Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la quarta Predica di Quaresima.
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente:
โRivestitevi del Signore Gesรน Cristoโ (Romani 13,14).
La successiva predica di Quaresima avrร luogo venerdรฌ 23 marzo.
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...โCIASCUNO SIA SOTTOMESSO ALLE AUTORITร COSTITUITEโ
La obbedienza a Dio nella vita cristiana
Testo della predica
- Il filo dallโalto
Nel delineare i tratti, o le virtรน, che devono brillare nella vita dei rinati dallo Spirito, dopo aver parlato della caritร e dellโumiltร , san Paolo, nel capitolo 13 della Lettera ai Romani, arriva a parlare anche dellโobbedienza:
โCiascuno sia sottomesso alle autoritร costituite poichรฉ non cโรจ autoritร se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone allโautoritร , si oppone allโordinamento voluto da Dioโ (Rm 13, 1 ss).
Il seguito del brano, che parla della spada e dei tributi, come pure il confronto con altri testi del Nuovo Testamento sullo stesso argomento (cf Tt 3, 1; 1 Pt 2, 13-15), indicano con tutta chiarezza che lโApostolo non parla qui dellโautoritร in genere e di ogni autoritร , ma solo dellโautoritร civile e statale. San Paolo tratta di un aspetto particolare dellโobbedienza che era particolarmente sentito nel momento in cui scriveva e, forse, dalla comunitร cui scriveva.
Era il momento in cui stava maturando, in seno al giudaismo palestinese, la rivolta zelota contro Roma che si concluderร , pochi anni dopo, con la distruzione di Gerusalemme. Il cristianesimo era nato dal giudaismo; molti membri della comunitร cristiana, anche di Roma, erano ebrei convertiti. Il problema se obbedire o no allo stato romano si poneva, indirettamente, anche per i cristiani.
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La Chiesa apostolica era davanti a una scelta decisiva. San Paolo, come del resto tutto il Nuovo Testamento, risolve il problema alla luce dellโatteggiamento e delle parole di Gesรน, specialmente della parola sul tributo a Cesare (cf Mc 12, 17). Il Regno predicato da Cristo โnon รจ di questo mondoโ, non รจ, cioรจ, di natura nazionale e politica. Puรฒ, perciรฒ, vivere sotto qualsiasi regime politico, accettandone i vantaggi (come era la cittadinanza romana), ma insieme anche le leggi. Il problema viene, insomma, risolto nel senso dellโobbedienza allo stato.
Lโobbedienza allo stato รจ una conseguenza e un aspetto di unโobbedienza ben piรน importante e comprensiva che lโApostolo chiama โlโobbedienza al Vangeloโ (cf Rm 10, 16). Il severo ammonimento dellโApostolo mostra che pagare le tasse e in genere compiere il proprio dovere verso la societร non รจ solo un dovere civile, ma anche un dovere morale e religioso. ร una esigenza del precetto dellโamore del prossimo. Lo stato non รจ una entitร astratta; รจ la comunitร di persone che lo compongono. Se io non pago le tasse, se deturpo lโambiente, se trasgredisco le regole del traffico, io danneggio e mostro di disprezzare il prossimo. Su questo punto noi italiani (e forse non solo noi) dovremmo rivedere e aggiungere qualche domande ai nostri esami di coscienza tradizionali.
Tutto ciรฒ, come si vede, รจ molto attuale. Ma noi non possiamo limitare il discorso sullโobbedienza a questo solo aspetto dellโobbedienza allo stato. San Paolo ci indica il posto in cui si colloca il discorso cristiano sullโobbedienza, ma non ci dice, in questo solo testo, tutto quello che si puรฒ dire di tale virtรน. Egli tira qui le conseguenze di principi posti in precedenza, nella stessa Lettera ai Romani e anche altrove, e noi dobbiamo andare alla ricerca di tali principi per fare un discorso sullโobbedienza che sia utile e attuale per noi oggi.
