padre Raniero Cantalamessa โ€“ Quarta Predica di Quaresima 2018

Data:

Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la quarta Predica di Quaresima.

Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente:

โ€œRivestitevi del Signore Gesรน Cristoโ€ (Romani 13,14).

La successiva predica di Quaresima avrร  luogo venerdรฌ 23 marzo.

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โ€œCIASCUNO SIA SOTTOMESSO ALLE AUTORITร€ COSTITUITEโ€
La obbedienza a Dio nella vita cristiana

Testo della predica

  1. Il filo dallโ€™alto

Nel delineare i tratti, o le virtรน, che devono brillare nella vita dei rinati dallo Spirito, dopo aver parlato della caritร  e dellโ€™umiltร , san Paolo, nel capitolo 13 della Lettera ai Romani, arriva a parlare anche dellโ€™obbedienza:
โ€œCiascuno sia sottomesso alle autoritร  costituite poichรฉ non cโ€™รจ autoritร  se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone allโ€™autoritร , si oppone allโ€™ordinamento voluto da Dioโ€ (Rm 13, 1 ss).
Il seguito del brano, che parla della spada e dei tributi, come pure il confronto con altri testi del Nuovo Testamento sullo stesso argomento (cf Tt 3, 1; 1 Pt 2, 13-15), indicano con tutta chiarezza che lโ€™Apostolo non parla qui dellโ€™autoritร  in genere e di ogni autoritร , ma solo dellโ€™autoritร  civile e statale. San Paolo tratta di un aspetto particolare dellโ€™obbedienza che era particolarmente sentito nel momento in cui scriveva e, forse, dalla comunitร  cui scriveva.

Era il momento in cui stava maturando, in seno al giudaismo palestinese, la rivolta zelota contro Roma che si concluderร , pochi anni dopo, con la distruzione di Gerusalemme. Il cristianesimo era nato dal giudaismo; molti membri della comunitร  cristiana, anche di Roma, erano ebrei convertiti. Il problema se obbedire o no allo stato romano si poneva, indirettamente, anche per i cristiani.

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La Chiesa apostolica era davanti a una scelta decisiva. San Paolo, come del resto tutto il Nuovo Testamento, risolve il problema alla luce dellโ€™atteggiamento e delle parole di Gesรน, specialmente della parola sul tributo a Cesare (cf Mc 12, 17). Il Regno predicato da Cristo โ€œnon รจ di questo mondoโ€, non รจ, cioรจ, di natura nazionale e politica. Puรฒ, perciรฒ, vivere sotto qualsiasi regime politico, accettandone i vantaggi (come era la cittadinanza romana), ma insieme anche le leggi. Il problema viene, insomma, risolto nel senso dellโ€™obbedienza allo stato.

Lโ€™obbedienza allo stato รจ una conseguenza e un aspetto di unโ€™obbedienza ben piรน importante e comprensiva che lโ€™Apostolo chiama โ€œlโ€™obbedienza al Vangeloโ€ (cf Rm 10, 16). Il severo ammonimento dellโ€™Apostolo mostra che pagare le tasse e in genere compiere il proprio dovere verso la societร  non รจ solo un dovere civile, ma anche un dovere morale e religioso. รˆ una esigenza del precetto dellโ€™amore del prossimo. Lo stato non รจ una entitร  astratta; รจ la comunitร  di persone che lo compongono. Se io non pago le tasse, se deturpo lโ€™ambiente, se trasgredisco le regole del traffico, io danneggio e mostro di disprezzare il prossimo. Su questo punto noi italiani (e forse non solo noi) dovremmo rivedere e aggiungere qualche domande ai nostri esami di coscienza tradizionali.

