davanti a Dio, come Gesรบ si รจ fatto carico di tutti noi davanti al Padre.
รˆ questo uno dei tratti piรน belli della santitร  di alcuni monaci ortodossi. Penso a san Silvano del Monte Athos. Egli diceva:

โ€œVi sono uomini i quali augurano ai loro nemici e ai nemici della Chiesa la rovina e i tormenti del fuoco della dannazione. Essi pensano in tal modo perchรฉ non sono stati istruiti dallo Spirito Santo nellโ€™amore di Dio. Colui invece che veramente lo ha imparato versa lacrime per il mondo intero. Tu dici: โ€˜รˆ malvagio e possa quindi bruciare nel fuoco dellโ€™infernoโ€™. Ma io ti domando: โ€˜Se Dio ti desse un bel posto in Paradiso e tu vedessi gettato nelle fiamme colui al quale tu lo auguravi, forse che neanche allora ti addoloreresti per lui, chiunque egli fosse, anche se nemico della Chiesaโ€ .

Al tempo di questo santo monaco, i nemici erano soprattutto i bolscevichi che perseguitavano la Chiesa della sua amata patria russa. Oggi il fronte si รจ allargato e non esiste โ€œcortina di ferroโ€ al riguardo. Nella misura in cui un cristiano scopre la bellezza infinita, lโ€™amore e lโ€™umiltร  di Cristo, non puรฒ fare a meno di sentire una profonda compassione e sofferenza per chi volontariamente si priva del bene piรน grande della vita. Lโ€™amore diventa in lui piรน forte di ogni risentimento. In una situazione simile, Paolo arriva a dirsi disposto a essere lui stesso โ€œanatema, separato da Cristoโ€, se ciรฒ poteva servire a farlo accettare da quelli del suo popolo rimasti fuori (cf. Rom 9, 3).

  1. La caritร  ad intra

Il secondo grande campo di esercizio della caritร  riguarda, si diceva, i rapporti allโ€™interno della comunitร : in pratica, come gestire i conflitti di opinioni che emergono tra le diverse sue componenti. A questo tema lโ€™Apostolo dedica lโ€™intero capitolo 14 della Lettera.
Il conflitto allora in atto nella comunitร  romana era tra quelli che lโ€™Apostolo chiama โ€œ i deboliโ€ e quelli che chiama โ€œi fortiโ€, tra i quali pone se stesso (โ€œNoi che siamo i fortiโ€ฆโ€) (Rom 15,1). I primi erano coloro che si sentivano moralmente tenuti a osservare alcune prescrizioni ereditate dalla Legge o da precedenti credenze pagane, come il non mangiare carne (in quanto cโ€™era il sospetto che fosse stata immolata agli idoli) e il distinguere un giorno dallโ€™altro. I secondi, i forti, erano quelli che, in nome della libertร  del Vangelo, avevano superato questi tabรน e non distinguevano cibo da cibo o giorno da giorno. La conclusione del discorso (cf. Rom 15, 7-12) fa capire che sullo sfondo cโ€™รจ il solito problema del rapporto tra credenti provenienti dal giudaismo e credenti provenienti dai gentili.
Le esigenze della caritร  che lโ€™Apostolo inculca in questo caso ci interessano in sommo grado perchรฉ sono le stesse che si impongono in ogni tipo di conflitto intraecclesiale, compresi quelli che viviamo oggi, sia a livello di Chiesa universale che della comunitร  particolare in cui ognuno vive.

I criteri che lโ€™Apostolo suggerisce sono tre. Il primo รจ seguire la propria coscienza. Se uno รจ convinto in coscienza di fare peccato facendo una certa cosa, non deve farla. โ€œTutto ciรฒ, infatti, che non viene dalla coscienza โ€“ scrive lโ€™Apostolo โ€“ รจ peccatoโ€ (Rom 14, 23). Il secondo criterio รจ rispettare la coscienza altrui e astenersi dal giudicare il fratello:

โ€œMa tu, perchรฉ giudichi il tuo fratello? E tu, perchรฉ disprezzi il tuo fratello? [โ€ฆ] Dโ€™ora in poi non giudichiamoci piรน gli uni gli altri; piuttosto fate in modo di non essere causa di inciampo o di scandalo per il fratelloโ€ (Rom 14, 10.13).
Il terzo criterio riguarda soprattutto โ€œi fortiโ€ ed รจ di evitare di dare scandalo:
โ€Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesรบ โ€“ prosegue lโ€™Apostolo โ€“ che nulla รจ impuro in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come impuro, per lui รจ impuro. Ora se per un cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti piรน secondo caritร . Non mandare in rovina con il tuo cibo colui per il quale Cristo รจ morto! [โ€ฆ] Cerchiamo dunque ciรฒ che porta alla pace e alla edificazione vicendevole.โ€ (Rom 14, 14-19).
Tutti questi criteri sono perรฒ particolari e relativi, rispetto a un altro che รจ invece universale e assoluto, quello della signoria di Cristo. Sentiamo come lo formula lโ€™Apostolo:
โ€Chi si preoccupa dei giorni, lo fa per il Signore; chi mangia d

tutto, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; chi non mangia di tutto, non mangia per il Signore e rende grazie a Dio. Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, 8perchรฉ se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. 9Per questo infatti Cristo รจ morto ed รจ ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei viviโ€ (Rom 14, 6-9).