Dobbiamo andare alla scoperta dellโobbedienza โessenzialeโ, dalla quale scaturiscono tutte le obbedienze particolari, compresa quella alle autoritร civili. Cโรจ infatti unโobbedienza che riguarda tutti โ superiori e sudditi, religiosi e laici โ, che รจ la piรน importante di tutte, che regge e vivifica tutte le altre, e questa obbedienza non รจ lโobbedienza dellโuomo allโuomo, ma lโobbedienza dellโuomo a Dio.
Dopo il Concilio Vaticano II qualcuno scrisse: โSe cโรจ un problema dellโobbedienza oggi, esso non รจ quello della docilitร diretta allo Spirito Santo โ alla quale, anzi, ognuno mostra di appellarsi volentieri โ ma รจ piuttosto quello della sottomissione a una gerarchia, a una legge e a unโautoritร umanamente espresseโ. Sono convinto anchโio che sia cosรฌ. Ma รจ proprio per rendere possibile di nuovo questa obbedienza concreta alla legge e allโautoritร visibile che dobbiamo ripartire dallโobbedienza a Dio e al suo Spirito.
Lโobbedienza a Dio รจ come โil filo dallโaltoโ che regge la splendida tela del ragno appesa a una siepe. Scendendo dallโalto mediante il filo che egli stesso produce, il ragno costruisce la sua tela, perfetta e tesa a ogni angolo. Tuttavia, quel filo dallโalto che รจ servito a costruire la tela non viene troncato una volta terminata lโopera, ma resta. Anzi, รจ esso che, dal centro, sorregge tutto lโintreccio; senza di esso tutto si affloscia. Se si spezza uno dei fili laterali (io ne ho fatto una volta la prova), il ragno accorre e ripara velocemente la sua tela, ma appena viene tagliato quel filo dallโalto si allontana: non cโรจ piรน nulla da fare.
Avviene qualcosa di simile a proposito della trama delle autoritร e delle obbedienze in una societร , in un ordine religioso e nella Chiesa. Ognuno di noi vive in una fitta tela di dipendenze: dalle autoritร civili, da quelle ecclesiastiche; in queste ultime, dal superiore locale, dal vescovo, dalla Congregazione del clero o dei religiosi, dal Papa. Lโobbedienza a Dio รจ il filo dallโalto: tutto รจ costruito su di essa, ma essa non puรฒ essere dimenticata neppure dopo che รจ finita la costruzione. In caso contrario, tutto si ripiega su se stesso e non si capisce piรน perchรฉ si deve obbedire.
- Lโobbedienza di Cristo
ร relativamente semplice scoprire la natura e lโorigine dellโobbedienza cristiana: basta vedere in base a quale concezione dellโobbedienza Gesรน รจ definito, dalla Scrittura, โlโobbedienteโ. Scopriamo subito, in questo modo, che il vero fondamento dellโobbedienza cristiana non รจ unโidea di obbedienza, ma รจ un atto di obbedienza; non รจ il principio astratto di Aristotele secondo cui โlโinferiore deve sottostare al superioreโ, ma รจ un evento; non si trova nella โretta ragioneโ, ma nel kerigma, e tale fondamento รจ che Cristo โsi รจ fatto obbediente fino alla morteโ (Fil 2, 8); che Gesรน โimparรฒ lโobbedienza dalle cose che patรฌ e reso perfetto divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbedisconoโ (Eb 5, 8-9).
Il centro luminoso, da cui prende luce tutto il discorso sullโobbedienza nella Lettera ai Romani, รจ Rm 5, 19: โPer lโobbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giustiโ. Chi conosce il posto che occupa, nella Lettera ai Romani, la giustificazione, puรฒ conoscere, da questo testo, il posto che vi occupa lโobbedienza!
Cerchiamo di conoscere la natura di quellโatto di obbedienza su cui รจ fondato il nuovo ordine; cerchiamo di conoscere, in altre parole, in che รจ consistita lโobbedienza di Cristo. Gesรน, da bambino, obbedรฌ ai genitori; poi, da grande, si sottomise alla legge mosaica, al Sinedrio, a Pilato. San Paolo perรฒ non pensa a nessuna di queste obbedienze; pensa invece allโobbedienza di Cristo al Padre.