Tutto ciรฒ, come si vede, รจ molto attuale. Ma noi non possiamo limitare il discorso sullโ€™obbedienza a questo solo aspetto dellโ€™obbedienza allo stato. San Paolo ci indica il posto in cui si colloca il discorso cristiano sullโ€™obbedienza, ma non ci dice, in questo solo testo, tutto quello che si puรฒ dire di tale virtรน. Egli tira qui le conseguenze di principi posti in precedenza, nella stessa Lettera ai Romani e anche altrove, e noi dobbiamo andare alla ricerca di tali principi per fare un discorso sullโ€™obbedienza che sia utile e attuale per noi oggi.

Dobbiamo andare alla scoperta dellโ€™obbedienza โ€œessenzialeโ€, dalla quale scaturiscono tutte le obbedienze particolari, compresa quella alle autoritร  civili. Cโ€™รจ infatti unโ€™obbedienza che riguarda tutti โ€“ superiori e sudditi, religiosi e laici โ€“, che รจ la piรน importante di tutte, che regge e vivifica tutte le altre, e questa obbedienza non รจ lโ€™obbedienza dellโ€™uomo allโ€™uomo, ma lโ€™obbedienza dellโ€™uomo a Dio.

Dopo il Concilio Vaticano II qualcuno scrisse: โ€œSe cโ€™รจ un problema dellโ€™obbedienza oggi, esso non รจ quello della docilitร  diretta allo Spirito Santo โ€“ alla quale, anzi, ognuno mostra di appellarsi volentieri โ€“ ma รจ piuttosto quello della sottomissione a una gerarchia, a una legge e a unโ€™autoritร  umanamente espresseโ€. Sono convinto anchโ€™io che sia cosรฌ. Ma รจ proprio per rendere possibile di nuovo questa obbedienza concreta alla legge e allโ€™autoritร  visibile che dobbiamo ripartire dallโ€™obbedienza a Dio e al suo Spirito.

Lโ€™obbedienza a Dio รจ come โ€œil filo dallโ€™altoโ€ che regge la splendida tela del ragno appesa a una siepe. Scendendo dallโ€™alto mediante il filo che egli stesso produce, il ragno costruisce la sua tela, perfetta e tesa a ogni angolo. Tuttavia, quel filo dallโ€™alto che รจ servito a costruire la tela non viene troncato una volta terminata lโ€™opera, ma resta. Anzi, รจ esso che, dal centro, sorregge tutto lโ€™intreccio; senza di esso tutto si affloscia. Se si spezza uno dei fili laterali (io ne ho fatto una volta la prova), il ragno accorre e ripara velocemente la sua tela, ma appena viene tagliato quel filo dallโ€™alto si allontana: non cโ€™รจ piรน nulla da fare.

Avviene qualcosa di simile a proposito della trama delle autoritร  e delle obbedienze in una societร , in un ordine religioso e nella Chiesa. Ognuno di noi vive in una fitta tela di dipendenze: dalle autoritร  civili, da quelle ecclesiastiche; in queste ultime, dal superiore locale, dal vescovo, dalla Congregazione del clero o dei religiosi, dal Papa. Lโ€™obbedienza a Dio รจ il filo dallโ€™alto: tutto รจ costruito su di essa, ma essa non puรฒ essere dimenticata neppure dopo che รจ finita la costruzione. In caso contrario, tutto si ripiega su se stesso e non si capisce piรน perchรฉ si deve obbedire.

  1. Lโ€™obbedienza di Cristo

รˆ relativamente semplice scoprire la natura e lโ€™origine dellโ€™obbedienza cristiana: basta vedere in base a quale concezione dellโ€™obbedienza Gesรน รจ definito, dalla Scrittura, โ€œlโ€™obbedienteโ€. Scopriamo subito, in questo modo, che il vero fondamento dellโ€™obbedienza cristiana non รจ unโ€™idea di obbedienza, ma รจ un atto di obbedienza; non รจ il principio astratto di Aristotele secondo cui โ€œlโ€™inferiore deve sottostare al superioreโ€, ma รจ un evento; non si trova nella โ€œretta ragioneโ€, ma nel kerigma, e tale fondamento รจ che Cristo โ€œsi รจ fatto obbediente fino alla morteโ€ (Fil 2, 8); che Gesรน โ€œimparรฒ lโ€™obbedienza dalle cose che patรฌ e reso perfetto divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbedisconoโ€ (Eb 5, 8-9).

