Il Padre Nostro spiegato da: Tertulliano

1670

Nato a Cartagine, intorno al 160 da genitori pagani, ricevete una solida istruzione scientifica e giuridica. Convertitosi al cristianesimo nel 195 tornerร  a Cartagine da Roma dove aveva esercitato la professione di avvocato. Nella sua cittร  natale, per circa dieci anni, fu al servizio della Chiesa con una copiosa attivitร  letteraria. Di carattere austero e per niente incline alla conciliazione, ruppe con la Chiesa verso il 207 ed entrรฒ a far parte della setta dei montanisti, in cui ben presto divenne capo di un partito che da lui prese il nome di Tertullianesimo. Morรฌ a Cartagine dopo il 220.

Tertulliano fu, prima di Agostino, senzโ€™altro uno dei piรน originali scrittori ecclesiastici latini. Estremamente colto, tanto da influenzare con la sua prosa il latino ecclesiastico antico e di ingegno penetrante, era infiammato di grande zelo religioso non disgiunto perรฒ ad una naturale inquietudine che lo faceva propendere per le posizioni estreme al di fuori completamente da ogni forma di pazienza per le opinioni altrui. A questo proposito รจ da ricordare come Tertulliano scrisse unโ€™opera, intitolata appunto โ€œde patientiaโ€, in cui ne celebra i pregi allo stesso modo in cui il malato fa con la salute perduta ma rimpianta. Le sue posizioni estremiste sia da cattolico che da montanista che lo portarono rispettivamente a beffeggiare il paganesimo ed a bollare la Chiesa Cattolica per la rilassatezza, fecero sรฌ che i suoi scritti furono dimenticati o, quanto meno, cessarono di essere citati.

Il testo sul โ€œPadre Nostroโ€ รจ tratto dal โ€œde orationeโ€œ.

Padre nostro che sei nei cieli

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La preghiera domenicale sintetizza in sรฉ lโ€™intero Vangelo. Inizia con il riconoscimento della paternitร  di Dio (โ€œPadre nostroโ€) e con un atto di fede (โ€œche sei nei cieliโ€). In tal modo preghiamo Dio, nostro Padre e proclamiamo la nostra fede. Sta scritto: โ€œA quanti perรฒ lo hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dioโ€ (Gv. 1, 12). Gesรน chiama spesso Dio, โ€œPadreโ€: anzi ci ordina di non chiamare altri sulla terra con lo stesso nome ma di riservare tale appellativo esclusivamente al โ€œPadre celesteโ€ (Mt. 23, 9). Quando preghiamo cosรฌ, quindi, โ€˜obbediamo alla volontร  di Gesรน Cristo. Felici coloro che possono riconoscere un cosรฌ grande Padre! Attraverso il profeta Isaia (1, 2), Dio rimprovera il popolo dโ€™Israele ed afferma: โ€œHo allevato e fatto crescere figli ma essi si sono ribellati contro di meโ€. Si comprende, quindi, che chiamare Dio, โ€œPadreโ€, significa in pratica riconoscere la Sua divinitร . Il titolo di โ€œPadreโ€, infatti, รจ al tempo stesso testimonianza di pietร  e di potenza divine. Non solo, ma ogni volta che noi invochiamo il Padre, invochiamo anche il Figlio. Infatti Gesรน ha detto: โ€œIl Padre ed io siamo una cosa solaโ€ (Gv. 10, 30). E ancora: se nominiamo il Padre ed il Figlio non dimentichiamo neppure la santa madre Chiesa. Infatti senza la Madre non cโ€™รจ per noi nรฉ Padre e nรฉ Figlio. In conclusione, con la sola parola โ€œPadreโ€, noi adoriamo il Dio Creatore, insieme al Figlio ed alla Madre, obbediamo ai precetti e sconfessiamo coloro che lo hanno abbandonato. Lโ€™espressione โ€œDio Padreโ€ non era stata mai rivelata ad alcuno. Lo stesso Mosรจ, quando chiese a Dio chi mai fosse, si sentรฌ rispondere con un altro nome. A noi, invece, il nome di โ€œPadreโ€ ci รจ stato rivelato dal Figlio. Infatti, quando Gesรน afferma โ€œio sono venuto nel nome del Padre mioโ€ (Gv. 5, 43) e ribadisce โ€œPadre glorifica il tuo nomeโ€ ed ancora โ€œho fatto conoscere il tuo nome agli uominiโ€ (Gv. 17, 6), non fa altro che rivelare agli uomini, con il Suo, il nome del Padre. Per questo noi chiediamo:

Sia santificato il Tuo nome

รˆ chiaro che ciรฒ non va inteso nel senso che lโ€™uomo augura a Dio qualcosa che a Lui manca. In realtร  trattasi di una benedizione rivolta a Dio in ogni luogo ed in ogni tempo allo scopo di dimostrargli gratitudine e riconoscenza per i benefici elargiti. Dโ€™altra parte se รจ proprio Dio che santifica tutti, come potrebbe non essere santo e santificato il Suo nome? La moltitudine degli angeli che sta intorno a Dio proclama continuamente a gran voce. โ€œSanto, santo, santo!โ€ (Is. 6, 3). Ed anche noi che aspiriamo alla beatitudine degli angeli, ci associamo al coro celeste, benedicendo Dio ed anticipando in tal modo la nostra futura dignitร . Tutto quanto detto per ciรฒ che riguarda la gloria di Dio. Quanto alla preghiera che rivolgiamo dicendo โ€œsia santificato il tuo nomeโ€, essa tende a che il nome di Dio sia. santificato in noi ed in tutti coloro che sono lontani dalla grazia di Dio. In tal modo non solo preghiamo per noi ma anche, secondo il precetto evangelico, per tutto .il nostro prossimo ed anche per i nostri nemici. Si comprende quindi perchรฉ non dire espressamente sia santificato โ€œin noiโ€ il Tuo nome, significa richiedere la santificazione del nome di Dio in tutti gli uomini.

Sia fatta la Tua volontร , sulla terra come in cielo.

La volontร  di Dio si compie sempre senza impedimenti od ostacoli: quindi non si vuole, con questa invocazione, augurare tanto a Dio il successo dei Suoi piani, quanto chiedergli che la Sua volontร  si attui in tutti gli uomini. Quindi la nostra richiesta รจ rivolta a chรฉ la volontร  di Dio si compia in noi sulla terra perchรฉ poi possa realizzarsi in noi anche nei cieli.

La volontร  di Dio consiste nel far sรฌ che noi seguiamo i Suoi insegnamenti. รˆ per questo che noi lo preghiamo affinchรฉ ci comunichi la Sua volontร  che ci porterร  alla salvezza sia sulla terra che in cielo: la sua volontร , infatti, a nullโ€™altro tende che a salvare i suoi figli. Gesรน ha realizzato totalmente nella Sua vita la volontร  di Dio: con la parola, lโ€™azione e le sofferenze. Per questo affermava di fare la volontร  del Padre e non la Sua. Non cโ€™รจ dubbio che Gesรน abbia realizzato la volontร  del Padre; ancora oggi lโ€™esempio che ci dร  รจ: predicare, lavorare, soffrire fino alla morte. Ma tutto questo noi, senza lโ€™aiuto di Dio, non possiamo realizzarlo. Inoltre ogni volta che diciamo โ€œsia fatta la Tua volontร โ€ affermiamo che tale volontร  non รจ mai un male per noi e ciรฒ anche quando Egli ci tratta con severitร  per i nostri peccati. E ancora: con queste parole noi ci incoraggiamo ad affrontare le sofferenze. Anche il Signore Gesรน, infatti, durante le angosce della passione, per mostrarci di avere in comune con noi la debolezza della carne, supplicรฒ il Padre di allontanare da sรฉ quel โ€œcaliceโ€. Tuttavia riprese subito: โ€œno, non la mia, ma la Tua volontร  sia fattaโ€ (Lc. 22, 42). Egli era una cosa sola con la volontร  del Padre; fu per insegnarci ad entrare nella sofferenza che Egli si rimise completamente alla volontร  di Dio.