Lโobbedienza di Cristo รจ considerata lโesatta antitesi della disobbedienza di Adamo: โCome per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori cosรฌ anche per lโobbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giustiโ (Rm 5, 19; cf 1 Cor 15, 22). Ma a chi disobbedรฌ Adamo? Non certo ai genitori, allโautoritร , alle leggi. Disobbedรฌ a Dio. Allโorigine di tutte le disobbedienze cโรจ una disobbedienza a Dio e allโorigine di tutte le obbedienze cโรจ lโobbedienza a Dio.
Lโobbedienza ricopre tutta la vita di Gesรน. Se san Paolo e la Lettera agli Ebrei mettono in luce il posto dellโobbedienza nella morte di Gesรน, san Giovanni e i Sinottici completano il quadro, mettendo in luce il posto che lโobbedienza ebbe nella vita di Gesรน, nel suo quotidiano. โMio cibo โ dice Gesรน nel Vangelo di Giovanni โ รจ fare la volontร del Padreโ e โIo faccio sempre le cose che gli sono graditeโ (Gv 4, 34; 8, 29). La vita di Gesรน รจ come guidata da una scia luminosa formata dalle parole scritte per lui nella Bibbia: โSta scrittoโฆ Sta scrittoโ. Cosรฌ vince le tentazioni nel deserto. Gesรน desume dalle Scritture il โsi deveโ (dei) che regge tutta la sua vita.
La grandezza dellโobbedienza di Gesรน, oggettivamente si misura โdalle cose che patรฌโ e soggettivamente dallโamore e dalla libertร con cui obbedรฌ. In lui rifulge in grado sommo lโobbedienza filiale. Anche nei momenti piรน estremi, come quando il Padre gli porge il calice della passione da bere, sulle sue labbra non si spegne mai il grido filiale: โAbbร ! Dio mio, Dio mio, perchรฉ mi hai abbandonato?โ, esclamรฒ sulla croce (Mt 27, 46); ma aggiunse subito, secondo Luca: โPadre, nelle tue mani affido il mio Spiritoโ (Lc 23, 46). Sulla croce, Gesรน โsi abbandonรฒ al Dio che lo abbandonavaโ (qualsiasi cosa si intenda con questo abbandono del Padre). Questa รจ lโobbedienza fino alla morte; questa รจ โla roccia della nostra salvezzaโ.
- Lโobbedienza come grazia: il battesimo
Nel capitolo quinto della Lettera ai Romani, san Paolo ci presenta Cristo come il capostipite degli obbedienti, in opposizione ad Adamo che fu il capostipite dei disobbedienti. Nel capitolo successivo, il sesto, lโApostolo rivela in che modo noi entriamo nella sfera di questo avvenimento, e cioรจ attraverso il battesimo. San Paolo pone anzitutto un principio: se tu ti poni liberamente sotto la giurisdizione di qualcuno, sei tenuto poi a servirlo e a obbedirgli:
โNon sapete voi che, se vi mettete sotto lโobbedienza di qualcuno per servirlo, siete servi di colui sotto la cui obbedienza vi siete messi:
sia del peccato per la morte, sia dellโobbedienza per la giustizia?โ (Rm 6, 16).
Ora, stabilito il principio, san Paolo ricorda il fatto: i cristiani si sono, in realtร , liberamente messi sotto la giurisdizione di Cristo, il giorno che, nel battesimo, lo hanno accettato come loro Signore: โVoi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore allโinsegnamento nella forma in cui vi รจ stato trasmesso, e cosรฌ, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustiziaโ (Rm 6, 17). Nel battesimo รจ avvenuto un cambiamento di padrone, un passaggio di campo: dal peccato alla giustizia, dalla disobbedienza allโobbedienza, da Adamo a Cristo. La liturgia ha espresso tutto ciรฒ, attraverso lโopposizione: โRinuncio-Credoโ.