Il centro luminoso, da cui prende luce tutto il discorso sullโ€™obbedienza nella Lettera ai Romani, รจ Rm 5, 19: โ€œPer lโ€™obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giustiโ€. Chi conosce il posto che occupa, nella Lettera ai Romani, la giustificazione, puรฒ conoscere, da questo testo, il posto che vi occupa lโ€™obbedienza!

Cerchiamo di conoscere la natura di quellโ€™atto di obbedienza su cui รจ fondato il nuovo ordine; cerchiamo di conoscere, in altre parole, in che รจ consistita lโ€™obbedienza di Cristo. Gesรน, da bambino, obbedรฌ ai genitori; poi, da grande, si sottomise alla legge mosaica, al Sinedrio, a Pilato. San Paolo perรฒ non pensa a nessuna di queste obbedienze; pensa invece allโ€™obbedienza di Cristo al Padre.

Lโ€™obbedienza di Cristo รจ considerata lโ€™esatta antitesi della disobbedienza di Adamo: โ€œCome per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori cosรฌ anche per lโ€™obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giustiโ€ (Rm 5, 19; cf 1 Cor 15, 22). Ma a chi disobbedรฌ Adamo? Non certo ai genitori, allโ€™autoritร , alle leggi. Disobbedรฌ a Dio. Allโ€™origine di tutte le disobbedienze cโ€™รจ una disobbedienza a Dio e allโ€™origine di tutte le obbedienze cโ€™รจ lโ€™obbedienza a Dio.

Lโ€™obbedienza ricopre tutta la vita di Gesรน. Se san Paolo e la Lettera agli Ebrei mettono in luce il posto dellโ€™obbedienza nella morte di Gesรน, san Giovanni e i Sinottici completano il quadro, mettendo in luce il posto che lโ€™obbedienza ebbe nella vita di Gesรน, nel suo quotidiano. โ€œMio cibo โ€“ dice Gesรน nel Vangelo di Giovanni โ€“ รจ fare la volontร  del Padreโ€ e โ€œIo faccio sempre le cose che gli sono graditeโ€ (Gv 4, 34; 8, 29). La vita di Gesรน รจ come guidata da una scia luminosa formata dalle parole scritte per lui nella Bibbia: โ€œSta scrittoโ€ฆ Sta scrittoโ€. Cosรฌ vince le tentazioni nel deserto. Gesรน desume dalle Scritture il โ€œsi deveโ€ (dei) che regge tutta la sua vita.

La grandezza dellโ€™obbedienza di Gesรน, oggettivamente si misura โ€œdalle cose che patรฌโ€ e soggettivamente dallโ€™amore e dalla libertร  con cui obbedรฌ. In lui rifulge in grado sommo lโ€™obbedienza filiale. Anche nei momenti piรน estremi, come quando il Padre gli porge il calice della passione da bere, sulle sue labbra non si spegne mai il grido filiale: โ€œAbbร ! Dio mio, Dio mio, perchรฉ mi hai abbandonato?โ€, esclamรฒ sulla croce (Mt 27, 46); ma aggiunse subito, secondo Luca: โ€œPadre, nelle tue mani affido il mio Spiritoโ€ (Lc 23, 46). Sulla croce, Gesรน โ€œsi abbandonรฒ al Dio che lo abbandonavaโ€ (qualsiasi cosa si intenda con questo abbandono del Padre). Questa รจ lโ€™obbedienza fino alla morte; questa รจ โ€œla roccia della nostra salvezzaโ€.

