Padre Giulio Michelini โ€“ Commento al Vangelo di domenica 27 Settembre 2020

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La parabola della vigna e dei due figli 

Il primo elemento da segnalare a riguardo della pagina odierna del vangelo รจ che la trasmissione della parabola dei due figli รจ molto confusa. Alcuni testimoni importanti, come il codice Vaticano, invertono lโ€™ordine dei due figli, mettendo per secondo il figlio che risponde che non sarebbe andato, ma poi va nella vigna. Questo cambiamento potrebbe essere dovuto a una ragione ideologica centrata su una certa visione della storia della salvezza: il primo figlio, che dice di andare ma poi non mette in atto il proposito, sarebbe stato identificato giร  da alcuni scribi cristiani con gli ebrei, mentre i pagani verrebbero rappresentati dal figlio che dice di non voler andare, ma poi andrร  a lavorare. Siccome questa logica perรฒ non era supportata dallโ€™ordine in cui sono presentati i protagonisti, lโ€™ordine sarebbe stato invertito. Sul piano della critica testuale รจ da preferire lโ€™ordine attualmente presente nel testo critico, anche se rimane qualche dubbio.

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La parabola รจ la seconda ad essere ambientata nella vigna (la prima si trovava in Mt 19,30โ€“20,16), e fa parte del materiale proprio del primo evangelista, e quindi non ha paralleli con Marco o Luca. Composta di tre soli versetti, รจ incorniciata da due domande che provocano lโ€™attenzione dellโ€™interlocutore (v. 28: ยซChe ve ne pare?ยป, una formula classica rabbinica; v. 31: ยซChi dei dueโ€ฆยป), ed รจ seguita da una sua spiegazione che riprende la questione, lasciata in sospeso al v. 27, dellโ€™autoritร  di Gesรน e del battesimo di Giovanni.

Lโ€™interpretazione della parabola รจ terreno delicato, e varia sin dallโ€™antichitร  a seconda degli autori, che si soffermano soprattutto sulle figure che verrebbero rappresentate dai due figli di cui parla Gesรน. Per alcuni Padri della Chiesa, il figlio che non andrร  a lavorare nella vigna รจ Israele. Questa lettura ha veicolato quella teologia detta โ€œdella sostituzioneโ€ (o supersessionismo), secondo la quale โ€“ come conseguenza del fatto che tutti gli ebrei avrebbero respinto Gesรน โ€“ per il popolo dellโ€™alleanza non vi sarebbe piรน alcun ruolo nella storia della salvezza, ruolo che verrebbe pertanto assunto dalla Chiesa. Tale teologia non รจ sostenibile in alcun modo: basterebbe rileggere, per convincersene, i capitoli 9โ€“11 della lettera di Paolo ai Romani.

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Quelli a cui Gesรน si rivolge โ€“ e che sono anche quelli che indagano sulla sua autoritร  โ€“ nel nostro testo, perรฒ, non sono tutto Israele, ma solo alcuni dei suoi leader, come รจ specificato poco prima della parabola (cf. 21,23), e come Matteo dirร  anche dopo (cf. 21,45). รˆ a questi che Gesรน parla, e solo a questi dirร , poco piรน avanti, ยซil regno di Dio sarร  tolto a voi e sarร  dato a una nazione che produce i suoi fruttiยป (21,43). Questa interpretazione alternativa si puรฒ fondare, oltre a ragioni di tipo filologico, anche sul fatto che lโ€™identificazione del figlio che si rifiuta di andare nella vigna con Israele non รจ universale: per altri Padri, come, p. es., Ilario di Poitiers, questi sarebbero solo una parte del popolo ebraico (i farisei), o quelli che si lasciano influenzare da loro. A questo proposito perรฒ si deve ricordare che Gesรน si sta rivolgendo al clero, e non ai farisei (cf. sempre 21,23).

A guardar bene, la parabola sembra perรฒ centrata soprattutto su unโ€™altra questione: quella riguardante il rapporto, classico nella tradizione biblica e giudaica, tra il โ€œdireโ€ e il โ€œfareโ€. Compiere la volontร  del padre, per Gesรน, non รจ semplicemente una questione di parole, quanto piuttosto di fatti: ยซNon chiunque mi dice โ€œSignore, Signoreโ€ entrerร  nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontร  del Padre mio nei cieliยป (7,21). I leader religiosi a cui si rivolge la parabola, e che credono di poter di servire Dio e di essere fedeli alla Torร , di fatto non gli obbediscono. Per questo Gesรน li rimprovera di non aver ascoltato il messaggio del Battista, venuto sulla via dellโ€™osservanza ยซdella giustiziaยป (21,32), mentre paradossalmente lโ€™hanno ascoltato e messo in pratica coloro che sono considerati incapaci di seguire i comandi di Dio (gli esattori delle tasse e le prostitute). Sono questi i figli che coi fatti vanno a lavorare nella vigna e che entreranno per primi nel Regno. Quelli che si pentono (cf. 21,29.32) e sanno di avere bisogno di grazia si apriranno a essa e per questo la riceveranno. Sotto questo aspetto, cioรจ la relazione tra parole e fatti, la parabola รจ molto vicina alla concretezza della Lettera di Giacomo, soprattutto quando insiste sulla contraddizione tra lโ€™avere la fede ma non le opere (cf. Gc 2,14-17).

A conclusione della parabola Gesรน dice che Giovanni era venuto ยซsulla via della giustiziaยป (v. 32), con una metafora che potrebbe riferirsi o alla storia della salvezza nella quale รจ inserito anche il Battista, in quanto precursore di Gesรน, come ritengono alcuni, oppure al comportamento giusto, conforme alla volontร  di Dio, che ha connotato la vita di Giovanni. Il concetto di giustizia, come Matteo ha giร  fatto comprendere attraverso il primo discorso di Gesรน, quello della montagna, rispetto ad altre visioni teologiche (come quelle che si trovano nella letteratura paolina) nel contesto del suo vangelo assume un significato specifico e, anzi, diventa quasi il suo โ€œconcetto-guidaโ€. Matteo infatti descriverร  Gesรน โ€“ durante la sua passione (cf. 27,19) โ€“ allo stesso modo in cui dice ora โ€“ se accettiamo la seconda spiegazione di cui sopra โ€“ che il Battista รจ stato giusto. La giustizia รจ sin dallโ€™inizio del vangelo il programma che Gesรน ha deciso di adempiere, e che รจ stato espresso nelle sue prime parole, pronunciate proprio davanti a Giovanni (cf. 3,15). Per Matteo dunque รจ importante soprattutto ยซcompiereยป, praticare la giustizia (6,1), come mostra di fare il figlio della parabola che compie la volontร  del padre.


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