Lโobbedienza รจ dunque, per la vita cristiana, qualcosa di costitutivo; รจ il risvolto pratico e necessario dellโaccettazione della signoria di Cristo. Non cโรจ signoria in atto, se non cโรจ, da parte dellโuomo, obbedienza. Nel battesimo noi abbiamo accettato un Signore, un Kyrios, ma un Signore โobbedienteโ, uno che รจ diventato Signore proprio a causa della sua obbedienza, uno la cui signoria รจ, per cosรฌ dire, sostanziata di obbedienza. Lโobbedienza qui non รจ tanto sudditanza quanto piuttosto somiglianza; obbedire a un tale Signore รจ somigliargli, perchรฉ รจ proprio per la sua obbedienza fino alla morte che egli ha ottenuto il nome di Signore che รจ al di sopra di ogni altro nome (cf. Fil 2, 8-9).
Scopriamo, da ciรฒ, che lโobbedienza, prima che virtรน, รจ dono, prima che legge, รจ grazia. La differenza tra le due cose รจ che la legge dice di fare, mentre la grazia dona di fare. Lโobbedienza รจ anzitutto opera di Dio in Cristo, che poi viene additata al credente perchรฉ, a sua volta, la esprima nella vita con una fedele imitazione. Noi non abbiamo, in altre parole, solo il dovere di obbedire, ma abbiamo ormai anche la grazia di obbedire!
bedienza cristiana si radica, dunque, nel battesimo; per il battesimo tutti i cristiani sono โvotatiโ allโobbedienza, ne hanno fatto, in certo senso, โvotoโ. La riscoperta di questo dato comune a tutti, fondato sul battesimo, viene incontro a un bisogno vitale dei laici nella Chiesa. Il concilio Vaticano II ha enunciato il principio della โuniversale chiamata alla santitร โ del popolo di Dio (LG, 40) e, siccome non si dร santitร senza obbedienza, dire che tutti i battezzati sono chiamati alla santitร รจ come dire che tutti sono chiamati allโobbedienza, che cโรจ anche una universale chiamata allโobbedienza.
- Lโobbedienza come โdovereโ: lโimitazione di Cristo
Nella prima parte della Lettera ai Romani, san Paolo ci presenta Gesรน Cristo come dono da accogliere con la fede, mentre nella seconda parte โ quella parenetica โ ci presenta Cristo come modello da imitare con la vita. Questi due aspetti della salvezza sono presenti anche allโinterno delle singole virtรน o frutti dello Spirito. In ogni virtรน cristiana, cโรจ un elemento misterico e un elemento ascetico, una parte affidata alla grazia e una parte affidata alla libertร . Ora รจ venuto il momento di considerare questo secondo aspetto e cioรจ la nostra fattiva imitazione dellโobbedienza di Cristo. Lโobbedienza come dovere.
Appena si prova a ricercare, attraverso il Nuovo Testamento, in che cosa consiste il dovere dellโobbedienza, si fa una scoperta sorprendente e cioรจ che lโobbedienza รจ vista quasi sempre come obbedienza a Dio. Si parla, certamente, anche di tutte le altre forme di obbedienza: ai genitori, ai padroni, ai superiori, alle autoritร civili, โa ogni umana istituzioneโ (1 Pt 2, 13), ma assai meno spesso e in maniera molto meno solenne. Il sostantivo stesso โobbedienzaโ รจ usato sempre e solo per indicare lโobbedienza a Dio o, comunque, a istanze che sono dalla parte di Dio, eccetto in un solo passo della Lettera a Filemone (v. 21) dove esso indica lโobbedienza allโApostolo.
San Paolo parla di obbedienza alla fede (Rm 1, 5; 16, 26), di obbedienza allโinsegnamento (Rm 6, 17), di obbedienza al Vangelo (Rm 10, 16; 2 Ts 1, 8), di obbedienza alla veritร (Gal 5, 7), di obbedienza a Cristo (2 Cor 10, 5). Troviamo lo stesso identico linguaggio anche altrove nel Nuovo Testamento (cf. At 6, 7; 1 Pt 1, 2. 22).