  1. Lโ€™obbedienza come grazia: il battesimo

Nel capitolo quinto della Lettera ai Romani, san Paolo ci presenta Cristo come il capostipite degli obbedienti, in opposizione ad Adamo che fu il capostipite dei disobbedienti. Nel capitolo successivo, il sesto, lโ€™Apostolo rivela in che modo noi entriamo nella sfera di questo avvenimento, e cioรจ attraverso il battesimo. San Paolo pone anzitutto un principio: se tu ti poni liberamente sotto la giurisdizione di qualcuno, sei tenuto poi a servirlo e a obbedirgli:
โ€œNon sapete voi che, se vi mettete sotto lโ€™obbedienza di qualcuno per servirlo, siete servi di colui sotto la cui obbedienza vi siete messi:

sia del peccato per la morte, sia dellโ€™obbedienza per la giustizia?โ€ (Rm 6, 16).
Ora, stabilito il principio, san Paolo ricorda il fatto: i cristiani si sono, in realtร , liberamente messi sotto la giurisdizione di Cristo, il giorno che, nel battesimo, lo hanno accettato come loro Signore: โ€œVoi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore allโ€™insegnamento nella forma in cui vi รจ stato trasmesso, e cosรฌ, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustiziaโ€ (Rm 6, 17). Nel battesimo รจ avvenuto un cambiamento di padrone, un passaggio di campo: dal peccato alla giustizia, dalla disobbedienza allโ€™obbedienza, da Adamo a Cristo. La liturgia ha espresso tutto ciรฒ, attraverso lโ€™opposizione: โ€œRinuncio-Credoโ€.

Lโ€™obbedienza รจ dunque, per la vita cristiana, qualcosa di costitutivo; รจ il risvolto pratico e necessario dellโ€™accettazione della signoria di Cristo. Non cโ€™รจ signoria in atto, se non cโ€™รจ, da parte dellโ€™uomo, obbedienza. Nel battesimo noi abbiamo accettato un Signore, un Kyrios, ma un Signore โ€œobbedienteโ€, uno che รจ diventato Signore proprio a causa della sua obbedienza, uno la cui signoria รจ, per cosรฌ dire, sostanziata di obbedienza. Lโ€™obbedienza qui non รจ tanto sudditanza quanto piuttosto somiglianza; obbedire a un tale Signore รจ somigliargli, perchรฉ รจ proprio per la sua obbedienza fino alla morte che egli ha ottenuto il nome di Signore che รจ al di sopra di ogni altro nome (cf. Fil 2, 8-9).

Scopriamo, da ciรฒ, che lโ€™obbedienza, prima che virtรน, รจ dono, prima che legge, รจ grazia. La differenza tra le due cose รจ che la legge dice di fare, mentre la grazia dona di fare. Lโ€™obbedienza รจ anzitutto opera di Dio in Cristo, che poi viene additata al credente perchรฉ, a sua volta, la esprima nella vita con una fedele imitazione. Noi non abbiamo, in altre parole, solo il dovere di obbedire, ma abbiamo ormai anche la grazia di obbedire!

bedienza cristiana si radica, dunque, nel battesimo; per il battesimo tutti i cristiani sono โ€œvotatiโ€ allโ€™obbedienza, ne hanno fatto, in certo senso, โ€œvotoโ€. La riscoperta di questo dato comune a tutti, fondato sul battesimo, viene incontro a un bisogno vitale dei laici nella Chiesa. Il concilio Vaticano II ha enunciato il principio della โ€œuniversale chiamata alla santitร โ€ del popolo di Dio (LG, 40) e, siccome non si dร  santitร  senza obbedienza, dire che tutti i battezzati sono chiamati alla santitร  รจ come dire che tutti sono chiamati allโ€™obbedienza, che cโ€™รจ anche una universale chiamata allโ€™obbedienza.

