Padre Giulio Michelini โ€“ Commento al Vangelo di domenica 24 Novembre 2019

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Quale regalitร  per Gesรน Cristo?

Lโ€™11 dicembre 1925 Papa Pio XI con lโ€™enciclica Quam primas istituiva la festa di Cristo Re contro il laicismo, โ€œpeste della nostra etร โ€: egli infatti vedeva nellโ€™esclusione di Dio dalla societร  la principale causa dei mali che affliggevano il mondo di allora: ยซE perchรฉ piรน abbondanti siano i frutti e durino piรน stabilmente nella societร  umana, รจ necessaria che venga divulgata quanto piรน possibile la conoscenza della regale dignitร  di nostro Signore. A tale scopo Ci sembra che nessunโ€™altra cosa possa maggiormente giovare quanto lโ€™istituzione di una festa particolare e propria di Cristo reยป.

#SullaStrada - Padre Giulio Michelini commenta il vangelo della Solennitร  di Cristo Re

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Ma ora ci concentriamo sul vangelo scelto per oggi. Ci viene infatti proposto di ascoltare, nella versione di Luca, la lettura della crocifissione di Cristo: lโ€™unica altra volta che accade รจ durante la Settimana Santa. Il lezionario avrebbe potuto selezionare anche altri brani per sottolineare lโ€™idea della regalitร  di Cristo: lโ€™ingresso a Gerusalemme, per esempio, dove il Gesรน di Luca viene proprio proclamato re: ยซBenedetto colui che viene, il re nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel piรน alto dei cieli!ยป (Lc 19,38). Ma รจ altrettanto vero che la parola re riferita a Cristo emerge con forza ma anche con maggiore frequenza proprio nei vangeli della passione.

Siamo allโ€™interno di quella sezione della passione che descrive piรน propriamente la fase finale dellโ€™esecuzione di Gesรน, ovvero la sua crocifissione, e che prende i vv. 32-49, รจ cioรจ piรน ampia di quanto stiamo leggendo. Il lezionario si concentra su due quadri: 1) la derisione dei capi religiosi e dei soldati e 2) il dialogo con i due ladroni (che si trova solo in Luca), dove vi รจ, ancora, unโ€™ulteriore derisione. Partiamo da questโ€™ultimo, e poi torniamo indietro sulla prima scena.

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Il dialogo di Gesรน con uno dei due ladroni รจ interessante perchรฉ รจ trasmesso solo da Luca, che tra lโ€™altro รจ lโ€™unico che registri le parole di perdono ยซPadre, perdona loro, perchรฉ non sanno quello che fannoยป (assenti in alcuni prestigiosi manoscritti, come il codice โ€œBโ€, Vaticanus), probabilmente espunte dai copisti per una tendenza antigiudaica, e per sottolineare che la caduta di Gerusalemme era il castigo di Dio. Ma questo dialogo non si trova nรฉ nel testo piรน antico dei vangeli, quello di Marco, nรฉ nelle due altre lezioni, quella di Mt e di Gv. Anzi, in Mc si dice chiaramente che tutti e due coloro che erano crocifissi con lui lo insultavano: ยซE anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavanoยป (Mc 15,32). La questione storica ha interpellato anche i padri della Chiesa, i quali fornivano una soluzione semplice: allโ€™inizio tutti e due i criminali attaccano Gesรน, come scrive Marco; ma poi uno di essi capisce, e allora cambia il suo parere. Lโ€™altro invece continua ad insultare. Cosรฌ Origene, san Giovanni Crisostomo, san Girolamo. Unโ€™altra soluzione invece viene da chi ritiene che Luca avesse unโ€™altra fonte, e quindi si distanzi consapevolmente da Marco, sapendo del cambiamento di uno di questi.

Ma chi sono questi โ€œladroniโ€? Lc non usa, come gli altri vangeli, il termine โ€œladroโ€, ma piuttosto โ€œmalfattoreโ€, โ€œcriminaleโ€, alla lettera โ€œchi ha fatto del maleโ€. In Mc e Mt sono invece due briganti, lestรฉs, termine che era usato per indicare anche i ribelli romani. Un commentatore, F. Bovon, scrive: ยซin ogni pagina del suo racconto, Luca evita ogni possibile confusione tra il movimento cristiano e i ribelli insorti contro Romaยป. Un manoscritto latino dellโ€™VIII sec. ci fornisce anche i nomi dei due malfattori: Joathas e Maggatras, mentre nellโ€™apocrifo Atti di Pilato si hanno due altri nomi, Desmas e Gestas. Gesรน si trova dunque tra due malfattori; anzi, nel v. 32 Luca scriveva che al patibolo erano condotti ยซanche altri due malfattoriยป, annoverando cosรฌ anche Gesรน tra gli ingiusti.