Venga il Tuo regno

Questa petizione รจ collegata alla precedente e significa โ€œsi avveri in noi il Tuo regnoโ€. Ma forse che Dio non รจ re, Lui che sul suo palmo soppesa i cuori di tutti i re (Pro. 21, 1)? Evidentemente questo che noi ci auguriamo lo riferiamo a Lui in quanto รจ da Lui che noi lo attendiamo. Poichรฉ il regno di Dio e la Sua volontร  coincidono e di ambedue noi chiediamo lโ€™avvento e la realizzazione, รจ ovvio che questa petizione noi la rivolgiamo affinchรฉ possiamo sfuggire quanto prima alla schiavitรน della vita terrena. Dirรฒ di piรน: che se questa preghiera, per ipotesi, non ci avesse offerto la possibilitร  di domandare lโ€™avvento del regno di Dio, noi stessi ne avremmo innalzata al cielo la richiesta, certi che la realizzazione di questa preghiera avrebbe appagato i nostri desideri (Ebrei 4, 11). Le anime dei martiri invocano il Signore a gran voce: โ€œFino a quando, Sovrano, tu che sei santo e verace, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra?โ€ (Ap. 6, 10). Essi potranno avere giustizia solo alla fine dei tempi: affretta quindi, Signore, la venuta del Tuo regno! Esso รจ il desiderio dei cristiani, la confusione degli infedeli, il trionfo degli angeli: รจ per esso che noi soffriamo o meglio รจ esso che noi desideriamo.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

La sapienza divina ha disposto con grande arte le parti di questa preghiera! Infatti dopo le cose del cielo: il nome di Dio, la volontร  di Dio, il regno di Dio, menziona le necessitร  della terra. Del resto aveva detto: โ€œCercate prima il regno di Dio e la Sua giustizia e tutte queste cose (quelle materiali) vi saranno date in aggiuntaโ€ (Mt. 6, 33). Occorre, tuttavia, che a queste parole diamo in primo luogo una portata spirituale. Quando chiediamo al Padre di darci il nostro pane quotidiano, in realtร  invochiamo Cristo che, essendo la nostra vita, รจ il nostro pane. Del resto lo stesso Gesรน lo aveva detto esplicitamente: โ€œIo sono il pane della vitaโ€ (Gv. 6, 35). E inoltre poco prima, riferendosi alla sua persona, aveva affermato: โ€œil pane di Dio รจ colui che discende dal cielo e dร  la vita al mondoโ€ (Gv. 6, 33). Anche in unโ€™altra parte identifica nel pane il suo corpo: โ€œquesto รจ il mio corpoโ€ (Lc. 22,19). Quindi quando noi chiediamo a Dio di donarci il pane quotidiano, in realtร  lo preghiamo di farci vivere senza fine nel Cristo e di identificarci con il suo corpo che รจ la Chiesa. Tuttavia anche lโ€™interpretazione letterale resta perfettamente valida. Con questa petizione, infatti, noi chiediamo a Dio il pane, il nutrimento quotidiano che Egli sa che ci occorre: โ€œdi tutte queste cose si preoccupano i paganiโ€ (Mt. 6, 32). Gesรน, del resto, in alcuni passi del Vangelo, ci mostra come i figli hanno dei diritti nei confronti dei propri padri: โ€œnon รจ bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnoliniโ€ (Mt. 15, 26) e ancora: โ€œchi tra voi al figlio che gli chiede un pane darร  una pietra?โ€ (Mt. 7, 9). Ed รจ anche un pane quello che un uomo va a chiedere insistentemente di notte al suo vicino. A ragione il Signore, alla richiesta del pane, premette โ€œdacci oggiโ€ e prima ci aveva esortato a non preoccuparci per il nostro nutrimento di domani. รˆ per insegnare questa veritร  che raccontรฒ la parabola dellโ€™uomo che aveva ammassato nei propri granai un abbondante raccolto e progettato per sรฉ un lungo periodo di prosperitร  e di ozio; invece quella stessa notte venne colto dalla morte (Lc. 12, 16  21).