  1. Lโ€™obbedienza come โ€œdovereโ€: lโ€™imitazione di Cristo

Nella prima parte della Lettera ai Romani, san Paolo ci presenta Gesรน Cristo come dono da accogliere con la fede, mentre nella seconda parte โ€“ quella parenetica โ€“ ci presenta Cristo come modello da imitare con la vita. Questi due aspetti della salvezza sono presenti anche allโ€™interno delle singole virtรน o frutti dello Spirito. In ogni virtรน cristiana, cโ€™รจ un elemento misterico e un elemento ascetico, una parte affidata alla grazia e una parte affidata alla libertร . Ora รจ venuto il momento di considerare questo secondo aspetto e cioรจ la nostra fattiva imitazione dellโ€™obbedienza di Cristo. Lโ€™obbedienza come dovere.

Appena si prova a ricercare, attraverso il Nuovo Testamento, in che cosa consiste il dovere dellโ€™obbedienza, si fa una scoperta sorprendente e cioรจ che lโ€™obbedienza รจ vista quasi sempre come obbedienza a Dio. Si parla, certamente, anche di tutte le altre forme di obbedienza: ai genitori, ai padroni, ai superiori, alle autoritร  civili, โ€œa ogni umana istituzioneโ€ (1 Pt 2, 13), ma assai meno spesso e in maniera molto meno solenne. Il sostantivo stesso โ€œobbedienzaโ€ รจ usato sempre e solo per indicare lโ€™obbedienza a Dio o, comunque, a istanze che sono dalla parte di Dio, eccetto in un solo passo della Lettera a Filemone (v. 21) dove esso indica lโ€™obbedienza allโ€™Apostolo.

San Paolo parla di obbedienza alla fede (Rm 1, 5; 16, 26), di obbedienza allโ€™insegnamento (Rm 6, 17), di obbedienza al Vangelo (Rm 10, 16; 2 Ts 1, 8), di obbedienza alla veritร  (Gal 5, 7), di obbedienza a Cristo (2 Cor 10, 5). Troviamo lo stesso identico linguaggio anche altrove nel Nuovo Testamento (cf. At 6, 7; 1 Pt 1, 2. 22).
Ma รจ possibile e ha senso parlare oggi di obbedienza a Dio, dopo che la nuova e vivente volontร  di Dio, manifestatasi in Cristo, si รจ compiutamente espressa e oggettivata in tutta una serie di leggi e di gerarchie? รˆ lecito pensare che esistano ancora, dopo tutto ciรฒ, delle โ€œlibereโ€ volontร  di Dio da raccogliere e da compiere? Sรฌ, senza dubbio! Se la vivente volontร  di Dio si potesse racchiudere e oggettivare esaurientemente e definitivamente in una serie di leggi, norme e istituzioni, in un โ€œordineโ€ istituito e definito una volta per sempre, la Chiesa finirebbe per pietrificarsi.

La riscoperta dellโ€™importanza dellโ€™obbedienza a Dio รจ una conseguenza naturale della riscoperta della dimensione pneumatica โ€“ accanto a quella gerarchica โ€“ della Chiesa e del primato, in essa, della parola di Dio. Lโ€™obbedienza a Dio, in altre parole, รจ concepibile solo quando si afferma, come fa il Concilio Vaticano II che lo Spirito Santo โ€œguida la Chiesa alla veritร  tutta intera, la unifica nella comunione e nel ministero, la istruisce e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti, con la forza del Vangelo fa ringiovanire la Chiesa, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione con il suo Sposoโ€(LG, 4).

Solo se si crede in una โ€œSignoriaโ€ attuale e puntuale del Risorto sulla Chiesa, solo se si รจ convinti nellโ€™intimo che anche oggi โ€“ come dice il salmo โ€“ โ€œparla il Signore, Dio degli dei, e non sta in silenzioโ€ (Sal 50, 1), solo allora si รจ in grado di comprendere la necessitร  e lโ€™importanza dellโ€™obbedienza a Dio. Essa รจ un prestare ascolto al Dio che parla, nella Chiesa, attraverso il suo Spirito, il quale illumina le parole di Gesรน e di tutta la Bibbia e conferisce a esse autoritร , facendone canali della vivente e attuale volontร  di Dio per noi.