Vediamo ora da vicino il dialogo. Prende lโ€™avvio dal malfattore, che si rivolge allโ€™altro crocifisso, rimproverandolo, e ammettendo cosรฌ il proprio peccato: fa una vera teshuvah, un atto di pentimento, ammettendo di aver sbagliato, un segno di conversione. Poi questi si rivolge al Signore, ripetutamente. Mentre la CEI traduce ยซe disseยป, in greco cโ€™รจ un imperfetto, che segnala unโ€™azione ripetuta nel passato: ยซE dicevaยป (ripetutamente?). Chiamando il Signore ยซGesรนยป, il malfattore crocifisso รจ lโ€™unico che si rivolga a Gesรน in questo modo nei vangeli, solo con il suo primo nome. รˆ un segno di confidenza, che forse indica come dalla croce, mentre si muore, non ci sono piรน formalitร . Il malfattore continua: ยซRicordati di meยป, chiedendo quello che lโ€™orante domanda a Dio nei Salmi, oppure come il Sansone morente nel libro dei Gdc 16: ยซAllora Sansone invocรฒ il Signore dicendo: โ€œSignore Dio, ricordati di me! Dammi forza ancora per questa volta soltanto, o Dioโ€ฆโ€ยป (Gdc 16,28). Infine, ecco il riferimento al Regno: il malfattore dice ยซnel tuo Regnoยป: questi mostra di capire di quale regno si tratti, di quello di Gesรน e non di un Regno di questo mondo.

La risposta di Gesรน รจ tipica della mano di Luca, grazie allโ€™avverbio ยซoggiยป, che ricorre tante volte nel Terzo vangelo. Dice che la salvezza รจ sin da ora, non sarร  solo โ€œdopoโ€. Gesรน poi dice una relazione, usando il complemento di compagnia: ยซcon meยป, e infine parla di un ยซparadisoยป, un termine di origine persiana, che significa giardino, e che richiama il libro della Genesi. Infatti in unโ€™antica traduzione verso il Siriaco si legge che Gesรน avrebbe promesso al malfattore di stare con lui ยซnel giardino dellโ€™Edenยป.

Arriviamo cosรฌ al tema della regalitร  di Gesรน. Bisogna considerare che pur con il riferimento alla storia, che non manca, lโ€™evangelista Luca โ€“ scrive Matteo Crimella โ€“ ยซnon offre una cronaca di quanto รจ avvenuto: non descrive la procedura della fissazione del condannato sulla croce, piuttosto illustra la portata teologica e soteriologica di quanto avvenutoยป, che ha a che fare con Dio e con la salvezza.

Infatti รจ nel momento estremo della debolezza che piรน si mostra quale regno, quale regalitร , ha scelto Gesรน Cristo. Dio compie la sua volontร  proprio nel momento di maggiore debolezza del Figlio suo. รˆ con la sua morte che avviene la vera liberazione di cui Gesรน ha parlato, e per la quale Gesรน รจ venuto, come ci dice Luca nellโ€™inno Benedictus: ยซper dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccatiยป (Lc 1,77). Sulla croce si avvera anche la profezia sulla vita di Gesรน, incisa nel nome stesso che porta: Gesรน significa โ€œDio salvaโ€, come spiega bene lโ€™angelo a Giuseppe in Mt 1,21: ยซEssa (la Vergine) partorirร  un figlio e tu lo chiamerai Gesรน: egli infatti salverร  il suo popolo dai suoi peccatiยป. Questa parola si realizza soprattutto dalla croce, sulla quale รจ inciso lo stesso nome, accompagnato dal suo titolo regale.

Anche da lรฌ, addirittura dalla croce del Figlio, Dio, soprattutto, รจ capace di salvare. Anzi, รจ Gesรน stesso che โ€“ con le poche parole che ancora puรฒ dire โ€“ annuncia la salvezza ad uno dei tanti peccatori che ha frequentato nel tempo del suo ministero: ยซOggi sarai con me in paradisoยป (Lc 21,43).

Di quale salvezza รจ capace Gesรน? Di una salvezza totale, che coinvolge lโ€™intera vita del malfattore che รจ in croce con lui. La liberazione dai suoi peccati, ma anche la promessa di farlo entrare nel suo regno. Per fare questo anche Gesรน deve esercitare un potere, non come lo esercitano (spesso male) i potenti e i governanti di questo mondo, ma un potere โ€œdisinteressatoโ€ che ha in mente solo una cosa: la salvezza integrale dellโ€™uomo, il suo bene ultimo.

La festa di oggi ci aiuta a rimettere le cose nel giusto ordine, ad avere una visione della vita e della storia tipicamente cristiana. Anche se tutto intorno a noi si agita, e cambiano i re, i governi e i potenti, anche se quanto accade a volte ci spaventa โ€“ anche perchรฉ oggi le cose cambiano davvero in modo troppo veloce โ€“ noi cristiani sappiamo che a tenere le redini della storia รจ, misteriosamente, la Provvidenza di Dio. Anzi, proprio nei momenti in cui la realtร  sembra negare la presenza di Dio, noi cristiani abbiamo un modello che ci spiega come funzionano le cose: attraverso la regalitร  esercitata da Cristo tra le pieghe della storia.

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