Ma รจ possibile e ha senso parlare oggi di obbedienza a Dio, dopo che la nuova e vivente volontร di Dio, manifestatasi in Cristo, si รจ compiutamente espressa e oggettivata in tutta una serie di leggi e di gerarchie? ร lecito pensare che esistano ancora, dopo tutto ciรฒ, delle โlibereโ volontร di Dio da raccogliere e da compiere? Sรฌ, senza dubbio! Se la vivente volontร di Dio si potesse racchiudere e oggettivare esaurientemente e definitivamente in una serie di leggi, norme e istituzioni, in un โordineโ istituito e definito una volta per sempre, la Chiesa finirebbe per pietrificarsi.
La riscoperta dellโimportanza dellโobbedienza a Dio รจ una conseguenza naturale della riscoperta della dimensione pneumatica โ accanto a quella gerarchica โ della Chiesa e del primato, in essa, della parola di Dio. Lโobbedienza a Dio, in altre parole, รจ concepibile solo quando si afferma, come fa il Concilio Vaticano II che lo Spirito Santo โguida la Chiesa alla veritร tutta intera, la unifica nella comunione e nel ministero, la istruisce e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti, con la forza del Vangelo fa ringiovanire la Chiesa, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione con il suo Sposoโ(LG, 4).
Solo se si crede in una โSignoriaโ attuale e puntuale del Risorto sulla Chiesa, solo se si รจ convinti nellโintimo che anche oggi โ come dice il salmo โ โparla il Signore, Dio degli dei, e non sta in silenzioโ (Sal 50, 1), solo allora si รจ in grado di comprendere la necessitร e lโimportanza dellโobbedienza a Dio. Essa รจ un prestare ascolto al Dio che parla, nella Chiesa, attraverso il suo Spirito, il quale illumina le parole di Gesรน e di tutta la Bibbia e conferisce a esse autoritร , facendone canali della vivente e attuale volontร di Dio per noi.
Ma come nella Chiesa istituzione e mistero non sono contrapposti ma uniti, cosรฌ ora dobbiamo mostrare che lโobbedienza spirituale a Dio non distoglie dallโobbedienza allโautoritร visibile e istituzionale, ma, al contrario, la rinnova, la rafforza e la vivifica, al punto che lโobbedienza agli uomini diventa il criterio per giudicare se cโรจ o meno, e se รจ autentica, lโobbedienza a Dio. Avviene esattamente come per la caritร . Il primo comandamento รจ amare Dio, ma il suo banco di prova รจ amare il prossimo. โChi non ama il proprio fratello che vede โscrive san Giovanni โ , come puรฒ amare Dio che non vede?โ (1 Gv 4, 20). Lo stesso si deve dire dellโobbedienza: se non obbedisci al superiore che vedi come puoi dire di obbedire a Dio che non vedi?
Lโobbedienza a Dio avviene, in genere, cosรฌ. Dio ti fa balenare in cuore una sua volontร su di te; รจ una โispirazioneโ che di solito nasce da una parola di Dio ascoltata o letta in preghiera. Tu ti senti โinterpellatoโ da quella parola o da quella ispirazione; senti che essa ti โchiedeโ qualcosa di nuovo e tu dici โsรฌโ. Se si tratta di una decisione che avrร delle conseguenze pratiche non puoi agire soltanto sulla base della tua ispirazione. Devi depositare la tua chiamata nelle mani dei superiori o di coloro che hanno, in qualche modo, unโautoritร spirituale su di te, credendo che, se รจ da Dio, egli la farร riconoscere dai suoi rappresentanti.
Ma che fare quando si profila un conflitto tra le due obbedienze e il superiore umano chiede di fare una cosa diversa o opposta a quella che credi esserti comandata da Dio? Basta chiedersi che cosa fece, in questo caso, Gesรน. Egli accettรฒ lโobbedienza esterna e si sottomise agli uomini, ma cosรฌ facendo non rinnegรฒ, ma compรฌ lโobbedienza al Padre. Proprio questo, infatti, il Padre voleva. Senza saperlo e senza volerlo โ a volte in buona fede, altre volte no -, gli uomini, come avvenne allora per Caifa, Pilato e le folle, divengono strumenti perchรฉ si compia la volontร di Dio, non la loro.