Ma come nella Chiesa istituzione e mistero non sono contrapposti ma uniti, cosรฌ ora dobbiamo mostrare che lโ€™obbedienza spirituale a Dio non distoglie dallโ€™obbedienza allโ€™autoritร  visibile e istituzionale, ma, al contrario, la rinnova, la rafforza e la vivifica, al punto che lโ€™obbedienza agli uomini diventa il criterio per giudicare se cโ€™รจ o meno, e se รจ autentica, lโ€™obbedienza a Dio. Avviene esattamente come per la caritร . Il primo comandamento รจ amare Dio, ma il suo banco di prova รจ amare il prossimo. โ€œChi non ama il proprio fratello che vede โ€“scrive san Giovanni โ€“ , come puรฒ amare Dio che non vede?โ€ (1 Gv 4, 20). Lo stesso si deve dire dellโ€™obbedienza: se non obbedisci al superiore che vedi come puoi dire di obbedire a Dio che non vedi?

Lโ€™obbedienza a Dio avviene, in genere, cosรฌ. Dio ti fa balenare in cuore una sua volontร  su di te; รจ una โ€œispirazioneโ€ che di solito nasce da una parola di Dio ascoltata o letta in preghiera. Tu ti senti โ€œinterpellatoโ€ da quella parola o da quella ispirazione; senti che essa ti โ€œchiedeโ€ qualcosa di nuovo e tu dici โ€œsรฌโ€. Se si tratta di una decisione che avrร  delle conseguenze pratiche non puoi agire soltanto sulla base della tua ispirazione. Devi depositare la tua chiamata nelle mani dei superiori o di coloro che hanno, in qualche modo, unโ€™autoritร  spirituale su di te, credendo che, se รจ da Dio, egli la farร  riconoscere dai suoi rappresentanti.

Ma che fare quando si profila un conflitto tra le due obbedienze e il superiore umano chiede di fare una cosa diversa o opposta a quella che credi esserti comandata da Dio? Basta chiedersi che cosa fece, in questo caso, Gesรน. Egli accettรฒ lโ€™obbedienza esterna e si sottomise agli uomini, ma cosรฌ facendo non rinnegรฒ, ma compรฌ lโ€™obbedienza al Padre. Proprio questo, infatti, il Padre voleva. Senza saperlo e senza volerlo โ€“ a volte in buona fede, altre volte no -, gli uomini, come avvenne allora per Caifa, Pilato e le folle, divengono strumenti perchรฉ si compia la volontร  di Dio, non la loro.
Anche questa regola non รจ, tuttavia, assoluta. Non parlo qui dellโ€™obbligo positivo di disubbidire quando lโ€™autoritร  โ€“ come in certi regimi dittatoriali โ€“ comanda ciรฒ che รจ manifestamente immorale e criminale. Rimanendo nellโ€™ambito religioso, la volontร  di Dio e la sua libertร  puรฒ esigere dallโ€™uomo โ€“ come avvenne per Pietro di fronte allโ€™ingiunzione del Sinedrio โ€“ che egli obbedisca a Dio, piuttosto che agli uomini (cf At 4, 19-20). Ma chi si mette su questa strada deve accettare, come ogni vero profeta di morire a sรฉ stesso (e spesso anche fisicamente), prima di vedere realizzata la sua parola. Nella Chiesa cattolica la vera profezia รจ stata sempre accompagnata dallโ€™obbedienza al papa. Don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani sono alcuni esempi recenti.