Rimetti i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori

Dopo aver fatto appello alla generositร  di Dio, con questa ulteriore petizione ne invochiamo la clemenza. A cosa ci servirebbe infatti il cibo se non a farci ingrassare come tori destinati al sacrificio? Il Signore sa di essere lโ€™unico i senza peccati e per questo ci insegna a dire: rimetti i nostri debiti. Con la confessione dei peccati, noi chiediamo a Dio il perdono: infatti sollecitare il perdono รจ manifestare il proprio peccato. Questa รจ la prova di quanto Dio gradisca la penitenza piรน della morte del peccatore. Con la parola โ€œdebitiโ€, nella Scrittura si rappresenta il peccato; peccando, lโ€™uomo contrae un debito: quello del giudizio a cui sarร  sottoposto e che dovrร  pagare salvo che gli venga condonato secondo la parabola evangelica (Mt. 18, 27). In essa, il servitore che รจ stato beneficato, si accanisce contro il suo debitore ed a tal punto provoca lo sdegno del padrone che questi lo richiama per fargli pagare fino allโ€™ultimo spicciolo. รˆ un esempio che ci fa comprendere come anche noi dobbiamo rimettere i debiti dei nostri debitori. Il Signore, del resto, ci aveva giร  esortato: โ€œperdonate e vi sarร  perdonatoโ€ (Lc. 6, 37). E quando Pietro chiede quante volte dovrร  perdonare il proprio fratello, Gesรน risponde: โ€œnon ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte setteโ€ (Mt. 18, 22). Gesรน dice questo per perfezionare la legge antica in cui era detto: โ€œSette volte sarร  vendicato Caino ma Lamech settantasetteโ€ (Gen. 4, 24).

E non indurci in tentazione ma liberaci dal male

In conclusione della preghiera, noi invochiamo il Padre non solo di rimettere i nostri peccati, ma di allontanarci da essi: di non permettere cioรจ di essere sedotti dalla tentazione. Con questo perรฒ non dobbiamo credere che Dio ci tenti non considerando cosรฌ la nostra debolezza ovvero per distruggere la nostra poca fede. Questa malizia รจ propria soltanto di Satana. Ciรฒ si comprende nella tentazione che Dio mandรฒ ad Abramo quando gli ordinรฒ di sacrificargli Isacco: lo scopo di Dio non fu tanto quello di provare la fede di Abramo, quanto quello di permettere ad Abramo di manifestare la sua fede, affinchรฉ egli potesse diventare lโ€™immagine di colui che preferisce Dio a tutto quello che ha di piรน caro. Ed รจ per questo che si dice che Abramo รจ la fede. Lo stesso Gesรน si lasciรฒ tentare da Satana affinchรฉ individuassimo in questโ€™ultimo il capo e lโ€™artefice della tentazione. E conferma ciรฒ quando invita gli apostoli a pregare per non cadere in tentazione (Lc. 22, 46). Gli apostoli furono subito tentati e, piuttosto che vigilare nella preghiera, furono vinti dal sonno, finendo con lโ€™abbandonare il Signore. Lโ€™ultima petizione del Padre Nostro ci spiega del resto che cosa significa โ€œnon indurci in tentazioneโ€: cioรจ โ€œliberaci dal maleโ€. In una preghiera cosรฌ breve sono racchiusi i profeti, gli evangelisti, gli apostoli; sono riassunti i discorsi del Signore, le parabole, gli esempi, i precetti; sono espressi tutti i doveri. Omaggio alla paternitร  di Dio, testimonianza di fede in Lui, sottomissione alla Sua volontร , speranza nella venuta del Suo regno, richiesta della vita nel pane, riconoscimento dei nostri peccati, vigilanza nella tentazione, richiesta di protezione. Non ci si deve stupire della completezza del Padre Nostro: solo Dio infatti poteva insegnarci come voleva essere pregato! รˆ proprio Dio che dร  forza alla preghiera, le conferisce il potere di trasportarci in cielo e di toccare il suo cuore. Dio provvede tuttavia anche alle necessitร  umane. Dopo averci insegnato il Padre Nostro, egli aggiunge: โ€œchiedete e vi sarร  dato, cercate e troverete, bussate e vi sarร  apertoโ€ (Lc. 11, 8). Ciรฒ sta a significare che ogni uomo puรฒ rivolgersi a Dio nei modi piรน diversi, secondo i propri bisogni, ma cominciando sempre dalla preghiera di Gesรน che resta quella fondamentale.