Anche questa regola non รจ, tuttavia, assoluta. Non parlo qui dellโobbligo positivo di disubbidire quando lโautoritร โ come in certi regimi dittatoriali โ comanda ciรฒ che รจ manifestamente immorale e criminale. Rimanendo nellโambito religioso, la volontร di Dio e la sua libertร puรฒ esigere dallโuomo โ come avvenne per Pietro di fronte allโingiunzione del Sinedrio โ che egli obbedisca a Dio, piuttosto che agli uomini (cf At 4, 19-20). Ma chi si mette su questa strada deve accettare, come ogni vero profeta di morire a sรฉ stesso (e spesso anche fisicamente), prima di vedere realizzata la sua parola. Nella Chiesa cattolica la vera profezia รจ stata sempre accompagnata dallโobbedienza al papa. Don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani sono alcuni esempi recenti.
Obbedire solo quando ciรฒ che il superiore dice corrisponde esattamente alle nostre idee e alle nostre scelte, non รจ obbedire a Dio, ma a sรฉ stessi; non รจ fare la volontร di Dio, ma la propria volontร . Se in caso di disparere, anzichรฉ mettere in discussione se stessi, si mette subito in questione il superiore, il suo discernimento e la sua competenza, non siamo piรน degli obbedienti ma degli obbiettori.
- Una obbedienza aperta sempre e a tutti
Lโobbedienza a Dio รจ lโobbedienza che possiamo fare sempre. Di obbedienze a ordini e autoritร visibili, capita di farne solo ogni tanto, tre o quattro volte in tutto nella vita, parlando di obbedienze di una certa serietร . Di obbedienze a Dio, invece, ce ne sono tante. Piรน si obbedisce, piรน si moltiplicano gli ordini di Dio, perchรฉ egli sa che questo รจ il dono piรน bello che puรฒ fare, quello che fece al suo diletto Figlio Gesรน. Quando Dio trova unโanima decisa a obbedire, allora egli prende in mano la sua vita, come si prende il timone di una barca, o come si prendono in mano le redini di un carro. Egli diventa sul serio, e non solo in teoria, โSignoreโ cioรจ colui che โreggeโ, che โgovernaโ determinando, si puรฒ dire, momento per momento, i gesti, le parole di quella persona, il suo modo di impiegare il tempo, tutto.
Ho detto che lโobbedienza a Dio รจ qualcosa che si puรฒ fare sempre. Devo aggiungere che รจ anche lโobbedienza che possiamo fare tutti, sia sudditi che superiori. Si รจ soliti dire che bisogna saper obbedire per poter comandare. Non รจ solo un principio di buon senso; cโรจ una ragione teologica in ciรฒ. Significa che la vera fonte dellโautoritร spirituale risiede piรน nellโobbedienza che nel titolo o nellโufficio che uno ricopre. Concepire lโautoritร come obbedienza significa non contentarsi della sola autoritร , ma aspirare anche a quellโautorevolezza che viene dal fatto che Dio รจ dietro di te e appoggia la tua decisione. Significa avvicinarsi a quel tipo di autoritร che si sprigionava dallโagire di Cristo e spingeva la gente a chiedersi meravigliata: โChe รจ mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autoritร โ (Mc 1, 27).
Si tratta in realtร di unโautoritร diversa, di un potere reale ed efficace, non soltanto nominale o dโufficio, un potere intrinseco, non estrinseco. Quando un ordine viene dato da un genitore o da un superiore che si sforza di vivere nella volontร di Dio, che ha pregato prima e non ha interessi personali da difendere, ma solo il bene del fratello o del proprio bambino, allora lโautoritร stessa di Dio fa da contrafforte a tale ordine o decisione. Se sorge contestazione, Dio dice al suo rappresentante ciรฒ che disse un giorno a Geremia: โEcco io faccio di te come una fortezza, come un muro di bronzo [โฆ]. Ti muoveranno guerra, ma non ti vinceranno, perchรฉ io sono con teโ (Ger 1, 18 s). SantโIgnazio dโAntiochia dava questo saggio consiglio a un suo discepolo e collega di episcopato, san Policarpo: โNulla si faccia senza il tuo consenso, ma tu non fare nulla senza il consenso di Dioโ.