Obbedire solo quando ciรฒ che il superiore dice corrisponde esattamente alle nostre idee e alle nostre scelte, non รจ obbedire a Dio, ma a sรฉ stessi; non รจ fare la volontร  di Dio, ma la propria volontร . Se in caso di disparere, anzichรฉ mettere in discussione se stessi, si mette subito in questione il superiore, il suo discernimento e la sua competenza, non siamo piรน degli obbedienti ma degli obbiettori.

  1. Una obbedienza aperta sempre e a tutti

Lโ€™obbedienza a Dio รจ lโ€™obbedienza che possiamo fare sempre. Di obbedienze a ordini e autoritร  visibili, capita di farne solo ogni tanto, tre o quattro volte in tutto nella vita, parlando di obbedienze di una certa serietร . Di obbedienze a Dio, invece, ce ne sono tante. Piรน si obbedisce, piรน si moltiplicano gli ordini di Dio, perchรฉ egli sa che questo รจ il dono piรน bello che puรฒ fare, quello che fece al suo diletto Figlio Gesรน. Quando Dio trova unโ€™anima decisa a obbedire, allora egli prende in mano la sua vita, come si prende il timone di una barca, o come si prendono in mano le redini di un carro. Egli diventa sul serio, e non solo in teoria, โ€œSignoreโ€ cioรจ colui che โ€œreggeโ€, che โ€œgovernaโ€ determinando, si puรฒ dire, momento per momento, i gesti, le parole di quella persona, il suo modo di impiegare il tempo, tutto.

Ho detto che lโ€™obbedienza a Dio รจ qualcosa che si puรฒ fare sempre. Devo aggiungere che รจ anche lโ€™obbedienza che possiamo fare tutti, sia sudditi che superiori. Si รจ soliti dire che bisogna saper obbedire per poter comandare. Non รจ solo un principio di buon senso; cโ€™รจ una ragione teologica in ciรฒ. Significa che la vera fonte dellโ€™autoritร  spirituale risiede piรน nellโ€™obbedienza che nel titolo o nellโ€™ufficio che uno ricopre. Concepire lโ€™autoritร  come obbedienza significa non contentarsi della sola autoritร , ma aspirare anche a quellโ€™autorevolezza che viene dal fatto che Dio รจ dietro di te e appoggia la tua decisione. Significa avvicinarsi a quel tipo di autoritร  che si sprigionava dallโ€™agire di Cristo e spingeva la gente a chiedersi meravigliata: โ€œChe รจ mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autoritร โ€ (Mc 1, 27).

Si tratta in realtร  di unโ€™autoritร  diversa, di un potere reale ed efficace, non soltanto nominale o dโ€™ufficio, un potere intrinseco, non estrinseco. Quando un ordine viene dato da un genitore o da un superiore che si sforza di vivere nella volontร  di Dio, che ha pregato prima e non ha interessi personali da difendere, ma solo il bene del fratello o del proprio bambino, allora lโ€™autoritร  stessa di Dio fa da contrafforte a tale ordine o decisione. Se sorge contestazione, Dio dice al suo rappresentante ciรฒ che disse un giorno a Geremia: โ€œEcco io faccio di te come una fortezza, come un muro di bronzo [โ€ฆ]. Ti muoveranno guerra, ma non ti vinceranno, perchรฉ io sono con teโ€ (Ger 1, 18 s). Santโ€™Ignazio dโ€™Antiochia dava questo saggio consiglio a un suo discepolo e collega di episcopato, san Policarpo: โ€œNulla si faccia senza il tuo consenso, ma tu non fare nulla senza il consenso di Dioโ€.