Ognuno รจ invitato a esaminare se stesso per vedere cosa cโ€™รจ al fondo della propria scelta: se cโ€™รจ la signoria di Cristo, la sua gloria, il suo interesse, o non invece, piรน o meno larvatamente, la propria affermazione, il proprio โ€œioโ€ e il proprio potere; se la sua scelta รจ di natura veramente spirituale ed evangelica, o se non dipende invece dalla propria inclinazione psicologica, o, peggio, dalla propria opzione politica. Questo vale nellโ€™uno e nellโ€™altro senso, cioรจ sia per i cosiddetti forti che per i cosiddetti deboli; sia, diremmo noi oggi, per chi sta dalla parte della libertร  e novitร  dello Spirito, sia per chi sta dalla parte della continuitร  e della tradizione.

Cโ€™รจ una cosa di cui si deve tener conto per non vedere, nellโ€™atteggiamento di Paolo su questo argomento, una certa incoerenza rispetto al suo insegnamento precedente. Nella Lettera ai Galati egli sembra assai meno disponibile al compromesso e a tratti si mostra addirittura adirato. (Se avesse dovuto subire il processo di canonizzazione oggi, difficilmente Paolo sarebbe diventato santo perchรฉ sarebbe stato piuttosto difficile dimostrare la โ€œeroicitร โ€ della sua pazienza! Egli a volte โ€œsbottaโ€, perรฒ poteva dire: โ€œNon sono piรน io che vivo, Cristo vive in meโ€ (Gal 2, 20), e questa, si รจ visto, รจ lโ€™essenza della santitร  cristiana).

Nella Lettera ai Galati, Paolo rimprovera a Pietro quello che qui sembra raccomandare a tutti, e cioรจ di astenersi dal mostrare la propria convinzione per non dare scandalo ai semplici. Pietro infatti, ad Antiochia, era persuaso che mangiare con i gentili non contaminasse un giudeo (era giร  stato in casa di Cornelio!), ma si astiene dal farlo per non dare scandalo ai giudei presenti (cf. Gal 2, 11-14). Paolo stesso, in altre circostanze, agirร  allo stesso modo (cf. At 16, 3; 1 Cor 8,13).

La spiegazione non sta naturalmente solo nel temperamento di Paolo. Anzitutto, la posta in gioco ad Antiochia era molto piรน chiaramente legata allโ€™essenziale della fede e alla libertร  del Vangelo di quanto pare che si trattasse a Roma. In secondo luogo โ€“ed รจ il motivo principale โ€“ ai Galati Paolo parla come fondatore della Chiesa, con lโ€™autoritร  e la responsabilitร  del pastore; ai Romani parla a titolo di maestro e fratello nella fede: per contribuire, dice, alla comune edificazione (cf. Rom 1, 11-12). Cโ€™รจ differenza tra il ruolo del pastore a cui รจ dovuta lโ€™obbedienza e quello del maestro a cui sono dovuti soltanto il rispetto e lโ€™ascolto.

Questo ci fa capire che ai criteri di discernimento menzionati se ne deve aggiungere un altro, e cioรจ il criterio dellโ€™autoritร  e dellโ€™obbedienza. Di essa lโ€™Apostolo ci parlerร  nel seguito della sua parenesi con le ben note parole: โ€œCiascuno sia sottomesso alle autoritร  costituite. Infatti non cโ€™รจ autoritร  se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dioโ€œ (Rom 13, 1).

Nel frattempo ascoltiamo come rivolta noi, negli inevitabili conflitti che sorgono in seno alla comunitร  locale o universale, lโ€™esortazione conclusiva che lโ€™Apostolo rivolgeva alla comunitร  romana di allora: โ€œAccoglietevi dunque gli uni gli altri, come anche Cristo accolse voi per la gloria di Dioโ€ (Rom 15,7).

1.Cf. Le cause dei santi. Sussidio per lo Studium, a cura della Congregazione delle Cause dei Santi, Libreria Editrice Vaticana, 3a ed. 2014, pp. 13-81.
2.Archimandrita Sofronio, Silvano del Monte Athos. La vita, la dottrina, gli scritti, Torino 1978, pp. 255 s.

Altri Articoli
Related

Paolo Curtaz โ€“ Commento al Vangelo del 13 Maggio 2025

Io e il Padre siamo una cosa sola. Ricorreva, in...

don Luigi Maria Epicoco โ€“ Commento al Vangelo del 13 Maggio 2025

Io e il Padre siamo una cosa sola. Ricorreva, in...

Fr. Attilio Gueli โ€“ Commento al Vangelo del 18 Maggio 2025

Gloria a Dio https://youtu.be/r87ei7kEEKo Link al video Commento di Fra Attilio Gueli,...

Charles de Foucauld โ€“ Commento al Vangelo del 18 Maggio 2025

ยซVi do un comandamento nuovo: amarvi gli uni gli...