Questa via dellโobbedienza a Dio non ha nulla, per sรฉ, di mistico e di straordinario, ma รจ aperta a tutti i battezzati. Essa consiste nel โpresentare le questioni a Dioโ (cf Es 18, 19). Io posso decidere da solo di fare o non fare un viaggio, un lavoro, una visita, una spesa e poi, una volta deciso, pregare Dio per la buona riuscita della cosa. Ma se nasce in me lโamore dellโobbedienza a Dio, allora farรฒ diversamente: chiederรฒ prima a Dio con il mezzo semplicissimo che tutti abbiamo a disposizione โ e che รจ la preghiera โ se รจ sua volontร che io faccia quel viaggio, quel lavoro, quella visita, quella spesa, e poi farรฒ, o non farรฒ, la cosa, ma essa sarร ormai, in ogni caso, un atto di obbedienza a Dio, e non piรน una mia libera iniziativa.
Normalmente, รจ chiaro che non udrรฒ, nella mia breve preghiera, nessuna voce e non avrรฒ nessuna risposta esplicita sul da farsi, o almeno non รจ necessario che lโabbia perchรฉ ciรฒ che faccio sia obbedienza. Cosรฌ facendo, infatti, ho sottoposto la questione a Dio, mi sono spogliato della mia volontร , ho rinunciato a decidere da solo e ho dato a Dio una possibilitร per intervenire, se vuole, nella mia vita. Qualunque cosa ora deciderรฒ di fare, regolandomi con i criteri ordinari di discernimento, sarร obbedienza a Dio. Cosรฌ si cedono le redini della propria vita a Dio! La volontร di Dio penetra, in questo modo, sempre piรน capillarmente nel tessuto di una esistenza, impreziosendola e facendo di essa un โsacrificio vivente, santo e a Dio graditoโ (Rm 12, 1).
Anche questa volta terminiamo con le parole di un salmo che ci permette di trasformare in preghiera lโinsegnamento datoci dallโApostolo. Un giorno che era pieno di gioia e di riconoscenza per i benefici del suo Dio (โHo sperato, ho sperato nel Signore ed egli su di me si รจ chinato [โฆ]; mi ha tratto dalla fossa della morteโฆโ), in un vero stato di grazia, il Salmista si domanda cosa puรฒ fare per rispondere a tanta bontร di Dio: offrire olocausti, vittime? Capisce subito che non รจ questo che Dio vuole da lui; รจ troppo poco per esprimere quello che ha nel cuore. Allora ecco lโintuizione e la rivelazione: quello che Dio desidera da lui รจ una decisione generosa e solenne di compiere, dโora in poi, tutto quello che Dio vuole da lui, di obbedirgli in tutto. Allora egli esclama:
โEcco io vengo.
Sul rotolo del libro di me รจ scritto, che io faccia il tuo volere.
Mio Dio questo io desidero,
la tua legge รจ nel profondo del mio cuoreโ.
Entrando nel mondo, Gesรน ha fatto sue queste parole dicendo: โEcco, io vengo, per fare, o Dio, la tua volontร โ (Eb 10, 5 ss). Ora tocca a noi. Tutta la vita, giorno per giorno, puรฒ essere vissuta allโinsegna delle parole: โEcco, io vengo, o Dio, a fare la tua volontร !โ. Al mattino, nellโiniziare una nuova giornata, poi nel recarci a un appuntamento, a un incontro, nellโiniziare un nuovo lavoro: โEcco, io vengo, o Dio, a fare la tua volontร !โ.
Noi non sappiamo cosa, quel giorno, quellโincontro, quel lavoro ci riserverร ; sappiamo una cosa sola con certezza: che vogliamo fare, in essi, la volontร di Dio. Noi non sappiamo cosa riserva a ciascuno di noi il nostro avvenire; ma รจ bello incamminarci verso di esso con questa parola sulle labbra: โEcco, io vengo, o Dio, a fare la tua volontร !โ.
- S. Ignazio dโAntiochia, Lettera a Policarpo 4, 1.