Questa via dellโ€™obbedienza a Dio non ha nulla, per sรฉ, di mistico e di straordinario, ma รจ aperta a tutti i battezzati. Essa consiste nel โ€œpresentare le questioni a Dioโ€ (cf Es 18, 19). Io posso decidere da solo di fare o non fare un viaggio, un lavoro, una visita, una spesa e poi, una volta deciso, pregare Dio per la buona riuscita della cosa. Ma se nasce in me lโ€™amore dellโ€™obbedienza a Dio, allora farรฒ diversamente: chiederรฒ prima a Dio con il mezzo semplicissimo che tutti abbiamo a disposizione โ€“ e che รจ la preghiera โ€“ se รจ sua volontร  che io faccia quel viaggio, quel lavoro, quella visita, quella spesa, e poi farรฒ, o non farรฒ, la cosa, ma essa sarร  ormai, in ogni caso, un atto di obbedienza a Dio, e non piรน una mia libera iniziativa.

Normalmente, รจ chiaro che non udrรฒ, nella mia breve preghiera, nessuna voce e non avrรฒ nessuna risposta esplicita sul da farsi, o almeno non รจ necessario che lโ€™abbia perchรฉ ciรฒ che faccio sia obbedienza. Cosรฌ facendo, infatti, ho sottoposto la questione a Dio, mi sono spogliato della mia volontร , ho rinunciato a decidere da solo e ho dato a Dio una possibilitร  per intervenire, se vuole, nella mia vita. Qualunque cosa ora deciderรฒ di fare, regolandomi con i criteri ordinari di discernimento, sarร  obbedienza a Dio. Cosรฌ si cedono le redini della propria vita a Dio! La volontร  di Dio penetra, in questo modo, sempre piรน capillarmente nel tessuto di una esistenza, impreziosendola e facendo di essa un โ€œsacrificio vivente, santo e a Dio graditoโ€ (Rm 12, 1).

Anche questa volta terminiamo con le parole di un salmo che ci permette di trasformare in preghiera lโ€™insegnamento datoci dallโ€™Apostolo. Un giorno che era pieno di gioia e di riconoscenza per i benefici del suo Dio (โ€œHo sperato, ho sperato nel Signore ed egli su di me si รจ chinato [โ€ฆ]; mi ha tratto dalla fossa della morteโ€ฆโ€), in un vero stato di grazia, il Salmista si domanda cosa puรฒ fare per rispondere a tanta bontร  di Dio: offrire olocausti, vittime? Capisce subito che non รจ questo che Dio vuole da lui; รจ troppo poco per esprimere quello che ha nel cuore. Allora ecco lโ€™intuizione e la rivelazione: quello che Dio desidera da lui รจ una decisione generosa e solenne di compiere, dโ€™ora in poi, tutto quello che Dio vuole da lui, di obbedirgli in tutto. Allora egli esclama:
โ€œEcco io vengo.

Sul rotolo del libro di me รจ scritto, che io faccia il tuo volere.
Mio Dio questo io desidero,
la tua legge รจ nel profondo del mio cuoreโ€.
Entrando nel mondo, Gesรน ha fatto sue queste parole dicendo: โ€œEcco, io vengo, per fare, o Dio, la tua volontร โ€ (Eb 10, 5 ss). Ora tocca a noi. Tutta la vita, giorno per giorno, puรฒ essere vissuta allโ€™insegna delle parole: โ€œEcco, io vengo, o Dio, a fare la tua volontร !โ€. Al mattino, nellโ€™iniziare una nuova giornata, poi nel recarci a un appuntamento, a un incontro, nellโ€™iniziare un nuovo lavoro: โ€œEcco, io vengo, o Dio, a fare la tua volontร !โ€.
Noi non sappiamo cosa, quel giorno, quellโ€™incontro, quel lavoro ci riserverร ; sappiamo una cosa sola con certezza: che vogliamo fare, in essi, la volontร  di Dio. Noi non sappiamo cosa riserva a ciascuno di noi il nostro avvenire; ma รจ bello incamminarci verso di esso con questa parola sulle labbra: โ€œEcco, io vengo, o Dio, a fare la tua volontร !โ€.

  1. S. Ignazio dโ€™Antiochia, Lettera a Policarpo 4, 1.

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